Iran, riprende la repressione contro le donne che decidono di non portare il velo

Non sono solo le donne prese di mira dalla polizia della morale, ma anche le imprese e gli individui che osano sfidare la Sharia

In Iran, si assiste a una ripresa della repressione contro le donne che decidono di non indossare il velo in pubblico. Questo avviene già dal 13 aprile scorso, giorno in cui Teheran ha lanciato il suo primo attacco diretto contro Israele. Gli ayatollah hanno ordinato alla polizia religiosa di tornare a vigilare sulle strade per individuare le donne senza velo. La notizia è stata confermata da Reuters e ha suscitato indignazione sui social media.

Tutto è iniziato con la diffusione virale di un video che mostra una donna in lacrime a Tajrish, un quartiere a nord di Teheran. La donna ha avuto un attacco di panico dopo uno scontro con la polizia religiosa Ershad, che secondo testimoni l’accusava di non rispettare l’obbligo del velo. L’hashtag “Guerra contro le donne” ha rapidamente preso piede sui social.

Gli ayatollah stanno riutilizzando uno strumento draconiano per mantenere l’ordine sociale, dopo aver lanciato una nuova campagna chiamata “Noor” (“Luce” in persiano), ribadendo l’importanza del rispetto della legge.

Non sono solo le donne prese di mira dalla polizia della morale, ma anche le imprese e gli individui che osano sfidare la Sharia. L’obiettivo dichiarato è quello di rispondere alle richieste dei cittadini devoti, sempre più preoccupati per il crescente numero di donne che si mostrano senza velo in pubblico.

La guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, ha dichiarato che la violazione delle norme non può essere ignorata e che gli agenti devono adempiere ai loro doveri. Nelle università, gli studenti stanno iniziando a mobilitarsi, mentre la repressione del regime investe l’informazione e quindi i giornalisti. La giornalista Dina Ghalibaf è stata arrestata per aver rifiutato il velo e trasferita nella prigione di Evin, mentre il noto anchorman di Iran International Pouria Zeraati è stato attaccato vicino alla sua abitazione a Londra.

La nuova campagna è vista dagli attivisti come un tentativo di scoraggiare qualsiasi forma di dissenso in un momento di vulnerabilità per il governo clericale, anche a causa del coinvolgimento nel conflitto nella Striscia di Gaza, dove Teheran è considerata tra gli attori principali.

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