Fragili perché brutali

In vetro di Murano, la nuova opera di Ai Weiwei, Commedia Umana, è un inno alla debolezza e brutalità umana e politica

di Guido Talarico

C’è molta preveggenza e moltissima politica nel lavoro del dissidente cinese Ai Weiwei. La Commedia Umana, la sua ultima creazione presentata a Roma alle Terme di Diocleziano è un lavoro messo in cantiere almeno due anni fa ma che in realtà sembra realizzato per descrivere gli orrori della guerra in Ucraina e l’aberrazione dei giochi di potere che sembrano dominare i pensieri di molti dei protagonisti in campo, a cominciare dalla Russia. È un lavoro d’impatto per come è concepito, per come è allestito, per il materiale di cui è fatto (vetro!), per il posto dove è esposto. Ma è un vero capolavoro perché è un drammatico e sontuoso inno alla debolezza umana, alla morte che ci circonda, al nostro cieco stare su questa terra distruggendola giorno dopo giorno. Ai Weiwei, del resto, ha costruito la sua fama anche su questo. Sulla capacità di usare la sua creatività, il tuo talento mediatico per portare agli occhi dell’opinione pubblica internazionale le brutalità di cui l’uomo è capace.

Siano esse perpetrate in Cina o nel Donbass, in Medio Oriente o nei barconi che affondano nel Mediterraneo e che l’Europa ha sulla coscienza (si ricorderà la sua mostra coi gommoni appesi alle finestre di Palazzo Strozzi a Firenze). Quei corpi straziati, quei teschi neri, le ossa scarne, e qui e là qualche telecamera, qualche uccellino, qualche oggetto comune, sono simboli allegorici aggregati sul delicato vetro di Murano per ricordaci quanto la brutalità di cui ci siamo circondati renda il nostro mondo estremamente fragile.

Testo e foto pubblicati per gentile concessione di Eastwest, magazine di geopolitica diretto da Giuseppe Scognamiglio www.eastwest.eu

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