Elezioni 2022, i partiti si scontrano sui temi caldi: energia, migranti, Rdc

di Corinna Pindaro

In Italia e in Europa si vive una situazione di emergenza dovuta all’aumento dei prezzi dell’energia e all’inflazione che galoppa e i partiti politici, in piena campagna elettorale, propongono soluzioni differenti tra loro. La leader di Fdi Giorgia Meloni sostiene la necessità di abbattere Iva e accise affermando poi: “Io sto all’opposizione dell’attuale governo in carica, quindi se lo dico io in teoria ci siamo tutti. Ci troviamo in Parlamento lunedì e proviamo ad approvare delle norme che consentano ai cittadini di avere una situazione sostenibile”. Il leader della Lega, Matteo Salvini invece chiede l’introduzione di un tetto del 4% ai rincari, ritenendo necessario reperire 30 miliardi e che si riuniscano  ” Camera e  Senato per approvare un piano che mette in sicurezza l’Italia”. Giorgetti come soluzione propone lo scostamento in bilancio. Il segretario Pd, Enrico Letta nel ribadire il sostegno al governo, ritiene che l’intervento sia “improcrastinabile”. Di Maio ha parlato di “un decreto d’emergenza per finanziare l’80 per cento delle bollette alle imprese” aggiungendo: “Racconto la verità agli italiani. È  inutile che ti nascondi dietro a un finto patriottismo mentre con i  tuoi alleati continuate a sostenere l’azione di Putin, che specula sul gas facendo aumentare le bollette dei cittadini italiani. Non capisco  perché dite di no alla commissione d’inchiesta, ma soprattutto non  capisco perché proprio i tuoi alleati – vedi Salvini – dicono di no al tetto massimo al prezzo del gas. Facile attaccarmi e buttarla in  caciara, ma gli italiani devono sapere che voi state facendo gli  interessi di altri Paesi”. Secondo il ministro del Lavoro Orlando, la tassa sugli extraprofitti alle imprese può salire oltre il 25 per cento.

Un altro tema su cui la campagna elettorale è particolarmente accesa è quello dell’immigrazione. Cavallo di battaglia di Matteo Salvini si è recato nuovamente a Lampedusa per toccare con mano la situazione. “Meno di 360 posti disponibili, più di 1.300 immigrati nell’hotspot. È la situazione trovata da Matteo Salvini a Lampedusa. Un vero e proprio blitz, organizzato dopo due giorni di iniziative elettorali in Sicilia, anche per evitare frettolosi spostamenti di persone come successo all’inizio di agosto quando il leader della Lega aveva annunciato la visita ed era partita una massiccia operazione per trasferire almeno 850 immigrati nelle ore immediatamente precedenti”. È quanto fanno sapere dallo staff del leader della Lega, secondo cui “a Lampedusa la situazione resta drammatica: difficili condizioni igienico-sanitarie, donne e bambini, sporcizia, posti letto insufficienti”. Il leader della Lega, con il sostegno di Forza Italia, auspica per far fronte al fenomeno migratorio il ripristino dei decreti sicurezza all’indomani del voto. Giorgia Meloni, invece, la affronta in maniera più drastica auspicando un “blocco dei porti”.

Il centrodestra nella persona di Matteo Salvini è tornato, inoltre, a parlare del Rdc. “La nostra idea, quella del centrodestra, è di lasciare il sussidio del Reddito di cittadinanza a chi non può lavorare, e c’è tanta gente, come disabili, minori, ultrasessantenni che ne hanno bisogno. È doveroso aiutare chi non può lavorare, chi non ce la fa. Chi rifiuta il lavoro, invece, perde qualsiasi privilegio e diritto. E trasformare quei soldi in voucher per imprese che creano lavoro mi sembra un’idea intelligente”, ha detto il leader della Lega. Diametralmente opposta la posizione del M5s. “Le certificazioni ufficiali dell’Istat, dicono che per quanto riguarda il lavoro stagionale, l’anno scorso ci sono stati 260mila contratti in più rispetto al 2018, quando è stato introdotto il Reddito di cittadinanza. Il problema non è il Reddito di cittadinanza, che è una misura di protezione essenziale minima per chi non ha di che sopravvivere, il problema è riformulare e rifondare il mercato del lavoro, dove molto spesso ci sono lavoratori che lavorano da mattina a sera e guadagnano 3-4 euro lordi l’ora”, ha detto il leader del Movimento Giuseppe Conte.  In una posizione intermedia in relazione al Rdc si colloca il Osod. “Per noi, di fronte a questi livelli di inflazione è prioritario sostenere il potere d’acquisto di salari e pensioni, con un taglio netto al cuneo fiscale e con l’estensione e l’aumento della 14esima mensilità da noi istituita per le pensioni. Il reddito di cittadinanza non va abolito, come dice la destra, ma va migliorato come ha indicato la commissione istituita dal ministro Orlando e gli va affiancato un reddito alimentare, da realizzare con l’aiuto della grande distribuzione, evitando gli sprechi alimentari, ha sottolineato il senatore Antonio Misiani.

Per il terzo polo, invece, è tornato a parlare Matteo Renzi che a proposito di aspettative ha riaffermato: “Più della percentuale mi interessa il nome del premier. Ormai è chiaro a tutti che le alternative sono due: o Giorgia Meloni o resta Mario Draghi. Se il terzo polo va molto bene, il premier è Draghi. Se noi non facciamo il botto, ci va la Meloni. Purtroppo Letta ha sbagliato tutto. A me dispiace per i tanti del Pd che sono militanti appassionati, ma la strategia del nuovo segretario porterà il Pda una disfatta” e “temo che per colpa sua la Meloni possa ambire a Palazzo Chigi”.

(Associated Medias)- Tutti i diritti sono riservati