Giorno della Memoria: l’Amb. Beltrame ricorda la fuga di 15mila viennesi salvi in Cina grazie a Trieste

Stefano Beltrame*

Per il Giorno della Memoria, l’Ambasciata d’Italia a Vienna ricorda una pagina di Storia ancora poco nota che collega l’Austria, l’Italia e la Cina. E’ l’esodo di circa 15 mila ebrei, soprattutto viennesi, che si sono salvati dalla persecuzione nazista rifugiandosi in Asia attraverso l’Italia. Imbarcandosi cioè su navi del Lloyd Triestino per Shanghai, nonostante fossero già in vigore anche in Italia le leggi razziali. Quelle infami leggi razziali pubblicamente annunciate da Mussolini proprio a Trieste nel settembre 1938 e che giunsero a molti in Italia come uno shock. Una storia che desta ancora oggi molti interrogativi: perché proprio in Cina? Perché attraverso l’Italia? Perché anche l’Italia ha adottato leggi razziali? Cos’è successo dopo questo esodo?

No alt text provided for this image

La narrazione inizia con l’Anschluss, l’annessione dell’Austria alla Germania nazista del marzo 1938. Di colpo, gli ebrei austriaci si ritrovano discriminati e perseguitati per effetto delle terribili leggi di Norimberga, in vigore nel Reich fin dal 1935. Diventa subito chiaro che gli ebrei se ne devono andare e rifugiarsi altrove, ma dove?

Uno sbocco naturale sarebbe Israele, ma il Governo inglese (che ha allora il controllo dei Luoghi Santi) blocca la migrazione ebraica verso la Palestina per non scontentare il Governi arabi. Allora in America? Gli USA hanno una politica migratoria limitata per quote nazionali e non hanno più margini.  Il destino dei rifugiati ebraici diventa una questione di rilievo internazionale e la Società delle Nazioni convoca una apposita Conferenza ad Evian, vicino a Ginevra, nel mese d luglio. La Conferenza è un fallimento totale. Nessuno dei 32 Paesi partecipanti apre le porte ai rifugiati, che restano quindi bloccati nel Reich. La situazione precipita nel mese di novembre con la Notte dei Cristalli. Ormai è chiaro che gli ebrei se ne devono andare, ma dove, se nessuno è disposto ad accoglierli?

No alt text provided for this image

E’ in questo clima cupo che a Vienna si apre uno spiraglio. Il Consolato della Cina inizia a rilasciare i Visti a chi ha un biglietto del Llyod Triestino per Shanghai. Quando l’Ambasciata cinese a Berlino scopre questo anomalo flusso di persone dispone di fermare l’emissione dei visti. Il Console Ho Feng Shan tuttavia disobbedisce agli ordini e prosegue imperterrito. Nel 1939 l’esodo attraverso il Lloyd Triestino tocca il picco di 12 mila passaggi per Shanghai.

L'incrociatore giapponese Izumo, che nel 1937 bombardò la città.

Ma perché proprio in Cina? Negli anni ‘30 non era certo la Terra Promessa, ma un Paese sconvolto da una feroce guerra con l’Impero giapponese. Proprio a Shanghai nel 1937 c’era stata una disastrosa battaglia urbana (la Stalingrado sul Fiume Azzurro, si dirà poi) con la città bombardata dalla navi nipponiche. I giapponesi avevano poi conquistato la Capitale Nanchino e massacrato la popolazione civile. Queste tragiche notizie erano certamente arrivate anche in Europa grazie alle corrispondenze di Luigi Barzini Jr. A Nanchino era morto anche un giornalista italiano: Sandro Sandri. I cinesi non si erano tuttavia arresi ed avevano spostato la Capitale più a monte lungo il fiume azzurro, in una città diventata ora famosa in tutto il mondo  per via del covid: Wuhan.

Veduta aerea delle Concessioni Internazionali negli anni '30.

A Shanghai c’era tuttavia una situazione speciale. C’erano le Concessioni Internazionali che godevano di una certa extraterritorialità, erano abitate da occidentali ed erano protette dalle Grandi Potenze.  Create con le guerre dell’oppio, le Concessioni erano una sorta di bolla di sicurezza e benessere in un contesto generale di conflitto e povertà.  Shanghai, con le sue banche e le sue industrie, era anzi in pieno boom economico: “la perla d’Oriente”. Ed è proprio qui che arrivavano i rifugiati ebrei in fuga dall’Europa, perché l’autogoverno delle Concessioni non richiedeva alcun Visto di entrata. Shanghai era quindi l’unico porto al mondo dove gli sfollati potevano sbarcare. d

Mr. Sassoon, immobiliarista sefardita di Shanghai.

In città c’era già una piccola comunità sefardita, molto influente, che promosse subito le associazioni di accoglienza  ai rifugiati in arrivo. Le condizioni di vita iniziarono poi a peggiorare anche nelle Concessioni per via dello scoppio della guerra anche in Europa. Crollarono quindi definitivamente con l’invasione giapponese del 1941, subito dopo Pearl Harbour.

No alt text provided for this image

Perché questo esodo per la Cina passava proprio dall’Italia? Storicamente, Trieste è sempre stato il porto di riferimento per l’Austria e l’Europa Centrale. Fin dall’inizio del secolo da Trieste partivano, ad esempio,  le navi dei migranti ebraici verso la Palestina. Quando gli inglesi bloccarono l’afflusso verso Israele, per la compagnia fu naturale pensare ad altri sbocchi. Il Regno d’Italia era allora tra le grandi potenze che partecipavano alla gestione delle Concessioni di Shanghai ed il Lloyd Triestino assicurava un servizio di linea allora considerato tra i migliori al mondo. Quelli erano gli anni in cui i transatlantici italiani (come il Rex tanto caro a Federico Fellini) vincevano la gara ti traversata del Nord Atlantico per New York (il celebre Nastro Azzurro, ancora oggi decantato da una nota marca di birra). Verso l’Oriente operavano delle navi altrettanto celebri che portavano il nome di condottieri sabaudi:  Conte Rosso, Conte Verde, Conte Biancamano e Conte Grande. Per gli ebrei viennesi Shanghai era l’unico porto aperto ed il Lloyd Triestino era l’una via per arrivarci.

No alt text provided for this image

Con l’adozione delle (ignominiose) leggi razziali anche in Italia, l’operazione Vienna-Trieste-Shanghai diventa sostanzialmente illegale, ma non si arresta per nulla ed anzi accelera. Un simile esodo naturalmente non poteva passare inosservato ed i fascisti triestini lo denunciano a Roma. Questo passaggio non è stato ancora adeguatamente studiato dagli storici, ma sarebbe stato Galeazzo Ciano, allora Ministro degli Esteri, ad ordinare di evitare clamore e proseguire l’operazione. Del resto Ciano conosceva Shanghai, per esserci stato da diplomatico, e conosceva bene il Lloyd Triestino per aver viaggiato sulle sue navi.

Menù Kosher del Lloyd Triestino nel 1940.

L’operazione si ferma con l’entrata dell’Italia in Guerra. Il Conte Verde resta bloccato nel Porto di Shanghai (dove  si auto affonderà l’8 settembre ’43 per non essere catturata dai giapponesi). Anche nelle Concessioni la sopravvivenza diventa  difficile. Con l’entrata in guerra del Giappone, i nazisti iniziano a fare pressioni per applicare la soluzione finale anche a Shanghai. In realtà, i giapponesi hanno ben poca simpatia per i nazisti e resistono alla richiesta.

Il ghetto di Shanghai nel 1943.

Nel Sol Levante Hitler ha perso la faccia tre volte. La prima con il Patto Moltov-Ribbentrop, che capovolge unilateralmente il Patto anti-comintern firmato anche da Tokyo. La seconda volta nel 1941, quando la diplomazia nazista convince anche il Giappone a firmare anch’esso un patto di non aggressione con Mosca nel mese di aprile. Il vero nemico su cui concentrarsi, dicono i nazisti, non è la Russia, ma sono le potenze anglosassoni: l’Inghilterra e l’America. Salvo poi attaccare l’Unione Sovietica in giugno. Stavolta però l’attacco alla Russia non è per Tokyo una sorpresa. L’Ambasciatore nazista ha spiegato in dettaglio il Piano Barbarossa al Governo imperiale ed ha chiesto che anche il Giappone attacchi i sovietici da Est. Tokyo però non gradisce il voltafaccia e rifiuta. Come da intese precedenti, i comandi militari hanno ormai già impostato la strategia offensiva verso il Pacifico e l’America e non si può più tornare indietro. Attaccare anche la Russia significa scoprirsi le spalle ed indebolire il fianco destro, cioè il fronte cinese. Il Ministro degli Esteri, fautore dell’alleanza coi nazisti, cade in disgrazia e viene rimosso. In questo clima già molto teso, Berlino perde la faccia una terza volta quando scoppia un clamoroso caso di spionaggio nell’Ambasciata nazista a Tokyo. Il controspionaggio scopre che i sovietici l’hanno infiltrata ed hanno passato tutte le informazioni dell’attacco a Mosca.

No alt text provided for this image

Che i giapponesi non abbiamo accolto le pressioni naziste per perseguitare gli ebrei non deve quindi sorprendere. Berlino tuttavia insiste e, nel 1943, i giapponesi si convincono quantomeno a confinare i rifugiati europei in un’area cittadina dove li si può controllare. E’ un quartiere già abitato da cinesi, che diventa così superaffollato, e costituisce, di fatto, l’ultimo ghetto della Storia. La vicenda avrà comunque un lieto fine poiché nessuno dei rifugiati ebrei di Shanghai perse la vita. Dopo la guerra alcuni tornarono in Austria, molti emigrarono in Israele, altri in Australia e negli Stati Uniti. Ben diversa, come purtroppo ben sappiamo, fu la sorte degli ebrei italiani dopo l’8 settembre 1943 .

No alt text provided for this image

Oggi questo esodo Vienna-Trieste-Shanghai è ricordato dai cinesi con un piccolo Museo dei Rifugiati ebraici recentemente ristrutturato. In Italia la vicenda è invece ancora poco conosciuta e non ancora studiata, come meriterebbe per i suoi numerosi risvolti. Su questo stiamo già lavorando con vari interlocutori a Vienna ed a Trieste. Bisogna ricostruire le parti mancanti della narrazione e raccontare il tragico contesto in cui i fatti si svolsero. E’ un dovere teso ad assicurarci che mostruosità come la Shoah non accadano mai più.

*Ambasciatore d’Italia in Austria

(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati