Eritrea: la scuola chiusa, le polemiche e il futuro dell’Italia nel Corno d’Africa

di Guido Talarico

Cosa c’è dietro la chiusura della scuola italiana ad Asmara? Una questione di soldi? Una questione di divergenza di vedute all’interno del Ministero degli Affari Esteri? Una questione politica? La risposta sta in una di queste ragioni o forse in un po’ di tutte. Uno spicchio buono di verità viene però fuori da un colloquio, a garanzia di anonimato, avuto tra un nostro collaboratore e un insegnate italiano che conosce bene per esperienza diretta sia la scuola italiana ad Asmara che tutta la vicenda. Ci ha chiesto di non comparire pubblicamente proprio perché fa parte ancora di questo mondo e noi naturalmente rispettiamo la sua volontà. Quel che ci racconta l’anonimo asmarino è la storia di un boicottagio. Parte facendo esempi concreti, a cominciare da quanto accaduto nella scuola Italiana in Etiopia. “Ad Addis Abeba – racconta – c’è stato l’incontro con l’ambasciatore il 15 marzo. In quella occasione hanno detto che al primo caso ufficiale di Covid-19 dentro la scuola o se le scuole statali etiopiche avessero chiuso, avrebbe chiuso anche la scuola italiana. E così è stato: hanno chiuso le scuole statali e quella italiana lo ha fatto di conseguenza”.

In altre parole la scuola italiana ad Addis Abeba, come è normale che sia, si è “adattata alle disposizioni del Governo locale. In Eritrea invece no. Hanno scavalcato il Governo”. E qui la nostra fonte anonima fa la sua ricostruzione dell’accaduto spiegando quali siano le ragioni profonde che stanno dietro le scelte fatte in Eritrea.  “Tutta questa vicenda contro la scuola di Asmara – dice – ha l’aria del complotto per mettere il Governo eritreo nella posizione di dover dare una risposta dura… quale governo avrebbe accettato che una scuola straniera agisse in totale autonomia senza nessun colloquio preventivo tra preside e Ministero dell’Educazione e con l’Ambasciata?” Insomma, una provocazione, un gesto deliberato, palesemente irrispettoso delle prerogative di un Governo, messo in atto proprio per creare nuove frizioni.

 Che le cose sarebbero andate a finire così – dice la fonte – lo si sapeva prima ancora che si arrivasse alla risposta eritrea che ha portato alla revoca della licenza e così alla chiusura definitiva della scuola. Per chi ha responsabilità era impossibile non valutare le conseguenze di certi atti, quindi si è agito scientemente, con un obiettivo. Del resto è tutto evidente: stai in territorio eritreo, tutto è eritreo, anche gli immobili sono di proprietà del Governo di Asmara, quindi se agisce in spregio delle leggi locali, senza nessuna forma e nessuna cortesia è chiaro che punti allo scontro”.

 Insomma per l’anonimo asmarino le cose sono ovvie: le polemiche forzate sulla quarantena di un gruppo d’insegnanti (alcuni dei quali rimasti in ferie natalizie fino a marzo, per poi imporre agli studenti turni di recupero massacranti) così come  la chiusura della scuola da parte italiana in spregio di ogni formale e civile convivenza farebbero parte di una strategia italiana volta a portare il Governo eritreo a revocare la licenza alla scuola e così a mettere fine ad un’esperienza che dura da decenni.

Comunque la si voglia guardare questa è una brutta storia. Perché contrappone due paesi che hanno molto in comune e farebbero bene a cooperare e a crescere insieme, ma soprattutto perché in ballo c’è la vita di 1.200 incolpevoli studenti, un’intera generazione che potrebbe essere segnata da una piccola bega. Una brutta storia il cui esito però è semplice. Vedremo infatti subito se la teoria del boicottaggio che suggerisce l’anonimo asmarino è vera o meno. Se il Ministero degli Esteri Italiano farà tutti i passi necessari per ricostruire un rapporto civile e collaborativo con Asmara, magari ampliando i termini della collaborazione tra i due paesi come auspicato dal Premier Giuseppe Conte (nella foto con il Presidente eritreo Isaias Afewerki) e dallo stesso Ministro Luigi di Maio, allora questa vicenda si chiuderà per il meglio con la riapertura della scuola e l’avvio di una nuova epoca nelle relazioni tra i due paesi. Se invece tutto resterà così e la frattura resterà scomposta, beh allora vuol dire che aveva ragione l’anonimo. Il mio pensiero è che al MAE ci sia gente seria. Professionisti perfettamente in grado di comprendere che l’Eritrea è un paese fondamentale per l’Italia e con un alto valore strategico in tutto il Corno d’Africa. Diplomatici che sanno perfettamente quanto una scuola come quella italiana ad Asmara costituisca un legame fortissimo con il territorio e che hanno certezza sul fatto che un momento dopo la nostra uscita quella scuola diventerà cinese, francese o inglese. E’ poi c’è l’impegno pubblico di Conte, uno dei primi in assoluto ad andare ad Asmara, dopo gli accordi di pace, e uno dei primi leader occidentali ad essersi espresso in favore dello sviluppo delle relazioni con l’Eritrea. Dunque c’è da essere ottimisti. Vedremo.

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