Gaza, secondo fonti egiziane è possibile un accordo per 45 giorni di tregua. Netanyahu: “Entreremo a Rafah”

Fonti al Cairo avevano fatto sapere che i mediatori tra Israele e Hamas avrebbero raggiunto un accordo: sei settimane di tregua in cambio di 40 prigionieri. Tuttavia, poche ore dopo le voci, il primo ministro israeliano ha fatto un annuncio tramite video affermando che la fine del conflitto “richiede l’ingresso a Rafah

Una proposta era sul tavolo, un’apertura, ma le dichiarazioni del primo ministro Benyamin Netanyahu hanno fatto vacillare tutto. Si parla di sei settimane di sospensione temporanea delle ostilità in cambio del rilascio di 40 prigionieri. Questo, in sostanza – secondo fonti egiziane citate dal giornale qatariota “Al-Araby Al-Jadeed”, riportato anche da media israeliani – è ciò che la proposta americana per una temporanea cessazione delle ostilità nella Striscia di Gaza propone, ed è attualmente in fase di valutazione da parte di Hamas e Israele. Si prevede anche un parziale ritorno degli sfollati nella parte settentrionale di Gaza. Inoltre, la proposta include l’opzione di una tregua iniziale di tre giorni, non vincolante, per i giorni di Eid el-Fitr, che inizia domani sera.

Secondo due fonti di sicurezza egiziane e il giornale di stato Al Qahera News, entrambe le parti avrebbero dunque fatto concessioni che potrebbero facilitare una tregua. Una discesa delle ostilità, secondo Sky News, potrebbe avvenire in tre fasi, con il rilascio degli eventuali prigionieri israeliani rimasti e una sospensione delle ostilità a lungo termine nella seconda fase. I mediatori hanno proposto che il ritorno dei palestinesi al Nord della Striscia, una delle condizioni offerte, potrebbe essere monitorato da una forza araba con la presenza delle forze di sicurezza israeliane, che poi dovrebbero ritirarsi. Le delegazioni hanno lasciato Il Cairo e si prevede che le consultazioni continuino entro 48 ore.

Tuttavia, poche ore dopo le voci, il primo ministro israeliano ha fatto un annuncio tramite video affermando che la fine del conflitto “richiede l’ingresso a Rafah e l’eliminazione dei battaglioni terroristici presenti lì. Succederà, c’è una data.” Netanyahu ha inoltre affermato di possedere “un dettagliato resoconto dei colloqui al Cairo, stiamo continuando a lavorare per raggiungere i nostri obiettivi, prima di tutto il rilascio di tutti i nostri ostaggi e la completa sconfitta di Hamas.” Oggi, esponenti della destra radicale avevano minacciato di ritirare il loro sostegno al governo attuale se non ci fosse stato un ingresso a Rafah.

Dopo l’intervento di Netanyahu, gli Stati Uniti hanno risposto categoricamente confermando la loro ferma opposizione all’entrata a Rafah. “Abbiamo chiaramente detto a Israele che crediamo che un’azione militare a Rafah potrebbe causare danni estremamente gravi ai civili e quindi minacciare la sicurezza di Israele”, ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller.

 

(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati