Elezioni 2022, confronto Letta- Meloni: dibattito su Ucraina, Europa, Pnrr, ambiente e diritti civili

di Mario Tosetti

Mancano meno di due settimane alle elezioni politiche del 2022 e la campagna elettorale entra nel vivo, si tratta infatti di giorni cruciali nel tentativo di ottenere il voto degli indecisi. In questa scia si colloca l’atteso confronto tra la presidente di Fdi, Giorgia Meloni, e il segretario del Pd, Enrico Letta, intervistati dal direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana. I due leader hanno risposto a dieci domande, prima uno e poi l’altro, e ad alcune domande individuali.

La prima domanda posta da Fontana a Letta e Meloni è stata inerente la guerra in Ucraina. Sul punto i due leader hanno una posizione comune: è necessario continuare a sostenere l’Ucraina. “Il 24 febbraio non ci aspettavamo di vedere i carri armati russi in Ucraina. Abbiamo deciso immediatamente di scendere in piazza di fronte all’ambasciata russa. Da quel momento non abbiamo mai mollato, siamo sempre stati tenacemente a favore della resistenza ucraina. L’unico modo per difenderla erano le sanzioni e devono rimanere. Evidentemente stiamo pagando un costo, dobbiamo intervenire perché famiglie e imprese non siano colpite eccessivamente”, ha detto Enrico Letta.  “Non abbiamo avuto nessuna titubanza a schierarci contro l’invasione russa. Non c’è alcun dubbio che un governo di centrodestra non cambierebbe poltica”, ha incalzato Giorgia Meloni aggiungendo, “Penso che gli ucraini stiano combattendo una guerra che riguarda anche noi, un’Italia che scappa dalle sue responsabilità pagherebbe questa scelta. Dall’inizio del conflitto abbiamo chiesto che il governo italiano si attivasse per un fondo di compensazione per le nazioni più esposte alle conseguenze delle sanzioni. Le sanzioni sono efficaci, ma devono essere compensate”.

Sebbene i due leader si siano posti entrambi con toni europeisti e atlantisti la prima distanza tra le due forze politiche si coglie sul tema del ruolo che spetta all’Ue. Da un lato Letta ha attaccato i conservatori quali Ungheria e Polonia, che pretendono il diritto di veto e hanno fatto di tutto per rallentare il Next Generation EU, e  ha auspicato che l’Europa abbia un ruolo più permeante in numerosi campi quali la salute, il sociale e la politica migratoria.  Dall’altro la Meloni, invece, ha parlato di principio di sussidiarietà rivendicando maggiore indipendenza nelle scelte politiche. “Davvero un’unione nata come Comunità del carbone dell’acciaio si può dire che abbia fatto perfettamente il suo lavoro se ora si trova in difficoltà su materie prime ed energia”, ha ripetuto come già fatto in numerose occasioni la leader di Fdi.

Altro tema su cui i due leader si sono trovati in netto disaccordo è il Pnrr. Secondo Letta una rinegoziazione sarebbe indice di inaffidabilità mentre la Meloni sostiene che sia intelligente aggiornarlo e si spinge ad affermare che il Portogallo avrebbe già presentato a Gentiloni una richiesta di aggiornamento. Quest’ultima affermazione è stata smentita senza mezzi termini dal Commissario europeo all’Economia con un tranciante “e chi l’ha detto?”.

Le posizioni di Letta e Meloni sono state convergenti invece, sul modo più efficace per far fronte alla crisi energetica: disaccoppiare il gas dall’energia elettrica ed entrare in una fase di prezzi amministrati.

Ovviamente, immancabile nel dibattito il delicato tema delle politiche migratorie su cui le coalizioni hanno da tempo posizioni opposte. Per la Meloni “per anni si sono sovrapposti due temi diversi: profughi e migranti economici. Penso vadano gestiti separatamente, penso che non possiamo farci fare la selezione all’ingresso dagli scafisti. Serve una missione europea che tratti con la Libia per impedire la partenza dei barconi, servono hotspot in Africa gestiti dalla comunità internazionale. Lo strumento per gestire gli ingressi in Italia è il decreto flussi. Il paradosso delle politiche della sinistra è aver azzerato le quote di immigrazione legale”. Sul punto Letta ha, invece, sostenuto: “Noto che Meloni non parla più di blocco navale. La questione non può che essere gestita a livello europeo, ma un’Europa che concede il veto agli Orban di turno non va da nessuna parte. Orban dice che il suo paese deve essere omogeneo dal punto di vista etnico e razziale. Negli altri grandi paesi europei esistono diversità e integrazione. La storia ci dice che solamente una politica migratoria comune può tutelare i nostri interesse, o ci ritroveremo da soli. Le altre politiche necessarie sono Ius scholae e riapertura del decreto flussi, o le nostre imprese si fermeranno”.

I toni si sono mantenuti per tutto il dibattito pacati, soltanto in relazione alle politiche ambientali e ai diritti civili si sono momentaneamente inaspriti. Letta ha accusato la destra di essere negazionista intorno al tema della salvaguardia ambientale mentre la Meloni si dice scettica sulla scelta dell’elettrico per la mobilità. Sui diritti civili Meloni si dice contraria all’adozione alle coppie omogenitoriali: “A bambini che hanno già sofferto bisogna garantire il massimo, che per me è un padre, una madre, la stabilità della coppia”. “Ai bambini conta che sia dato amore, ma tu vuoi normare questo amore”, replica Letta.

Meloni si è detta certa della tenuta della coalizione di centrodestra, sottolineando come già amministri regioni e comuni. Letta ha rivendicato l’esperienza del governo Draghi: “Ha funzionato, è stato un delitto farlo cadere”. In conclusione, alla domanda di Fontana sull’ipotesi di nuovi governi di larghe intese nella prossima legislatura, Letta risponde: “Questo lo escludiamo all’unisono” e Meloni di rimbalzo: “Sì, lo escludiamo, sono 4 sì”, entrambi sorridono.

Il leader del Terzo Polo, Carlo Calenda, in contemporanea al confronto ha organizzato una diretta sui social  che ha chiamato “Controdibattito 2+1”. “Un dibattito fra Sandra e Raimondo senza alcun senso”, ha commentato Calenda che ha aggiunto,  “Ci sono due leader di partito che non possono garantire per il resto della coalizione che sulla politica estera ci sarà sempre una linea comune. Noi abbiamo sempre avuto una posizione chiara: Nessuna delle persone che candidiamo voterà mai una cosa diversa”, ha inoltre attaccato Calenda, evidenziando poi come i due leader non abbiano detto nulla sul rigassificatore di Piombino.

Matteo Renzi, invece, ha rivendicato il diritto ad un confronto a quattro e non solo riservato a Letta e Meloni “Ma perché non lo fanno? Perché la Meloni ama alla follia che sia Enrico Letta a essere l’unico interlocutore, perché Enrico Letta è il migliore amico di Giorgia Meloni. Le sta facendo la campagna elettorale tutti i giorni”, ha aggiunto Renzi.