Etiopia: Mekele caduta, Tigray riconquistato, una vittoria di Abiy che da speranza

di Guido Talarico

Mekele si è arresa, il Tigray è caduto, il Primo Ministro etiope e premio Nobel per la pace, Abiy Ahmed Alì, ha vinto. Una guerra lampo combattuta per liberare il Tigray da una minoranza che per anni ha tenuto in pugno non solo l’Etiopia ma anche la propria gente, condizionando così negativamente il destino dell’intera area.

Le notizie che ci arrivano dal campo riferiscono di una vera e propria liberazione, con la gente che di fatto ha accolta appunto l’esercito etiope con sollievo, appunto come una forza amica, che poi era uno degli obiettivi di Abiy. Prova ne sia che a resistere sia stata una minima parte dell’esercito ancora fedele alle élite tigrine.

Nostre fonti locali raccontano come l’ingresso nel Tigray dell’esercito etiope è stato rapido perché la popolazione locale di fatto non si è minimamente opposta. Il comando militare di Addis Abeba, che già da giorni era pronta ad entrare a Mekele, ha atteso proprio per favorire il deflusso dei civili ed evitare ogni spargimento dei sangue.

Qualche giorno fa, il presidente Abiy Ahmed aveva annunciato che il braccio di ferro con la milizia del Tigray era ormai entrato nella terza e conclusiva fase. Abiy aveva così dato un ultimatum di 72 ore agli esponenti del Tplf (Tigray’s people liberation front), il partito separatista da sempre al potere nella regione, chiamandoli alla resa prima dell’ingresso delle truppe in città.

Un ultimatum seguito da una dichiarazione del portavoce militare etiope, Dejene Tsegaye, nella quale si invitava gli abitanti di Mekele a lasciare la città per evitare di trovarsi in mezzo alla battaglia. Mekele per altro era già stata teatro di incursioni preparatorie dell’aviazione etiopica.

E ora, con  l’ingresso delle forze etiopi  nella capitale delle ragione, il Premier Abiy può essere orgoglioso della conquista e di avere mantenuto la promessa di una guerra lampo, con disordini e scontri al minimo. Ma soprattutto questa vittoria da ora al giovane Premio Nobel per la pace Abiy la possibilità di realizzare il suo sogno e  mantenere la sua promessa di pacificare e federare l’intero Corno d’Africa.

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