Israele, violenta repressione delle proteste palestinesi a Gerusalemme: oltre 300 i feriti

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scontri-isdraele-gerusalemmedi Emilia Morelli

Continuano incessanti le proteste a Gerusalemme ad opera dei manifestanti palestinesi che vogliono opporsi agli espropri avvenuti nella zona Est della Città Santa, in particolare a Spianata delle Moschee. Lanci di pietre a cui gli agenti rispondono sparando proiettili di gomma e granate. I feriti palestinesi ammontano ad oltre 300 persone ogni due giorni, in una furia sanguinaria che non accenna a fermarsi.

Dei  feriti almeno 7 sono dichiarati in condizioni gravi, mentre oltre 220 sono stati ricoverati in un ospedale di Gerusalemme Est o in un ospedale da campo allestito vicino al luogo delle proteste. L’ospedale al-Makassed di Gerusalemme est ha indetto lo stato di emergenza, mentre il numero di persone cha ha bisogno dei soccorsi aumenta di ora in ora.  Secondo un report dell’ Unicef tra i feriti vi rientrano anche diversi bambini: “Negli ultimi due giorni, 29 bambini palestinesi sono stati feriti a Gerusalemme Est, anche nella Città vecchia e nel quartiere di Sheikh Jarrah. Otto minorenni palestinesi sono stati nel frattempo arrestati. Tra i feriti, anche un bambino di un anno. Alcuni bambini, che sono stati portati in ospedale per essere curati, avevano ferite alla testa e alla spina dorsale. L’Unicef ha ricevuto rapporti secondo cui alle ambulanze è stato impedito di arrivare sul posto per assistere ed evacuare i feriti e che una clinica in loco è stata colpita e perquisita”, così si legge in una nota congiunta di Ted Chaiban, direttore regionale dell’Unicef per il Medioriente e il Nord Africa, e Lucia Elmi, rappresentante speciale dell’agenzia in Palestina.

Non sembra intenzionato a porre fine agli scontri in maniera pacifica Kobi Shabtai, il capo della Polizia Palestinese che ha dato ordine agli agenti di respingere i manifestanti del luogo “con i mezzi di dispersione usati nelle dimostrazioni. Le forze di polizia e quelle di frontiera – si aggiunge in un comunicato ripreso dai media – sono ora impegnate a stroncare la violenza sul Monte del Tempio (o Spianata delle Moschee, ndr) e nelle altre aree della Città Vecchia”. La polizia, considerato il periodo del Ramadan e che sono frequenti le preghiere del mattino al Muro del Pianto che si trova immediatamente sotto la Spianata,  “non consentirà agli estremisti di danneggiare la sicurezza pubblica”.

Il governo di Benjamin Netanyahu conferma il sostegno alla polizia che “mantiene una posizione forte fra tolleranza e intolleranza, fra violenza selvaggia e l’ordine della legge” secondo quanto afferma il primo ministro.

La Corte Suprema ha, invece, rinviato la decisione sul possibile sfratto di una ventina di famiglie che vivono nelle zone di Sheikh Jarrah e Silwan dopo che alcune organizzazioni di coloni oltranzisti hanno ottenuto dal tribunale la conferma del diritto di proprietà sugli edifici: appartenevano a ebrei prima della nascita dello Stato d’Israele nel 1948, i palestinesi ci abitano da almeno sessant’anni.

Hussein al-Sheikh, esponente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp)  parla di ” una aggressione criminale” da parte di Israele: “L’Anp –scrive Hussein al-Sheikh in un post su Twitter– sta valutando tutte le possibilità per rispondere a questa aggressione criminale contro i luoghi santi e i residenti”. Intanto, il movimento che  si erge a protettore della Spianata – considerato il terzo luogo più sacro per l’islam – dove la polizia ha fatto irruzione per disperdere i fedeli dopo le preghiere e per sequestrare le pietre e i bastoni portati dentro da alcuni. Dalla Striscia di Gaza i fondamentalisti minacciano di partecipare alla lotta ancor più duramente che con qualche razzo lanciato nella notte sulle città israeliane. Soprattutto vogliono mettere in difficoltà il presidente Abu Mazen che ha cancellato le elezioni promesse, è dal 2006 che i palestinesi non possono votare. Privati della possibilità di esprimere le loro preferenze in maniera democratica, Hamas vuole chiudere la partita con le battaglie nelle strade.

Il portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, invita il popolo palestinese a insorgere e a unirsi ai manifestanti per opporsi agli espropri nei Territori Occupati. “Quanto avviene nella Moschea al-Aqsa è una vera strage e un crimine di guerra. Facciamo appello al nostro popolo affinché scenda nelle strade ed affronti l’occupante”, ha detto. Così sono anche in corso preparativi per nuove manifestazioni lungo il confine tra la Striscia e Israele, con camion pieni di pneumatici da bruciare che si stanno già dirigendo verso la frontiera. Le gomme sono messe a disposizione dei manifestanti per essere bruciate impedendo così con il fumo la vista ai soldati israeliani dall’altra parte del reticolato di protezione.

E proprio dalla Striscia di Gaza, roccaforte del movimento, continua il lancio di razzi nel territorio israeliano. Secondo la Radio Militare, sono stati tre, dopo quelli di ieri, i lanci dalla Striscia: “Un razzo, a quanto pare, è stato intercettato da una batteria Iron Dome”. In precedenza le sirene di allarme erano risuonate a Sderot. Altri razzi sono stati, inoltre,  sparati da Gaza e Israele ha reagito colpendo una postazione di Hamas. In seguito a questi incidenti Israele ha chiuso il valico di transito con la Striscia ad Erez e le zone di pesca di fronte a Gaza.

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