G7: al bando l’oro russo, si discute del price cap al petrolio, annunciati investimenti per le infrastrutture globali

di Emilia Morelli
Il vertice del G7 al Castello di Elmau a Monaco di Baviera è ufficialmente iniziato. Numerosi i temi da affrontare, essenzialmente collegati alle conseguenze prodotte dal conflitto in Ucraina sull’economia globale. Dunque, la crescente inflazione, la crisi energetica  e la crisi alimentare. Ma non solo, il vertice aspira a trovare soluzione ai problemi attraverso politiche attive e investimenti, anche su temi quali la transizione verde e il contrasto alle disuguaglianze, gettando le basi per un’economia globale solida, sostenibile e inclusiva.
In primo luogo il leader del G7 sono tutti uniti nel riaffermare la condanna dell’invasione russa in Ucraina, attraverso un messaggio di coesione. “Tutti gli Stati del G7 sono preoccupati per la crisi che dobbiamo affrontare ora. In alcuni Paesi i tassi di crescita sono in calo, l’inflazione è in aumento, il carburante scarseggia, le catene di approvvigionamento sono bloccate, la Russia sta usando l’energia come un’arma”, ha affermato il padrone di casa, il cancelliere tedesco Olaf Scholz. “Non sono piccole le sfide che dobbiamo affrontare, quando le democrazie si uniscono, non c’è nulla che non possano realizzare”, ha invece sottolineato il presidente americano, Joe Biden.

Bando alle importazioni di oro russo

La prima misura approvata nel corso del summit vuole, appunto, essere sinonimo di forte condanna alla Russia nel tentativo di destabilizzarne l’economia, così da rendere insostenibili i costi della guerra in Ucraina. Si tratta della messa al bando delle importazioni di oro russo. La misura è stata voluta soprattutto dal Regno Unito, Usa, Giappone e Canada e si attende l’approvazione per il prossimo 28 giugno. “Le misure che abbiamo annunciato oggi colpiranno direttamente gli oligarchi russi e colpiranno il cuore della macchina da guerra di Putin”, ha commentato il premier britannico, Boris Johnson.  Il mercato dell’oro russo ha un enorme valore, secondo l’Amministrazione statunitense le esportazioni hanno un valore di decine di miliardi di dollari. Sempre secondo l’indagine Usa, dopo l’energia è la seconda voce delle esportazioni russe, e il 90% della produzione nel 2020 è stata destinata proprio ai Paesi del G7 ed in particolare alla Gran Bretagna.

Draghi: “Pirce cap sul petrolio per contrastare l’inflazione e sanzionare la Russia”

Per quanto riguarda la crisi energetica “mettere un tetto al prezzo dei combustibili fossili importati dalla Russia ha un obiettivo geopolitico oltre che economico e sociale. Dobbiamo ridurre i nostri finanziamenti alla Russia. E dobbiamo eliminare una delle principali cause dell’inflazione”, ha detto il premier Mario Draghi nel suo intervento durante la prima sessione di lavoro del G7 che ha continuato, “Dobbiamo evitare gli errori commessi dopo la crisi del 2008: la crisi energetica non deve produrre un ritorno del populismo”.  Secondo Draghi ci sono gli strumenti per farlo: va mitigato l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia, oltre a compensare le famiglie e le imprese in difficoltà e tassare le aziende che fanno profitti straordinari. Anche quando i prezzi dell’energia scenderanno,  per il presidente del Consiglio “non è pensabile tornare ad avere la stessa dipendenza dalla Russia che c’era prima. La dipendenza dalla Russia va eliminata per sempre”. A fronte delle dichiarazioni di Draghi, relative all’imposizione di un price cap, un tetto massimo al prezzo del petrolio, finalizzato a contenere l’inflazione e sanzionare la Russia, secondo quanto riporta l’Ansa, dopo il Consiglio europeo è sostanzialmente cambiato l’atteggiamento della Germania. Ad ogni modo, risulta di particolare importanza che il tema venga affrontato ad un tavolo che coinvolge non solo i Paesi europei, ma anche Giappone, Canada e Usa. Nel dettaglio gli Stati Uniti sembrano avere interesse ad un price cap sul petrolio, ma il tema sarà affrontato di pari passo a quello del tetto sul prezzo del gas. Secondo quanto rivela, invece, una fonte della delegazione statunitense la questione è stata oggetto di ampia discussione tra i leader, tuttavia per gli aspetti di dettaglio sarà rimessa agli sherpa, nell’ambito degli incontri a margine del summit. L’ Eliseo ha fatto sapere che la Francia è favorevole a un price cap sul petrolio a livello di “Paesi produttori”. Charles Michel ha sottolineato che adottare un tetto al prezzo del petrolio è importante per  “colpire la Russia e non le nostre economie”, pertanto occorre ponderare “gli effetti collaterali” delle eventuali misure ma siamo pronti “a prendere le decisioni”.

Biden: “Stanziati 600 miliardi di dollari dal G7 per infrastrutture nel mondo”

Altro punto centrale della giornata è stato l’annuncio degli Usa, assieme con gli altri Paesi del G7,  relativo lo stanziamento di 600 miliardi di dollari, da adesso al 2027, al fine di investire nelle infrastrutture nel mondo. Lo ha annunciato il presidente americano Joe Biden, lanciando la partnership a margine del vertice in Germania. Alla cifra totale gli Usa contribuiranno con 200 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni. “Gli investimenti riguarderanno lo sviluppo sostenibile, stabilità globale, connettività, salute e parità di genere. Queste infrastrutture permetteranno di soddisfare la domanda per una connettività sicura. Quando le donne avranno modo di avere ruoli più sicuri nella società, allora ci sarà una ricaduta positiva. Non si tratta di carità, ma di un vero e proprio investimento per la nostra visione del futuro”, ha detto Biden.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha fatto sapere che l’Unione mobiliterà 300 miliardi di euro fino al 2027, nell’ambito del macro-piano infrastrutturale; fondi provenienti dai settori pubblico e privato che serviranno a “infrastrutture sostenibili, di qualità e per la salute” dei Paesi in via di Sviluppo. “Quando l’economia si stava riprendendo c’è stato il terribile attacco della Russia all’Ucraina che ha fatto aumentare i prezzi in ogni campo e creato incertezza nei Paesi più fragili. Oggi il mondo ha bisogno di questi investimenti più che mai: dobbiamo lavorare uno a fianco dell’altro e questo è l’unico modo per massimizzare il potenziale dei nostri investimenti. Occorre attivarsi in ogni angolo del mondo”, ha commentato Ursula von der Leyen.

Si discute nuovamente del nucleare iraniano

Il presidente Usa  Joe Biden, il presidente francese Emmanuel Macron, il premier britannico Boris Johnson e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, sono chiamati a discutere dei negoziati con l’Iran sul suo programma nucleare. Lo ha fatto sapere la presidenza francese. “La questione verrà sollevata nella cena” di stasera, dedicata alla politica estera e di sicurezza. Ed “il tema sarà affrontato in questo formato a quattro anche martedì mattina”, ha spiegato l’Eliseo che ha sottolineato come la discussione coinvolga diversi aspetti molto importanti: “la volontà di fermare” la proliferazione nucleare, “la sicurezza regionale di cui abbiamo sempre tenuto conto” e la “questione del petrolio”. I colloqui avviati a Vienna nell’aprile 2021 tra l’Iran e il formato 5+1 (Russia, Stati Uniti, Cina, Francia, Regno Unito e Germania) sono bloccati da marzo, tra accuse reciproche di americani e iraniani. L’obiettivo è reintegrare gli Stati Uniti nell’accordo del 2015, disconosciuto da Trump nel 2018, che prevede limitazioni al programma nucleare iraniano.
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