Europee, dibattito tra i candidati: von der Leyen: “Ho lavorato bene con Meloni è pro-europea”

Il dibattito tra i candidati alla guida dell’UE, organizzato dalla European Broadcasting Union, si è svolto al Parlamento europeo senza la partecipazione dei leader dei due principali gruppi di destra, Erc e Id. Entrambi hanno rifiutato di nominare un proprio Spitzenkandidat

Ursula von der Leyen ha dichiarato di aver lavorato bene con Giorgia Meloni, definendola una leader chiaramente pro-europea. Tuttavia, ha sottolineato l’importanza di mantenere ai margini i partiti di estrema destra che mirano a smantellare l’UE e mostrano simpatie per la Russia di Putin. Questo commento arriva in un momento delicato, mentre si discute degli equilibri politici della possibile prossima maggioranza in Europa. La questione di come e quanto aprirsi alla destra è diventata centrale, soprattutto dopo lo scandalo che ha colpito AfD, scatenando tensioni all’interno del gruppo Identità e Democrazia.

Il dibattito tra i candidati alla guida dell’UE, organizzato dalla European Broadcasting Union, si è svolto al Parlamento europeo senza la partecipazione dei leader dei due principali gruppi di destra, Erc e Id. Entrambi hanno rifiutato di nominare un proprio Spitzenkandidat, segnalando il loro disinteresse per la dimensione sovranazionale della democrazia europea. Von der Leyen, con cinque anni di esperienza nella difficoltà di creare maggioranze al Parlamento europeo, è determinata a includere nella prossima maggioranza solo i sovranisti che siano pro-Europa, pro-Ucraina e a favore dello stato di diritto. Ha specificato che Fratelli d’Italia, il partito di Meloni, risponde a questi criteri.

Durante il dibattito, durato un’ora e quarantacinque minuti, von der Leyen è apparsa provata dalla frenetica campagna elettorale, che arriva al termine di un quinquennio segnato da difficoltà come la pandemia da Covid-19, guerre e crisi interne sullo stato di diritto. Altri candidati hanno mostrato più energia e hanno giocato all’attacco. Sandro Gozi, ex sottosegretario nel governo Renzi e ora vicino a Macron, ha rappresentato i liberali di Renew e ha cercato di attrarre voti raccontando la sua esperienza personale e difendendo il recente Patto su migrazione e asilo, proponendo anche un fondo da 100 miliardi di euro per rafforzare la difesa comune europea.

Terry Reintke, la candidata dei Verdi, ha puntato sul cambiamento climatico e sulla necessità di contrastare l’estrema destra, accusata di avere legami con Russia e Cina. Ha invitato a respingere questa minaccia per proteggere l’Europa.

I gruppi di sinistra hanno schierato politici più esperti come Nicolas Schmit e Walter Baier. Schmit ha rivendicato il lavoro fatto nei dossier di lavoro e politiche sociali e ha criticato la gestione delle migrazioni, accusando von der Leyen di finanziare la Tunisia per deportare i migranti. Baier ha fatto un parallelo storico personale, ricordando la morte di sua madre ad Auschwitz, per criticare la chiusura delle frontiere europee ai rifugiati.

Von der Leyen, stanca e sotto stress, è stata l’unica tra i candidati a non rispondere alle domande dei giornalisti. In bilico tra la possibilità di governare l’UE per altri cinque anni e il rischio di essere estromessa dai capi di Stato e di governo subito dopo le elezioni del 6-9 giugno, il suo futuro politico resta incerto. Mancano ancora due settimane alle elezioni, e molti colpi di scena potrebbero ancora verificarsi. Il prossimo presidente della Commissione potrebbe non essere uno dei cinque candidati che hanno partecipato al dibattito.

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