G20, Meloni: “Anche grazie all’Italia l’Africa è stata centrale in questo governo. Lo consideriamo un nostro successo”

Appaiono invece complessi i rapporti con Pechino dopo la decisione dell’Italia di non rinnovare il memorandum sulla via della Seta. Nel frattempo Giorgetti ha incontrato il suo omologo tedesco Linder per discutere delle nuove norme sul Patto di Stabilità sottolineando la necessità di rientro del debito

di Mario Tosetti

Nonostante non ci siano stati progressi per quanto riguarda la guerra in Ucraina, per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni il G20 è stato un successo. In particolare per la premier l’ingresso dell’Unione Africana tra i grandi del pianeta rappresenta una vittoria. Si è impegnata nel progetto in prima persona promuovendo tra i vertici europei l’adozione di un diverso approccio nel sostegno dei Paesi in difficoltà.

“Anche grazie al ruolo italiano l’Africa è stata centrale in questo vertice, per l’adesione dell’Unione Africana come membro permanente del G20, opzione che siamo stati tra i primi a sostenere con forza. Lo consideriamo anche un nostro successo”, ha detto Meloni. In generale la presidente del Consiglio considera un trionfo anche il compromesso finale raggiunto dai leader, nei diversi temi. “La dichiarazione conclusiva dei leader del G20 “è una dichiarazione di compromesso ma io la considero comunque molto importante nell’attuale contesto. Chi ha seguito le negoziazioni sa che è stato un lavoro lungo e difficile”, ha continuato la premier.

Per Meloni, quindi, questo G20 è stata un’occasione per rivendicare il ruolo assunto dal governo sin dall’inizio del suo mandato e dedicare rinnovata attenzione ai rapporti internazionali. Tra questi, certamente, il più complicato resta quello con Pechino. In occasione del vertice la premier ha avuto un incontro bilaterale con il suo omologo cinese Li Qiang durante il quale è stata confermata la volontà di non rinnovare di non rinnovare il memorandum sulla Via della seta sottoscritto nel 2019 ma allo stesso tempo si è condivisa la disponibilità italiana a rafforzare il partenariato strategico con la Cina.

“La Via della Seta non è l’unico elemento nelle relazioni tra Roma e Pechino e una uscita dell’Italia dall’accordo non “comprometterebbe i rapporti tra i due paesi”, ha evidenziato Meloni che ha aggiunto, “tanto l’Italia quanto la Cina sono consapevoli dell’importanza di mantenere e rafforzare le relazioni. Nella maggior parte dei casi in politica internazionale il pragmatismo ha la meglio, confido che anche stavolta andrà così, ha aggiunto Meloni. La Nuova via della seta non è “l’unico elemento delle relazioni” tra Roma e Pechino – ha proseguito- il tema è come continuare a garantire un partenariato vantaggioso per entrambi”. Meloni ha aggiunto che molti paesi non hanno mai aderito al progetto Nuova via della Seta e hanno “comunque sempre avuto ottimi rapporti” con la Cina. Li Qiang ha, poi invitato la presidente del Consiglio a recarsi in visita a Pechino ma al momento sembra che non ci siano le condizioni, dovendosi attendere probabilmente il 2024.

 Più distesi e semplici i rapporti tra l’Italia e l’India di Narenda Modi. Meloni ha evidenziato la partecipazione di imprese italiane nel Pgii (Partnership for global infrastructure and investment and India-Middle East-Europe economic corridor), il progetto che prevede la realizzazione di una rete ferroviaria e di un collegamento marittimo in cui le imprese italiane avranno un ruolo che coinvolge direttamente Stati Uniti e India assieme ad Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. Una mossa che viene interpretata proprio in chiave anti-Cina.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti a margine del G20 ha invece avuto un incontro con il ministro delle finanze tedesco Christian Linder. Al centro del colloquio il Patto di Stabilità e le nuove regole che dovrebbero introdursi. Secondo l’inquilino di via XX Settembre  occorre prevedere misure che consentano il rientro del debito e che abbiano regole realistiche, sostenibili e serie. In una nota del Mef si legge che Giorgetti ha  “concordato sulla necessità di continuare gli sforzi per riportare la pace in Ucraina in linea con la proposta italiana di scomputare gli aumenti della spesa della difesa” dal Patto di stabilità. Inoltre si è detto d’accordo sulla proposta di razionalizzare altri interventi economici anche alla luce della crescita di entrambi i Paesi.

Al di là degli incontri diplomatici il peso dell’Italia, comunque, sarà misurato in concreto a Bruxelles. Tra i temi certamente la partita sulla presidenza della Bei dove per l’Italia il candidato designato è il ministro dell’Economia del governo Draghi, Daniele Franco. “Una figura tecnica riconosciuta da tutti, non una scelta politica”, ha sottolineato Meloni  per differenziarla dalle candidature della vice premier spagnola Nadia Calviño e della commissaria danese alla Concorrenza e vice presidente della Commissione Margrethe Vestager.

Da non sottovalutare poi per l’esecutivo la partita in casa della Manovra 2024, che considerate le risorse scarse offre margini piuttosto ristretti. In Italia, intanto, i tecnici del servizio bilancio del Senato hanno messo sotto la lente la tassa sugli extraprofitti delle banche: esiste “un possibile rischio legato all’eventuale incompatibilità costituzionale della disposizione”.

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