Il culto di Maria nell’Islam. il Corano le dedica un’intera sura ed é citata nella Costituzione egiziana

“L’Egitto è la culla della religione, il simbolo della maestà delle religioni monoteistiche. Sul suo suolo è cresciuto Mosè, qui gli si è manifestata la luce divina e qui Mosè ha ricevuto il messaggio sul Sinai. Sul suo suolo gli egiziani hanno accolto Nostra Signora la Vergine Maria e suo figlio e sono morti martiri a migliaia per difendere la Chiesa del Signore il Messia”. Il passo che qui si riporta non è,come ci si aspetterebbe, lo stralcio di un testo di storia del Medio Oriente scritto da un prete o da un monaco cristiano. Potrà suonare sorprendente, ma è quel che si legge nel preambolo della Costituzione egiziana1 che, dopo essere stata sottoposta a referendum popolare, venne promulgata al Cairo il 18 gennaio 2014, 17 Rabbei Awwal 1435, dall’allora presidente ad interim Adly Mansour. Parole alle quali segue poi un ampio riferimento a Maometto, definito il “Sigillo dei Messaggeri”, e all’Islam. E  che costituiscono certamente un omaggio politico alla grande comunità copta3 che vive nel Paese, ma che sancisconoanche formalmente e da un punto di vista, per così dire laico, quel riconoscimento da parte dell’Islam dell’assoluta centralità della figura di Maria. La madre di Gesù, che è il titolo che più frequentementele viene attribuito dai musulmani, è infatti la donna più citata dal Corano, il suo nome ricorre per ben 34 volte in 12 differenti capitoli, ed è menzionata più di suo figlio che compare 25 volte con il nome di Isa. A lei, figura straordinaria e bellissima, alla quale è intitolata un’intera sura del Libro Sacro, la 19, l’Islam riconosce un ruolo privilegiato e speciale, esaltandone la purezza, la verginità e la sapienza. Ed è talmente sentita e forte la devozione nei suoi confronti, che la si fa discendere direttamente da Maometto. Si racconta4 infatti che quando il profeta entrò alla Mecca nel 630 e conquistò la città, che lo aveva scacciato otto anni prima, impose  la sua religione e purificò la Ka’ba, il tempio delle tribù locali che ospitava 300 idoli.

Ne ordinò la distruzione, ma lui stesso salvò, portandola via, un’icona, quella che raffigurava la madre di Gesù. Un dettaglio non irrilevante se si considera che l’Islam non ammette il culto delle immagini e vieta totalmente la raffigurazione umana5. Maria è dunque figura eccelsa, madre di un profeta grandissimo, Gesù, è vergine, è dotata del potere di intercessione e del potere di sanare ciò che è insanabile, è anche la sola alla quale nel Corano viene dato l’appellativo di siddiqa, colei che è sempre veritiera, un attributo concesso a coloro che sono più vicini ad Allah. È definita, inoltre, per la sua virtù e la sua vicinanza a Dio, fonte di ispirazione per tutti quelli che cercano la retta via.  Nella sura al -Tahrim, la sura della Dichiarazione di illecità, la 66 versetto 12, viene indicata come modello per queste qualità: «… Maria, figlia di Imran (…), che si conservò vergine; sì che noi insuflammo in lei del Nostro spirito e che credette alle parole del Suo Signore e dei Suoi libri e fu una delle donne devote».

Un altro merito importantissimo le viene conferito nella sura 3, la sura della Famiglia di Imra, versetto 42: «… gli angeli dissero: In verità, o Maria, in verità Dio ti ha … purificata e ti ha eletta su tutte le donne del creato». La madre di Gesù è, dunque, la prescelta, la pura, colei che ha ricevuto lo spirito divino,e di questo suo privilegio viene informata con grande onore. Non solo. Dio l’ama a tal punto da ricoprirla di doni miracolosi: «… Ogni volta che Zaccaria entrava da lei nel santuario vi trovava cibo e diceva: O Maria, da dove proviene questoEd essa rispondeva: Mi viene da Dio, perché Dio dà della sua provvidenza, senza conto» (versetto 37).

Pura e vergine, tahara, è la madonna per l’Islam, come più volte viene sottolineato nel Corano. Non solo non ha mai conosciuto contatto carnale, ma in lei Dio ha irradiato il suo spirito impedendo che potesse essere contaminata da idolatria e da inclinazione per il male e trasformandola in un altissimo esempio anche in senso morale, un esempio di onestà e di rettitudine. Un hadith6 attribuitoa Maometto, sostiene infatti che solo Gesù e Maria sono stati preservati dal “tocco di Satana” al momento della loro rispettiva nascita. Secondo questo racconto tramandato dalla tradizione, ogni neonato, al momento di lasciare il grembo materno, emette un urlo straziante perché Satana gli fa male con un dito e lo colpiscecon un dardo. Nel caso di Gesù e di Maria, Satana non sarebbe riuscito nel suo intento perché entrambi erano protetti da un velo. Una ricostruzione che sicuramente risente dell’eco cristiana dell’esenzione della madre di Gesù dal peccato originale,concetto assolutamente estraneo all’Islam. Una storia circondata di mistero quella di Maria, specialissima donna, che occupa un posto specialissimo in Paradiso e nel cuore del Dio anche islamico. Una storia che il Corano racconta con semplicità e struggente poesia. La madre di Gesù, si dice nella sura 3, è figlia di Imran (Gioacchino della tradizione cristiana) e sorella di Aronne. Si narra nel Libro Sacro che Anna, moglie di Imran chiese a Dio un figlio per porlo al suo servizio. Poco dopo rimase

incinta e, trascorso il tempo, partorì, ma contrariamente alle attese, ebbe una figlia, che venne chiamata Maria. «Il maschio non è come la femmina, ma io l’ho chiamata Maria e la metto sotto la tua protezione, lei e la sua progenie, contro Satana il reietto. E il Signore l’accettò, d’accettazione buona, e la fece germogliare di germoglio buono» (versetto 36). La neonata fu quindi consegnata al tempio dove il profetaZaccaria, suo zio, ne assunse la cura e dove la bimba crebbe trascorrendo parte della vita nell’adorazione di Dio.

La sura 19, quella che porta il suo nome, prosegue poi rivelando come a questa giovanissima donna fu annunciata la sua miracolosa maternità. Accadde mentre era appartata dietro a un velo. Maria vide apparire l’angelo di Dio, Gabriele, in forma umana, e spaventata si rifugiò in Allah, ma l’angelo le disse: «Io sono il messaggero del tuo Signore, per donarti un fanciullo purissimo» (versetto 19). Maria con stupore replicò: «Come potrò avere un figlio, se nessun uomo m’ha toccata mai, e non sono una donna cattiva?» (versetto 20). L’angelo rispose: «Così sarà. Perché il tuo Signore ha detto: cosa facile è questa per me, e noi per certo faremo di lui un segno per gli uomini, un atto di clemenza nostra. Questa è cosa decretata» (versetto21).

Allora Maria concepì Gesù7 e al momento del parto si recò in un luogo lontano. Maria è sola quando nasce suo figlio, sola, appoggiata a una palma secca e urla la propria sofferenza con parole tremende: «Oh fossi morta prima, oh fossi ora una cosa dimenticata e obliata» (versetto 23). Ma Dio non l’abbandona. Sotto i suoi piedi zampilla un ruscello d’acqua limpidissima e l’albero riprende vigore e torna a dare datteri maturi,mentre una voce dall’alto la rassicura e la invita a non essere triste e a bere l’acqua e a mangiare i frutti della palma, a rallegrarsi del nuovo nato e a dire a chi avrebbe incontrato di aver fatto voto di non parlare. Così farà la donna quando la sua gente, biasimandola, la vedrà con il piccolo in braccio. E sarà proprio il neonato, nella versione coranica, prodigiosamente a parlare: «In verità io sono il Servo di Dio, il quale mi ha dato il Libro e mi ha fatto Profeta e m’ha benedetto dovunque io sia e m’ha prescritto la preghiera e l’elemosina finché sarò in vita e mi ha fatto dolce come mia madre, non mi ha fatto violento e scellerato. Sia pace su di me il giorno che nacqui, il giorno in cui morirò e il giorno in cui sarò suscitato a Vita» (versetti 31-32). Così Gesù dimostrò l’innocenza e la purezza della propria madre e presentò se stesso, cheera stato concepito senza padre, come segno di Dio. È precisato nella sura al versetto 35: «Non è da Dio prendersi un figlio, sia gloria a lui. Quando egli decide una cosa basta che dica sii, ed essa è».

Allah può tutto. Come ha creato Adamo, il primo uomo, e tutte le cose dal nulla, così può far nascere un figlio da una vergine. Un figlio speciale, certo, ma del quale non è il padre, quindi privo diquella natura divina che nell’Islam, che respinge assolutamente l’idea di Trinità, è sua esclusiva prerogativa. Gesù, che è chiamato Isa, per i musulmani è un profeta, un grandissimo profeta, venerato come tale, che ha avuto il privilegio di ricevere lo spirito, che è una grazie speciale di Dio, concessa a pochissimi esseri umani, tra cui sua madre e Maometto. Il Libro Sacro definisce Isa “Parola di Dio, Testimone di Dio nel giorno del giudizio, Vicino alla corte di Dio, Prescelto, Benefattore, Vita Benedetta”. E nella sura 61, la sura dei Ranghi Serrati, al versetto 6, Gesù è descritto come colui che annuncia la venuta del profeta Maometto. «O figli di Israele! Io sono il Messaggero di Dio a voi inviato, a conferma della Torah, che fu data prima di me, e ad annuncio lieto di un messaggero che verrà dopo di me e il cui nome è Ahmad»8.Gesù e Maria sono stati di certo islamizzati dal Corano, ma con rispetto e attenzione teologica.

E Maria è stata sempre anche oggetto di culto nel mondo musulmano. In Egitto, ad esempio, esistono una decina di santuari mariani, dove annualmente si recano in pellegrinaggio sia cristiani che musulmani. Lo stesso in Siria, i Pakistan, in Libano, a Harissa, dove c’è una maestosa statua della madonna, venerata anche da giovani coppie di entrambe le fedi che a lei vanno a consacrare il loro amore. In Turchia, nei pressi di Efeso, c’è poi quella che è ritenuta la casa della Vergine, che viene visitata ogni anno da centinaia di pellegrini musulmani. La madre di Gesù è anche molto rappresentata nell’arte islamica, soprattutto persiana e indiana del periodo Mogul, ed è presente anche iconicamente attraverso l’arte della calligrafia nei luoghi sacri dell’Islam e spesso sulle nicchie orientate in direzione della Mecca. Viene onorata con l’appellativo di Lei, hiya, in un elegante e bellissimo arabesco che si staglia sopra il mihrab9 della Moschea Blu di Istanbul. È sorprendente, comunque, la presenza di contaminazioni islamiche nelle raffigurazioni mariane in Occidente. Le più celebri e avvolte nel mistero si rintracciano in due capolavori assoluti di Gentile da Fabriano: la Madonna dell’Umiltà, che si trova nella Galleria Nazionale di Pisa e l’Adorazione dei Magi, conservato agli Uffizi di Firenze. Nel primo dipinto le parole della shahada musulmana  Lâ ilâha ‘illa I-Lâh, Non c’è che un unico Dio, compaiono in arabo lungo l’orlo del panno dov’è disteso Gesù, nel secondo, un’analoga scritta si legge nel nimbo della Vergine. Maria si conferma così grandiosa figura spirituale che unisce. Madre di tutti. Memoria di tutti i miti delle origini, luce per chi è avvolto dalle tenebre e ha bisogno di trovare il cammino. Segreto di Dio, come l’appella

l’Islam. Segreto di vita, che incarna la possibilità di dialogo tra le due religioni, dialogo che in alcuni momenti della storia è stato intenso e ricco e che si auspica possa riprendere.