di Ennio Bassi
In Etiopia la situazione appare ben diversa da quella che fin qui è stata descritta dai grandi mezzi di comunicazione. Dalle notizie che giungono dal fronte sembra che ci siano voluti solo cinque giorni per i vari reggimenti dell’esercito regolare dell’Etiopia per riorganizzarsi in modo significativo, attaccando, distruggendo e dando un duro colpo alle forze tigrine comandate dal TPLF (Fronte di Liberazione Popolare del Tigray) che da giorni avevano abbandonato la propria area di provenienza per invadere l’Etiopia. Le forze di combattimento Amhara, composte principalmente da giovani volontari, si sono unite alla milizia regolare Amhara e insieme stanno coordinando strettamente i loro attacchi contro le forze TPLF, bloccate in località ben distanti da Addis Abeba. L’esercito Etiope dopo la chiamata alle armi del Presidente Abiy sta dimostrando tutta la sua superiorità numerica incalzando e bloccando i tigrini nelle città di Dessie e Combolcha che ancora sono parzialmente sotto il controllo del TPLF.
Queste forze Amhara, riferiscono da Addis Abeba, sono sul punto di tagliare completamente le principali autostrade che collegano Macallè, la capitale del Tigrai, che serve come base principale del TPLF, con le città di Dessie e Kombolcha. Più precisamente negli ultimi due o tre giorni le forze coordinate Amhara sono state in grado di liberare tre città strategiche, tra cui Sokota, la più a nord di Dessie, che collega il nord sud e l’est ovest del paese, vicino all’antico monastero di Lalibela. La città di Kobo, anch’essa a metà strada tra Dessie e Macallé sulla principale autostrada nord-sud, e un’altra importante città, Gashena, anch’essa tra Kobo e Dessie.
Tutte queste città fondamentalmente assicureranno agli etiopi che il TPLF sia completamente tagliato fuori dalle basi di Macallé. Un taglio di collegamenti fondamentale per l’esito dello scontro visto che è proprio nella capitale del Tigray hanno sede e deposito gli armamenti e la logistica tigrina, incluso i mezzi di trasporto da e per Dessie.
Circa cinque anni fa, il TPLF, quando era ancora al comando dell’intero apparato militare etiope, decise di smantellare i vertici militari, licenziando tutti gli ufficiali ed i piloti non di etnia tigrina. Stesso destino toccò ai militari di grande esperienza, ai generali delle forze di terra e ai colonnelli esperti in pianificazione militare, comprese le forze di fanteria e meccanizzate. Rimasero solo i militari di comprovata fede tigrina. Un’operazione che, prevedendo l’ascesa delle altre etnie, fu compiuta dal TPLF per mantenere, anche in caso di sconfitta elettorale, il controllo delle élite militari del paese e con esse degli armamenti.
Queste tutte queste forze epurate dai tigrini, circa 50.000 persone, sono ora tornate e sono già state integrate con le attuali forze militari etiopi. Ad oggi ci sono milioni di giovani etiopi che si sono registrati in varie stazioni di polizia locale per combattere volontariamente contro le forze avversarie. L’ostacolo principale per i governi centrali e regionali etiopi è l’organizzazione dei milioni di volontari che vorrebbero prendere parte alla distruzione delle forze di occupazione del TPLF. Insomma, l’avanza tigrina è stata di fatto arginata. Quel che rimane è la propaganda di chi vuole costringere il Presidente Abiy Mohamed a scendere a patti con i tigrini.
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