Eritrea – Italia: ma Conte vuole veramente rompere un’alleanza e uscire dal Corno d’Africa?

di Guido Talarico

Se c’era un solo modo per decretare la chiusura definitiva della scuola italiana ad Asmara questo modo è stato prontamente trovato. Il Requiem eterno in memoria di quella che era la più grande scuola in lingua italiana all’estero è stato intonato, probabilmente involontariamente, dal sottosegretario agli esteri Ricardo Merlo che, in Commissione esteri in Senato, rispondendo alla interrogazione in merito presentata da Laura Garavini, di Italia Viva, ha di fatto difeso la posizione della Scuola e dell’Ambasciata italiana scaricando sul Governo eritreo tutta la responsabilità della chiusura.

I fatti dicono tutt’altro. Basta scorrere la corrispondenza che è pubblica per capire che Scuola e Ambasciata hanno agito di testa propria, in spregio alle regole, alla forma e anche al rispetto istituzionale. E non solo le carte. Testimonianze varie raccontano quello che 1200 studenti e i 2400 genitori hanno vissuto sulla propria pelle, cioè una chiusura anticipata.

Va detto che quella di Merlo, a ben guardare, appare come una difesa d’ufficio. Un rappresentante di Governo che si schiera sulle posizioni di due apparati pubblici, la scuola e l’ambasciata per l’appunto. Il che, se vogliamo, è un fatto naturale, dove, immaginiamo, sulla ricostruzione dei fatti ci sia stato un lavoro preparatorio degli uffici competenti. Gli esiti tuttavia sono politici e superano di gran lunga il mero episodio.

Se infatti dovesse passare definitivamente la versione che le colpe sono totalmente eritree, come ricostruisce Merlo, quale reazione si aspetta l’Italia dal Governo di Asmara? Non ci vuole né Calcante né Tiresia per indovinarlo. L’Eritrea revocando la licenza alla Scuola Italiana di Asmara ha posto un problema di regole e di rispetto delle forme. Non solo. Ha anche voluto dire basta ad una serie di piccole e grandi incomprensioni miste a provocazioni che da anni caratterizzano i rapporti tra Ambasciata, Scuola e istituzioni eritree.

A questo punto l’Italia ha due strade. La prima, quella che anche tutta la politica, a cominciare dal Premier Giuseppe Conte, sembra auspicare, è che questo episodio, che è alla fine minore, possa essere utilizzato per mettere nuove basi sulle quali edificare quel rapporto speciale che i due paesi, legati da storia ed interessi comuni, meritano. La seconda strada è invece quella della rottura. E cioè prendere questo pretesto per inasprire le relazioni con Asmara e di fatto allontanare forse irreparabilmente i destini delle due nazioni.

L’intervento di Merlo sembra purtroppo andare in questa seconda direzione. E’ vero che nelle sue parole vi sono mille auspici positivi, ma quando entra nel merito il Sottosegretario agli Esteri addossa tutta la responsabilità ad Asmara. Il che, evidentemente, porta ad una rottura definitiva. Insomma, che questo un sia voluto o meno non possiamo dirlo. Gli esiti invece sono appunto certi. Del resto cosa ci si può attendere dal Presidente Isaias Afewerki? E’ uno che ha saputo tenere per 20 anni unito un paese di sei milioni di abitanti minacciato ai confini da un altro paese, l’Etiopia, che di abitanti ne fa 120 milioni e che nel suo tentativo di invadere l’Eritrea aveva l’appoggio di tutto l’occidente. Afewerki non solo lo ha tenuto unito ma alla fine ha anche vinto la sua battaglia e viste riconosciute le sue posizioni anche da quella comunità internazionale, di cui l’Italia faceva parte, che per decenni gli è stata ostile.

Volete che un uomo così fermo ed un paese così orgoglioso si prestino ai giochetti di qualche funzionario? Ma soprattutto è veramente questo che il Governo italiano vuole? A Roma, in un momento in cui Asmara è diventata l’elemento decisivo e di equilibrio di tutto il Corno d’Africa, conviene veramente rompere il rapporto con un paese al quale siamo legati dal sangue di generazioni perché gli apparati non riescono ad ammettere di avere sbagliato nella forma e nella sostanza? E’ veramente tutto questo l’interesse primario dell’Italia? Ad ascoltare le parole di Merlo sembrerebbe di si. Vedremo se il Ministro degli esteri Luigi di Maio ed il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che per fortuna sembrano avere un’altra visione dei fatti, riusciranno ad invertire la rotta.

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