Fine vita, la Camera ha dato l’ok alla legge sul suicidio assistito

di Emilia Morelli

Con 253 voti a favore, 117 contrari e un astenuto, la Camera ha approvato il disegno di legge sul fine vita. I voti favorevoli sono stati quelli del Pd, M5s, Leu e Italia Viva, quest’ultima ha dato libertà di voto. Contrari, invece, gli esponenti del centrodestra tra Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Coraggio Italia e Noi con l’Italia. Tra questi Forza Italia e Coraggio Italia hanno dato libertà di voto ai parlamentari e dai numeri è evidente che soprattutto nelle fila dei forzisti i sostenitori al provvedimento sono stati parecchi. È fallita così la mediazione tra i partiti che sostengono il governo Draghi e, visti gli equilibri precari tra favorevoli e contrari, non si escludono effetti sulla tenuta della maggioranza.

Il disegno di legge, che ora passerà al Senato, recepisce la cosiddetta “sentenza Cappato” della Corte costituzionale del 2019 secondo cui coloro che hanno malattie irreversibili, con alcune peculiarità individuate dalla Consulta, possono chiedere il suicidio assistito.  La decisione non influisce su infermieri, medici e personale anche amministrativo che aiuta i malati i quali non possono essere accusati di istigazione o aiuto al suicidio e omissione di soccorso.

Se venisse approvato il disegno di legge, dunque, i malati in condizioni irreversibili non avrebbero più bisogno di andare in un altro Paese, come la Svizzera. Così fece Fabiano Antoniani, meglio noto come “Dj Fabo”, accompagnato dal radicale Marco Cappato nel 2017, proprio in una clinica svizzera per mettere fine alla sua vita.

La proposta di legge sul fine vita approvata dalla Camera garantisce il supporto ai malati tramite il Sistema sanitario nazionale. Il paziente, però, deve rispondere a quattro caratteristiche: la patologia irreversibile, l’essere mantenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale, forti sofferenze fisiche e psichiche, aver rifiutato le cure palliative o essere assistito. La richiesta di morte deve avvenire in modo scritto ed esplicito. Si deve trattare quindi di una domanda informata e consapevole, da indirizzare al proprio medico. Il suicidio assistito può avvenire in casa del paziente o in un ospedale pubblico. Va considerato ai fini di legge una “morte per cause naturali”. E’ chiaro che vi è una netta differenza con l’eutanasia considerato che il suicidio assistito è consentito solo al ricorrere dei presupposti indicati e non per chiunque voglia porre fine alla vita per malattie, menomazioni o condizioni psicologiche.

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