Ecco alcuni degli emendamenti della maggioranza al testo di riform del premierato presentato dal governo e discusso in commissione Affari Costituzionali del Senato. Tra le novitá la norma anti ribaltone. Pd annuncia battaglia
di Velia Iacovino
Prime modifiche al ddl di riforma sul premierato presentato dal governo e in discussione in Commissione Affari costituzionali del Senato. La maggioranza, alla presenza dei ministri Elisabetta Casellati e Luca Ciriani, e di tutti i capigruppo dello schieramento, dopo un lungo e anche tormentato confronto, è riuscita ad arrivare all’unanimitá alla formulazione di una serie di emendamenti confluiti in una bozza di accordo che dovrá ottenere luce verde dai leader su ogni punto.
La novitá principale è l’introduzione della “norma anti-ribaltone“, che garantisce al presidente del Consiglio che vince le elezioni di rimanere al suo posto in caso di sfiducia parlamentare e di essere sostituito dal “secondo premier” (scelto tra i membri della stessa coalizione) solo in caso di decadenza, morte, dimissioni volontarie, impedimento permanente.
In base all’accordo raggiunto, dunque, il presidente del consiglio eletto, potrá essere sfiduciato dalla maggioranza, ma solo con una specifica motivazione e nel caso si venisse a trovare in questa circostanza potrá riservarsi di decidere se chiedere al capo dello Stato lo scioglimento delle Camere o dimettersi. In quest’ultimo caso gli subentrerebbe il secondo premier.
Il premier è inoltre eletto per cinque anni, ma non puó andare oltre due mandati consecutivi (a meno che il mandato precedente non si sia concluso prima).
E’ stata cancellata la soglia che garantiva il 55% dei seggi in entrambe le Camere, sostituita da un generico “premio” a garanzia della maggioranza dei seggi. Inoltre la fiducia del Parlamento non verrá espressa solo al premier ma a tutta la coalizione. E ancora, il Capo dello Stato potrá sciogliere le camere anche nel periodo del semestre bianco
Immediata la reazione dell’opposizione. “Possono cambiare quello che ritengono per i loro scambi interni, ma se rimane l’elezione diretta del premier avranno dal Pd l’opposizione più ferma e dura che possiamo mettere in campo”, ha detto la leader del partito democratico Elly Schlein