Gaza, l’allarme dell’Onu: insieme alle bombe c’è un imminente rischio di carestia

 Dall’inizio della rappresaglia israeliana il 7 ottobre, le spedizioni quotidiane di cibo e di aiuti sono scese molto al di sotto dei 500 camion di forniture necessari ogni giorno per soddisfare i bisogni di base dei due milioni di palestinesi che vivono nell’enclave

Accanto alle esplosioni delle bombe, emerge anche la minaccia della fame. Mentre la comunità regionale e internazionale esercita pressioni su Israele affinché consenta un maggiore ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, la popolazione dell’enclave si trova ad affrontare condizioni che le Nazioni Unite hanno descritto come “simili a una carestia”.

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) ha lanciato un allarme riguardo al rapido deterioramento della crisi alimentare nella Striscia di Gaza. Secondo un nuovo rapporto pubblicato dall’iniziativa globale Integrated Food Security Phase Classification (IPC), si prevede che entro maggio vi sia una situazione di carestia nei governatorati settentrionali. La FAO ha reso noto ciò tramite un comunicato stampa. Anche il resto della Striscia rischia una futura carestia, nel peggiore dei casi, se le ostilità non cesseranno e l’assistenza umanitaria non raggiungerà le persone più bisognose.

Dall’inizio della rappresaglia israeliana il 7 ottobre, le spedizioni quotidiane di cibo e di aiuti sono scese molto al di sotto dei 500 camion di forniture necessari ogni giorno per soddisfare i bisogni di base dei due milioni di palestinesi che vivono nell’enclave. Si parla di una ventina di camion di aiuti in sette giorni a febbraio, con un solo record di 300 camion il 28 novembre. Per gli aiuti si guarda ora al mare, dove sabato è approdata la prima nave di Open Arrms e World Central Kitchen, mentre una seconda è pronta a salpare da Cipro.

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