Il neo Ad, Flavio Cattaneo, alle pulizie d’autunno. L’Enel incredibilmente era entrata nella gestione della misura grillina. E ora paga Venturini, responsabile per conto dell’ex ad anche dei flop americani
di Maria D’Avalos
Di solito le pulizie si fanno a primavera, ma se si prende la guida di un colosso come Enel quasi a fine maggio 2023, è inevitabile che serva qualche mese non tanto per capire come stanno le cose quanto per assumere le decisioni conseguenti in fatto di scelte industriali e d’investimento giuste o sbagliate e, di conseguenza, di responsabilità dei manager che le hanno condivise e supportate e, magari persino subite dall’ex amministratore delegato Francesco Starace.
Flavio Cattaneo, amministratore delegato della società elettrica, forte di un percorso non soltanto manageriale ma imprenditoriale (è stato azionista e gestore di Italo, e lo ha rilanciato sino a farne una preda ambita dai grandi player internazionali della logistica), dopo aver governato Forra di Milano, un’azienda complessa come la Rai e un’infrastruttura delicata come Terna, sta ora facendo le pulizie d’autunno in casa Enel, nel già “palazzo Starace” a viale Regina Margherita a Roma la cui ristrutturazione era costata una cifra esorbitante (pare 200 milioni di euro, qualcosa come 4 mila euro a metro quadro, cantine comprese) vista la scarsa o nulla iconicità dello stabile.
Pulizie non certo con il napalm come vorrebbe far credere proprio l’ex ad nelle telefonate con la sua vecchia squadra, ma chirurgiche e motivate: l’ultima uscita è quella di Francesco Venturini, responsabile della Divisione X di Enel e dal 2011 responsabile dell’Area Nord America, i cui risultati anche ad uno che non ci capisce nulla di numeri e magari è pure tifoso dell’ex ad appaiono disarmanti e disarmati: in poco più di dieci anni Enel ha investito in Nord America oltre 12 miliardi di euro e l’ultima situazione contabile del gruppo nel giugno scorso evidenzia un ebitda di 300 milioni, un dato addirittura inferiore a quello del 2016.
Sempre negli USA, Enel X (guidata da Venturini a partire dal 2017) ha effettuato numerosi investimenti e nuove iniziative con investimenti per oltre 1 miliardo di euro che sono al momento in fase di vendita/liquidazione perché non hanno mai raggiunto l’equilibrio economico-finanziario e comporteranno in alcuni casi la necessità di procedere alla svalutazione dei relativi attivi di bilancio. Tra questi, sempre negli Usa, l’investimento nella mobilità elettrica che è stato concepito e sviluppato da Venturini per poi passare nelle mani di Elisabetta Ripa. Il progetto prevedeva la realizzazione di un business integrato con la costruzione di una infrastruttura di colonnine e la vendita dell’energia al cliente finale. Oggi ritroviamo solo la vendita on-line di wall-box a prezzi fuori mercato. Anche questo è un business in perdita ed in fase di dismissione che farà segnare un rosso nei conti Enel di quest’anno.
Ma la frenesia espansionista di Starace, affidata sempre alla gestione di Venturini, non si è esercitata solo all’estero ma anche in Italia e in settori lontani mille miglia dalle attività core dell’Enel. Incredibilmente infatti Enel si è cimentata con il Superbonus 110 per cento, evidentemente nell’intento certo non dichiarato ma chiarissimo di fare un piacere a Giuseppe Conte che si era inventato il marchingegno che sta costando allo Stato qualcosa come 145 miliardi di euro, secondo le stime del Mef: Enel X si mette a gestire il Superbonus e per connotare la propria presenza fuori dall’elettricità si presenta ai condomini anche come general contractor di un servizio industriale e commerciale. Ne nasce una intermediazione diretta e soprattutto indiretta da 6 miliardi di euro di crediti fiscali di cui oggi i responsabili stanno disperatamente cercando di sbarazzarsi per evitare un altro rosso a Cattaneo che, nel frattempo, ha però informato della situazione il Consiglio di amministrazione e ha già fatto ricorso agli inevitabili accantonamenti per fronteggiare i rischi di perdite già emerse sui crediti.
L’uscita di Venturini segue quella di altri manager di vertice come Elisabetta Ripa e Maurizio Bezzeccheri, Ceo di Americas, e altri a cui sono stati imputati cattivi risultati e scelte sbagliate. Si può dunque tranquillamente affermare che Cattaneo ha trovato in Enel risultati scadenti e a volte molto negativi su varie aree di business. Anche in Brasile Enel ha implementato un modello di business con perdite importanti, mentre in Usa ha messo su un modello che genera perdite per ogni Megawatt prodotto.
Ma, certo, il tentativo di gestire il Superbonus per ingraziarsi Conte e i suoi ex grillini rimarrà nella storia dell’Enel come il capolavoro manageriale di Francesco Starace. Oppure come il più astuto degli autogol di un manager pubblico per cercare di restare a cavallo. Dispiace quasi che ora a pagare siano i suoi ex manager che lui aveva vincolato a programmi tanto ambiziosi quanti senza basi industriali o commerciali, sia all’estero sia in Italia.
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