Un weekend all’insegna della cultura che ha visto avvicendarsi musica, arte e danza. Per la prima volta nella Capitale, dal 9 all’11 giugno, si è svolto WOMAD. Con uno spettacolo di apertura tenutosi il 7 giugno alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, che ha visto come protagonista Carmen Consoli seguita dalla cantante portoghese Mariza, che ha senza dubbio offerto solo un assaggio degli intensi giorni a seguire. Sotto la direzione artistica del musicista rock Peter Gabriel, nella bellissima cornice offerta da Villa Ada, il Festival di Word Music ha trasformando parte del parco in un villaggio accogliente e coloratissimo, riflettendo su temi di ampio respiro, evidenziando e valorizzando l’importanza della società multiculturale.
I momenti di divertimento sono stati molteplici e WOMAD, grazie a una vasta programmazione, ha raggiunto l’interesse di un ampio e variegato pubblico. Nelle giornate del 10 e dell’11 giugno, sotto la cura di Inside Art, si sono avvicendati due interessanti talk incentrati sull’influenza che i momenti storici che stiamo superando e che stiamo vivendo hanno sulla produzione artistica e sull’importanza che ricoprono le istituzioni culturali e gli artisti per lo sviluppo sociale e cultuale.
10 giugno, Hit The Road Jack
Con Guido Talarico, Aldo Runfola, Andrea Lo Giudice, Raluca Montesi
Guido Talarico, moderatore del talk, nonché direttore ed editore di Inside Art ha dato avvio all’evento sottolineando: “Il significato che oggi noi proveremo a toccare sull’importanza del nomadismo culturale, su questo viaggio che cambia di continuo le percezioni, i modi di vedere le cose e le angolature e che tanto condizionano la società, lo facciamo dando la parola agli artisti perché abbiamo ormai capito che l’artista ha una capacità di visione ulteriore”. Il dialogo che ha visto come protagonisti della chiacchierata gli artisti Aldo Runfola, Andrea Lo Giudice e Raluca Montesi, ha evidenziato esperienze diverse.
Se l’artista libanese Raluca Montesi in riferimento ai propri lavori fotografici realizzati in diversi parti del mondo ma accumunati dalla cifra stilistica dell’indefinito ha affermato: “vedo che alla fine anche se abbiamo idee, religioni e culture diverse siamo tutti uguali e questo cerco di potarlo anche nel mio lavoro. L’arte è un linguaggio universale, e per questo esclude la possibilità di sentirsi diversi, strani o non accettatiti e quindi mi piace questo linguaggio”.
L’artista siciliano Runfola ha detto invece: “il problema oggi non è che fare ma perché farlo, cioè perché un artista oggi produce? Pensa attraverso la propria opera di migliorare la società? Io non credo sia così. Io credo che ogni artista sa perfettamente che fallirà il suo compito e deve esserne consapevole”.
Il giovane Lo Giudice, in riferimento ai suoi ultimi lavori concepiti come una pratica che può essere sviluppata a prescindere dal luogo o a causa del luogo in cui si trova ha dichiarato: “l’idea dei miei lavori è creare una sostenibilità nel medium in relazione allo spazio che cambia. Quindi magari a Londra, a Torino o Venezia, creando anche un buon bilanciamento con la territorializzazione: riuscendo a creare così un’idea di casa ma riuscendo anche a spostarsi con facilità mantenendo allo stesso tempo alta la qualità del lavoro in relazione allo spazio e ai corpi che attraversa”.
Posizioni interessanti e punti di vista differenti, che hanno però dibattuto sull’importanza dell’espressione e del dialogo stesso, inteso come l’elemento più importante della società.
11 giugno, Artability, l’arte per la sostenibilità (culturale, umana e ambientale)
L’ultima giornata di WOMAD, oltre a dare ampio spazio alla musica, ha riflettuto sul tema della sostenibilità e dell’importanza del ruolo dell’arte in questo processo. Il talk, dal titolo Artability, l’arte per la sostenibilità (culturale, umana e ambientale), curato da Inside Art e moderato nella giornata dell’11 giugno dal curatore Edoardo Marcenaro ha visto l’avvicendarsi dell’artista MAUPAL, di Saverio Terruzzi Artivatore Cittadellarte della Fondazione Pistoletto e dall’artista Maria Angeles Vila, che ha realizzato un’installazione “che parte da un progetto iniziato due anni fa al quartiere Corviale, che inizialmente doveva essere solo un laboratorio ma poi è diventato una performance”.
Edoardo Marcenaro ha indirizzato la riflessione sul ruolo chiave che artisti e istituzioni ricoprono nella creazione di un equilibrio sano con l’ecosistema e ha infatti iniziato l’intervento dicendo: “quando si parla di sostenibilità oggi l’arte è uno dei grandi elementi che ci può essere utile per essere veramente sostenibili. L’arte è la sostenibilità. Sono sicuro che tutti i ragazzi qui di fronte a me hanno studiato l’Agenda delle Nazioni Unite e i 17 obbiettivi che propone per salvare il pianeta. Oltre a lavorare con la Fondazione Pistoletto, nel mio percorso ho incontrato un gruppo di studiosi che propone di partire dalla persona singola. Hanno quindi creato degli obbiettivi di sviluppo interiori, suggerendo l’utilizzo di tre strumenti: il dialogo, il buon umore e l’arte. Inoltre la World Health Organization (Oms) ha scientificamente dimostrato come chi si occupa di arte vive meglio, affronta il mondo in modo più positivo ed è più portato a contribuire al miglioramento del pianeta”.
Saverio Teruzzi invece ha parlato di come la Fondazione Pistoletto agisce rispetto all’impegno per la rigenerazione intellettuale e sociale: “Michelangelo Pistoletto in uno dei suoi racconti del Terzo Paradiso parla per l’appunto di Pace Preventiva. Cioè bisogna prima dialogare trasformando le distanze in quello che potrebbe essere un noi, ovvero in persone che con idee diverse possono dialogare e trovare soluzioni teoriche e pratiche. Il Terzo Paradiso è una proposta, una rivoluzione pacifica che può portate messaggi che possono essere condivisi in tutte le attività umane. In questo senso, quando Michelangelo Pistoletto parla di sostenibilità lui dice che ci deve essere l’innovazione tecnologica combinata però all’azione responsabile di tutti noi”.
La chiacchierata si è conclusa con l’intervento dell’artista MAUPAL che ha condiviso il racconto della propria pratica rispetto ai laboratori che tiene in carcere: «attraverso il linguaggio dell’arte e il passe-partout dell’arte si crea una sensibilità anche in persone che non credono nemmeno di averla e il risultano sono dei laboratori sorprendenti anche dal punto di vista artistico. Con questi laboratori ho l’opportunità di interagire direttamente con persone e a quel punto l’interazione diventa personale e da lì scaturiscono poi una serie di conseguenze positive».
Il talk ha poi lasciato spazio alla coinvolgente performance di Maria Angeles Villa, che ha visto l’avvicendarsi di adulti e bambini, coinvolti direttamente in questa pratica. Il risultato, una lunga striscia di pezzi di lenzuolo annodati su cui sono state impresse parole significate a partire dall’incipit “Rigenerazione”, sarà donato alla Fondazione Pistoletto.