Israele, il giorno dopo l’attacco: finora 700 morti israeliani e almeno 100 ostaggi

Israele è in guerra, da un lato si sta armando il maggior numero dei cittadini e dall’altro il presidente Herzog si dice sicuro che il Paese prevarrà ancora una volta. La comunità internazionale offre il sostegno a Netanyahu e Biden assicura il sostegno militare

di Emilia Morelli

Infuriano i combattimenti in Israele, il giorno dopo che i miliziani di Hamas dalla striscia di Gaza hanno sfondato il confine e tempestato il Paese con una pioggia di 5.000 razzi. Il bilancio provvisorio parla di 150 siti colpiti dalle forze israeliane in risposta. Finora oltre 700 israeliani hanno perso la vita ma non si hanno notizie di altri 750 di cui almeno 100 sono in ostaggio. Più di 2100 i feriti di cui 350 molto gravi. Tra i palestinesi 413 morti e 2300 feriti.

Il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, ha incaricato la Divisione licenze sulle armi da fuoco di lanciare una “operazione di emergenza” volta a consentire al maggior numero possibile di cittadini idonei di armarsi. Nell’ambito di questo programma, qualsiasi cittadino che soddisfi i criteri per il possesso di armi da fuoco e non abbia precedenti penali o problemi sanitari potrà ricevere l’approvazione per il possesso di armi da fuoco entro una settimana previa intervista telefonica. Inoltre, qualsiasi cittadino che abbia depositato la propria arma da fuoco nell’ultimo anno a causa del mancato completamento del rinnovo o dell’addestramento, potrà recuperare la propria arma da fuoco. Da martedì, inoltre, verranno rilasciati i permessi per il possesso di armi da fuoco con un’autorizzazione per l’acquisto fino a 100 cartucce, contro il limite attuale di 50. Israele si sta armando e lo sta facendo con il dichiarato intento di “distruggere il nemico e salvare le vite dei cittadini”.

Il presidente israeliano Isaac Herzog ha  dichiarato che “gli eventi di questi giorni fanno parte di una guerra  ampia e di ampia portata. Una guerra del genere non finisce in un  batter d’occhio. I nostri nemici stanno compiendo notevoli sforzi psicologici, utilizzando attacchi informatici e diffondendo filmati e  resoconti falsi, tutto nel tentativo di instillare paura e ansia nei  nostri cuori. C’è un fatto indiscutibile: ancora una volta, lo Stato  di Israele prevarrà. Non abbiamo altra scelta”. Herzog ha chiesto inoltre di “mantenere lo spirito di coraggio e di  unità tra la gente ed evitare la diffusione di video e voci infondate  che servono alla guerra psicologica del nemico”. Ha sottolineato  l’importanza di seguire le istruzioni del Comando del Fronte Interno. “Non dobbiamo essere compiacenti: ci aspettano giorni difficili. È  tempo di unirci contro il nemico e di agire con  determinazione”, ha concluso.

Queste battute sono significative ed un chiaro indice che Israele è nel panico più profondo. Nonostante il sistema di difesa più celebrato al mondo e i missili abbiano colpito edifici e ucciso persone ciò che maggiormente ha colto di sorpresa il Paese è stata l’infiltrazione di centinaia di miliziani armati di Hamas.  Un numero di ostaggi che, ancora in serata, non è stato confermato ufficialmente, ma comunque è alto, forse attorno al centinaio. Tra questi vi sono bambini, donne e anziani, per lo più innocenti civili che sono stati prelevati con la forza e trascinati dentro la Striscia, considerati preziosa merce di scambio quando arriverà il momento di negoziare il cessate il fuoco. Nel frattempo, sui social vengono diffusi video in cui si vedono le violenze e le umiliazioni inferte dai combattenti di Hamas agli israeliani prigionieri.

“E’ il momento di cancellare le infrastrutture di Hamas. Israele non accetterà nessun falso paragone tra un gruppo che semina terrore e prende di mira innocente e il democratico Stato di Israele. Abbiamo visto centinaia di ebrei massacrati a sangue freddo”, ha affermato l’ambasciatore israeliano all’Onu Gilad Erdan, in un messaggio ai giornalisti al Palazzo di Vetro, dove è prevista la riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza. “Questa – ha aggiunto Erdan – non è solo una guerra contro Israele, questa è la guerra al mondo libero, è la guerra alla civiltà, Israele è in prima linea contro il terrorismo. Se non dovessimo farcela noi, sarebbe il mondo intero a pagarne il prezzo”. L’ambasciatore ha invocato un “sostegno solido” dalle Nazioni Unite perchè Israele “difenda se stessa”.

Mentre in Israele è stato dichiarato lo stato di emergenza esteso per tutto il Paese il principale comandante militare di Hamas, Abu Ubaida, che rappresenta uno dei principali obiettivi dei servizi segreti e delle forze armate israeliane (insieme a Ismail Haniyeh), in un discorso a Gaza, ha esternato riconoscenza all’Iran e alla sua leadership per il contributo fornito nell’organizzazione dell’operazione “Alluvione Al-Aqsa”. “Esprimiamo gratitudine alla Repubblica Islamica dell’Iran per il sostegno fornito in termini di armi, finanziamenti e altre risorse”, ha detto testualmente.

La comunità internazionale è stretta attorno a Israele. L’ufficio del primo ministro israeliano Netanyahu ha comunicato che oggi il premier ha avuto colloqui con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni e il primo ministro britannico Rishi Sunak. Secondo quanto riferito, “i leader hanno espresso un sostegno incrollabile al diritto di Israele all’autodifesa”.

Il presidente degli Stati Uniti Biden ha ordinato di assicurare un “ulteriore sostegno” militare a Israele dopo gli attacchi di Hamas. Verso l’ok a un significativo trasferimento di armi, nonostante le forniture all’Ucraina contro la Russia. Intanto, il presidente iraniano Raisi ha parlato con i leader di Hamas e della Jihad islamica e ha avvertito che il suo Paese “sostiene la legittima difesa della nazione palestinese”.

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