Il Comando centrale per il Medio Oriente vuole aprire nuove strutture per collaudare armamenti in Arabia Saudita. L’obiettivo è quello di contrastare missili e droni dell’Iran e delle milizie affiliate
di Marco dell’Aguzzo
Il Comando centrale degli Stati Uniti, ossia l’organo militare che ha competenza sul Medio Oriente, ha intenzione di aprire una nuova struttura per il collaudo di armamenti in Arabia Saudita. Lo hanno rivelato tre anonimi funzionari della difesa americana a NBC News.
La struttura – spiegano – sarà dedicata ai test di nuove tecnologie per il contrasto dei droni senza pilota e allo sviluppo di capacità integrate di difesa aerea e missilistica. Il nome del complesso, pare, sarà Red Sands Integrated Experimentation Center: si tratta di un richiamo a White Sands Missile Range, l’area nel New Mexico utilizzata dall’esercito statunitense per i test di missili a lungo raggio.
In realtà, l’ubicazione del nuovo sito mediorientale non è stata ancora decisa. Ma stando ai tre funzionari l’Arabia Saudita è la scelta più sensata, perché il Paese dispone di grandi spazi aperti di proprietà del governo che consentono di testare varie metodologie di guerra elettronica – come i sistemi di jamming, per disturbare la trasmissione dei segnali radio, e le armi a energia diretta – senza interferire con i centri abitati.
Un funzionario, in particolare, ha dichiarato che “con il Regno dell’Arabia Saudita come centro di gravità per molti futuri sforzi di sicurezza regionale, questa è un’opportunità”. Alludeva alla strategia americana per la creazione di un’architettura di sicurezza mediorientale interna alla regione – i cosiddetti Accordi di Abramo dell’ex-amministrazione Trump ne erano la precondizione – che passa per un rafforzamento dei contatti tra le monarchie del Golfo e Israele, in funzione anti-iraniana.
La collaborazione sulla sicurezza tra gli Stati arabi e Tel Aviv sta effettivamente crescendo, stimolata dalle comuni preoccupazioni per l’arsenale missilistico e la flotta di droni in possesso di Teheran e delle milizie più o meno direttamente affiliate: come gli houthi in Yemen, ad esempio, che hanno compiuto attacchi contro impianti petroliferi e infrastrutture varie in Arabia Saudita.
Oltre alla posizione, non sono noti nemmeno il costo della struttura e le tempistiche di realizzazione. Le fonti di NBC News hanno detto però che gli Stati Uniti copriranno circa il 20% delle spese e forniranno il 20% del personale; gli alleati regionali faranno il resto. È una ricostruzione coerente con i piani di riorganizzazione del Comando centrale, visto che gli Stati Uniti non vogliono più avere un’ampia presenza militare in Medio Oriente – la loro priorità è l’Asia-Pacifico – e mettono l’enfasi sul coinvolgimento dei partner locali.
Quanto ai tempi, invece, si sa solo che è estremamente improbabile che le attività a Red Sands possano cominciare entro il 2022.
Testo e foto pubblicati per gentile concessione di Eastwest, magazine di geopolitica diretto da Giuseppe Scognamiglio www.eastwest.eu
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