Emergenza Locuste: nuovo drammatico allerta nei cieli del Corno d’Africa

di Velia Iacovino

E’ di nuovo allerta massima nei cieli del Corno d’Africa per l’arrivo di una seconda massiccia ondata di locuste, dopo quella devastante cominciata l’inverno scorso  e durata fino a luglio, che e’ stata la  peggiore degli ultimi 15 anni. Un’emergenza, scattata mentre il mondo intero sperimentava contemporaneamente il diffondersi dell’epidemia  di coronavirus. Una drammatica coincidenza, che ha rischiato di provocare una crisi umanitaria tra le piu  gravi della nostra epoca, scongiurata sul filo del rasoio dall’intervento delle agenzie internazionali  e dalla mobilitazione di numerosi donors, che sono riusciti a mettere in campo ogni sforzo finanziario e pratico per evitare quella che sarebbe stata una immane catastrofe.

Ma ora si teme che gli sciami dei famelici insetti -nemici dell’uomo fin dai tempi del Neolitico,  in grado di percorrere in 24 ore oltre 150 chilometri, distruggendo ogni forma di vegetazione, colpendo indiscriminatamente colture e terreni da pastorizia e divorando in un giorno quantita’ di cibo sufficienti, secondo gli esperti, a sfamare 35 mila persone- possano riaffacciarsi come una nuova terribile minaccia all’orizzonte di quelle antiche terre, gia’ provate da una poverta’ endemica frutto di una storia di colonizzazione e sfruttamento, e da atavici conflitti interni, tribali, etnici e politici.

La Fao e’ tornata proprio in questi giorni ad accendere i riflettori sulla regione, epicentro del  fenomeno,  che nei mesi scorsi ha coinvolto piu’ di 15 stati tra Africa, Medio Oriente e Asia.  Una vera e propria zona rossa il cui nucleo e’ costituito da Eritrea, Etiopia, Somalia, Sudan, Kenya e che si estende  fino alla penisola arabica.

In  questa area la situazione si sta facendo di nuovo particolarmente preoccupante, avverte l’agenzia dell’Onu, che ha messo a disposizione pesticidi, biopesticidi, attrezzature, velivoli, occupandosi anche di formazione, e che da dieci mesi e’ in prima linea al fianco dei governi impegnati a gestire le operazioni di controllo e sorveglianza, che hanno interessato 760 mila ettari di terreno distribuiti su dieci paesi, contribuendo a salvare in questo modo 1,52 milioni di tonnellate di cereali per un valore complessivo stimato di 456 milioni di dollari.

E l’allarme e’ stato rilanciato in un post su Tweetter anche da  Yemane Meskel, ministro dell’Informazione dell’Eritrea, paese che e’ tra quelli scelti dagli insetti ortotteri per la deposizione delle uova e che e’ divenuto, a causa dei cambiamenti climatici, che stanno provocando inusuali e  intense piogge nelle zone aride, terreno fertile per le larve. Le mete preferite dalle  locuste per la loro riproduzione (che avviene dalle due alle cinque volte l’anno) sono i territori depressi occidentali ai confini del Sudan e la costa pianeggiante del Mar Rosso tra Assab e Karora. E’ da qui, ma anche dalle regioni tra Marib e Wadi Hadhramut, nel cuore dello Yemen, che la giovane orda, che si sta formando, se non sara’ bloccata per tempo,  partira’ per un nuovo ciclo di razzie. Meno drammatico appare invece lo scenario al momento  sui confini tra India e Pakistan, dove si sta concludendo una stagione monsonica da record e dove sono in corso massicce e mirate biodisinfestazioni.

Conosciuta  dal  1775 con il nome scientifico di Schistocerca gregaria appartenente alla famiglia delle  Acrididae, la locusta, che ha una vita di tre mesi,  e’ una cavalletta migratrice che puo’ raggiungere se femmina dimensioni di 50-60 cm, se maschio 45-55. La colorazione della sua livrea e’ mutevole: verde durante la fase solitaria -che coincide con la stagione secca- gialla fino a diventare nera nella fase gregaria. Il suo habitat, che e’ andato modificandosi nel corso dei secoli, copre una superficie di circa 16 milioni di km2 che, nei cicli migratori, si espande sia a nord che a sud, arrivando ad interessare l’Europa meridionale e la Russia, spingendosi sino al Kenya e alla Nigeria per un totale di 32 milioni di chilometri quadrati.

Voracissima, la locusta si nutre di foglie, fiori, germogli, frutti e semi di diverse specie di piante, come il riso, l’orzo, il mais, il sorgo, la canna da zucchero, il cotone, la palma da dattero, il banano. Flagello di Dio, piaga di memoria biblica e coranica,  e’ un nostro antico da quando l’uomo, abbandonata l’economia nomade, divenne stanziale e si dedico’ all’agricoltura. L’ultima grave infestazione, prima di quella attuale,  risale al 2003-2005, quando orde di locuste colpirono l’Africa occidentale provocando gravissimi danni. Per combattere l’ infestazione furono spesi oltre 400 milioni di dollari. Ma la locusta puo’ essere anche una risorsa. Ricca di proteine, e’ considerata dalla gente del deserto un ottimo integratore alimentare. Giovanni Battista, come racconta il Vangelo di Matteo, se ne cibava accompagnandola con il miele.

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