Giorgia Meloni ha vinto le elezioni, le prospettive e i dossier che attendono il nuovo governo

di Carlo Longo

Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, la destra radicale hanno vinto le elezioni politiche del 2022. Fdi sarà la forza maggiormente rappresentata in parlamento e la Meloni potrebbe essere la prima donna presidente del Consiglio italiano. Perdenti sono stati la Lega di Matteo Salvini, ma soprattutto il Pd di Enrico Letta: sconfitte che probabilmente non rimarranno senza conseguenze.

“Dagli italiani è arrivata un’indicazione chiara per un governo di centrodestra a guida Fratelli d’Italia”, sono state le prime parole di Meloni, arrivate nel corso della notte, quando i numeri relativi al voto iniziavano a consolidarsi, assumendo un evidente significato politico. E così Giorgia Meloni ha rivendicato la premiership, dopo i dissapori durante la campagna elettorale soprattutto con Matteo Salvini, che fino all’ultimo ha tentato di contendere la guida della destra.

Ad ogni modo, il compito che spetta al nuovo governo è tutt’altro che facile, al di là della situazione internazionale con la guerra in Ucraina, la crisi dell’energia e quella dei prezzi, e al di là della possibilità che la pandemia in autunno possa riprendere forza, già nelle prime settimane di attività il nuovo governo dovrà affrontare alcune questioni interne di grande rilevanza. Tra queste, anzitutto occorre approvare la legge di bilancio. La manovra economica sarà il primo banco di prova per il prossimo esecutivo, chiamato a scongiurare il rischio dell’esercizio provvisorio e con esso la possibilità, allarmante, di perdere la successiva tranche di aiuti del Pnrr . Nei giorni scorsi è arrivato il via libera della Commissione Ue alla seconda tranche di aiuti (21 miliardi di euro), dopo la verifica sul conseguimento dei traguardi e degli obiettivi previsti. Un riconoscimento, di fatto, all’operato del premier Draghi e un monito per il futuro governo. Un altro problema da risolvere e affrontare è proprio quello del Pnrr, da destra in campagna elettorale si era più volte chiesto di modificarlo ma, di fatto, per sbloccare i successivi 19 miliardi  sarà necessario raggiungere 55 obiettivi, tra cui 16 target quantitativi (un numero maggiore rispetto alle due precedenti rate) entro il 31 dicembre di quest’anno ed è prevedibile un rallentamento nell’attuazione dei programmi dovuto al tempo necessario per la formazione e l’entrata in carica del nuovo esecutivo. L’Italia, inoltre, torna ad essere “sorvegliata speciale” a causa del suo altissimo debito pubblico.

Tra le riforme da completare vi è poi l’attuazione della legge sulla concorrenza (con il nodo dei balneari), poi il tema delle pensioni e la riforma Fornero, che salvo rapidi interventi del nuovo esecutivo scalzerà Quota 102 per tornare in vigore dal gennaio 2023.  Sul fronte internazionale, il primo grande impegno del prossimo premier potrebbe essere il G20 di metà novembre, a Bali, ma prima ancora c’è la linea da tenere con gli alleati europei e con la Nato per l’approccio alla guerra tra Russia e Ucraina, che rischia una nuova escalation.

La situazione generale è tutt’altro che semplice, come ha riconosciuto la stessa Meloni commentato il voto, “richiede il contributo di tutti”, poiché questo “è il tempo della responsabilità”.  Comunque sia, FdI potrà contare su una vittoria elettorale che è netta e indiscutibile. Difficile capire di chi sia il merito: se dell’astensionismo, della Meloni e del fatto di essere stata l’unica forza di opposizione del governo Draghi o del richiamo identitario che porta con se la fiamma tricolore. Certo è che Fdi è un partito che cinque anni fa valeva poco più del quattro per cento e che adesso vale cinque volte tanto, mentre la Lega è crollata. Il risultato disastroso di Luigi Di Maio – che col suo nuovo partito non è neanche riuscito a guadagnarsi un seggio in parlamento – e quello fallimentare del Pd vanno analizzati nella stessa direzione. A crollare, inoltre, l’affluenza che si attesta al risultato più basso di sempre: il 63,8%.

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