di Carlo Longo
“La lotta al cambiamento climatico è, insieme al contrasto alla pandemia, la sfida più importante dei nostri tempi, esistenziale. Lo è per chi governa, per chi lavora, per chi fa impresa”, si è espresso così il presidente del Consiglio, Mario Draghi, in occasione del suo intervento alla presentazione del Manifesto di Confindustria Energia e sindacati su una transizione sostenibile.
Il tema della transizione ecologica è un tema centrale, una sfida a cui fare fronte che, come ha sottolineato il premier, “richiederà trasformazioni radicali, nelle tecnologie, nei processi produttivi, nelle abitudini di consumo. Per avere successo dovrà essere sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche sociale ed economico”. Draghi ha sottolineato il ruolo attivo che spetta allo Stato, motore propulsore dei cambiamenti verso un’economia sostenibile. Per il presidente del Consiglio, infatti, “il settore pubblico dovrà farsi carico di aiutare in particolare i cittadini più deboli. E di assicurarsi che i tempi della transizione siano rapidi, ma compatibili con la capacità di conversione delle aziende”. Tuttavia non si può prescindere da un sistema di relazioni industriali che sappiano fare fronte alle mutate esigenze che emergono dalla transizione ecologica.
“Un buon sistema di relazioni industriali è fondamentale per promuovere una crescita davvero equa e sostenibile. C’è bisogno di cooperazione costante tra industria, istituzioni, sindacati. Questo confronto deve allargarsi al mondo della scuola, dell’università e della formazione. Per aiutare i lavoratori di oggi e quelli di domani. Il manifesto di oggi è un ottimo esempio di come gestire questa collaborazione. Avete dialogato in modo schietto, pragmatico, inclusivo. E avete così tracciato un percorso condiviso, che può essere un modello anche per altri settori” ha evidenziato Mario Draghi aggiungendo, “Nel settore dell’energia, molte delle tecnologie più promettenti hanno costi fissi elevati, e richiedono investimenti sostanziosi in ricerca e sviluppo o in infrastrutture. Il settore pubblico deve contribuire a queste spese, che non possono essere coperte solo dalle aziende. Dobbiamo investire in formazione, per garantire maggiore mobilità ai lavoratori. E sostenere i giovani che entrano sul mercato del lavoro, perché sviluppino le competenze giuste. Il PNRR interviene su tutti questi aspetti”.
In concreto, secondo il presidente del Consiglio ci sono molte azioni da porre in essere. Anzitutto occorre ampliare la produzione di energia rinnovabile, incentivando l’utilizzo di fonti quali il biometano o il ricorso a tecniche di produzione all’insegna della sostenibilità come l’agrivoltaico. Il premier ha ribadito, inoltre, la necessità imprescindibile di formazione. Occorre potenziare le competenze tecniche-scientifiche offerte ai giovani studenti, migliorare i legami tra università e impresa, promuovere le partnership tra enti di ricerca e aziende. “Il Pnrr assegna quasi il 40% dei fondi a riforme e investimenti per favorire la transizione ecologica. Questo piano vincola gli stanziamenti al raggiungimento di precisi risultati con scadenze definite per i prossimi 5 anni. Nel frattempo, per limitare i rincari nel breve periodo e per aiutare in particolare le famiglie più vulnerabili e più povere, abbiamo stanziato 1,2 miliardi di euro a giugno e oltre 3 miliardi a settembre. Siamo pronti a intervenire di nuovo e di nuovo con particolare attenzione alle fasce più deboli”, ha concluso Mario Draghi.
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