L’ex leader leghista, padre fondatore del Carroccio, prende le distanze dall’attuale segretario in maniera chiara e netta. E dice che il movimento ha bisogno di una spallata. Con lui, compatta, la vecchia guardia
“Alla Lega serve un nuovo leader che vada nella direzione dell’autonomia e che rimetta al centro la questione settentrionale”. Con un affondo a Matteo Salvini Umberto Bossi ha festeggiato i 40 anni del suo partito a Villa Gemonio. Insieme a lui a spegnere le candeline su una torta di cioccolato un centinaio di esponenti della vecchia guardia, da Roberto Castelli e Giuseppe Leoni a Dario Galli, Paolo Grimoldi, tutti d’accordo con lui e tutti profondamente delusi dal suo successore e pronti a consacrare il disconoscimento. Chi potrebbe prendere il posto dell’ex delfino delle camicie verde? Bossi un nome ce l’ha. E’ quello di Giancarlo Giorgetti. “E’ uno bravo”, si limita a dire e non aggiunge altro forse perché ha paura di bruciarlo.
“Un tempo la Lega era un movimento vicino al popolo”, è il mantra della giornata. Nostalgia? Forse qualcosa di piú. La prova che esiste una profonda frattura all’interno del Carroccio. E se l’attuale vicesegretario Andrea Crippa sembra confermarlo, rispondendo piccato che si faranno le valutazioni quando si fará il congresso, Salvini preferisce gettare acqua sul fuoco. “Alle critiche di Bossi -glissa- sono abituato da trent’anni, ne parlo anche nel mio libro che uscirà a fine aprile. Le ascolto con attenzione e gratitudine, rispondo solo che vederlo in salute è il miglior regalo per questa festa”.
Ma c’è anche Castelli che non è tenero con lui e lo invita a prendere atto del fatto che la sua stagione sia ormai finita. Gli contesta di aver trasformato la Lega in un partito centralista con vene di meridionalismo…per i tanti soldi alle infrastrutture che sta destinando a Calabria e Sicilia.
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