Guinea: I Berretti Verdi coinvolti nel colpo di stato? Le rivelazioni del New York Times

di Ennio Bassi

Ci potrebbe essere il coinvolgimento dei Berretti Verdi americani dietro il colpo di stato che domenica 5 settembre in Guinea ha portato alla deposizione del presidente eletto Alphà Condé. La clamorosa rivelazione, che getta un’ombra ancora più sinistra sull’intera vicenda, viene dal New York Times che, in un articolo a firma Declan Walsh ed Eric Schmitt, due delle firme migliori per questo tipo di reportage, ha ricostruito tutta la dinamica questo colpo di mano. Un golpe che rovescia l’esito delle ultime elezioni democratiche, svoltesi regolarmente meno di un anno fa, e destabilizza un paese povero e a lungo provato da Ebola che proprio con Alpha Condé stava provando ad alzare la testa anche in chiave di indipendenza dalle potenze straniere.

A quanto riferisce il NYT, una dozzina di Berretti Verdi era arrivata in Guinea da metà dello scorso luglio per addestrare circa 100 soldati guineani e costituire un’unità di forze speciali affidata al colonnello Mamady Doumbouya, un militare che ha servito per anni nella Legione Straniera francese, ha partecipato alle esercitazioni militari americane e una volta era uno stretto alleato del presidente che ora ha deposto. Gli Stati Uniti, come le Nazioni Unite, l’Unione Africana, la Francia e altri paesi africani, hanno condannato il colpo di stato, così come l’esercito americano ha negato di essere a conoscenza di queste attività.

Tuttavia al Pentagono sembra esserci qualche imbarazzo. Gli Stati Uniti –  come ricorda il NYT – hanno addestrato truppe in molte nazioni africane, in gran parte per programmi antiterrorismo, ma anche con l’ampio scopo di sostenere i governi a guida civile. E anche se numerosi ufficiali addestrati dagli Stati Uniti hanno preso il potere nei loro paesi – in particolare, il gen. Abdel Fattah el-Sisi dell’Egitto – si ritiene che questa sia la prima volta che un colpo di stato avvenga nel bel mezzo di un corso militare americano.

La ricostruzione dei fatti del quotidiano newyorkese è questa: domenica una volta che i Berretti Verdi hanno capito che era in corso un colpo di stato, si sono diretti all’ambasciata degli Stati Uniti a Conakry, sospendendo il programma di formazione – ha detto al NYT Kelly Cahalan, una portavoce del Comando Africa degli Stati Uniti. Il colpo di stato, ha detto, è “incoerente con l’addestramento e l’istruzione militare degli Stati Uniti”.

I funzionari americani che negano il coinvolgimento e cercano di minimizzare l’episodio – scrivono  Walsh e Schmitt  – hanno inizialmente sottolineato che la base dove si è svolto l’addestramento condotto dai Berretti Verdi era a Forécariah, a quattro ore di macchina dal palazzo presidenziale, vicino al confine della Guinea con la Sierra Leone. Funzionari statunitensi hanno detto il colonnello Doumbouya e i suoi compagni golpisti erano partiti in un convoglio armato da quella stessa base all’inizio di domenica mentre gli addestratori americani dormivano.

Alpha Condé è un professore universitario, che ha a lungo insegnato a Parigi. Per decenni oppositore dei regimi che si sono succeduti al potere a Conakry, Condé  è il primo presidente eletto di questo piccolo stato dell’Africa sub-saharina occidentale. Le ragioni che stanno dietro questo colpo di stato sono naturalmente dovuto alla sete di potere ma anche a ragioni economiche. Gli enormi depositi minerari della Guinea, fatti di oro, ferro e bauxite, che è usato per fare l’alluminio, fanno gola a molti. Al momento non è dato di sapere dove Condé viene tenuto imprigionato, nè quali saranno le prossime mosse del colonnello Doumbouya. Questo apparente coinvolgimento americano, dato per certo da ampie fasce della popolazione guineana, di certo non ha aiutato nè a ripristinare l’ordine nè a favorire un ritorno alla vita democratica del paese

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