La Corte Suprema Usa cancella il diritto costituzionale all’aborto

di Emilia Morelli

Un giorno buio per la storia statunitense. Un giorno in cui si sono spazzati via con un colpo di spugna 50 anni di precedenti giurisprudenziali, ma soprattutto uno dei fondamentali diritti all’autodeterminazione nella vita di una donna. La  Corte suprema Usa, con 6 voti a favore e 3 contrari, ha annullato la sentenza che finora ha garantito alle donne il diritto di abortire: una pronuncia della stessa Corte del 1973, Roe v. Wade,  con cui si era riconosciuto texana Norma McCorvey il diritto di interrompere la gravidanza.

Il tema, la cui importanza è indiscutibile,  è rimesso, così, alla legislazione interna di ogni stato.  Peraltro, la legislazione in materia è ferma a 50 anni fa e in circa la metà degli Stati Usa l’aborto era considerato un reato e, in quanto tale, non praticabile in nessun caso. In oltre 10 Stati l’interruzione volontaria di gravidanza era considerata legale solo in casi particolari quali il pericolo per la salute della mamma, malformazioni fetali, stupri o incesti. Dopo la decisione della Corte Suprema è intervenuta anche una nuova legge in Missouri, con cui il governatore repubblicano Mike Parson si è affrettato a vietare l’aborto.

A Washington, intanto, la folla sta manifestando contro la decisione dei giudici federali. Il numero di persone aumenta di ora in ora e si leggono cartelli che recano slogan quali “Non è il tuo corpo, non è la tua scelta” e altri in cui si disconosce il ruolo della Corte Suprema e se ne chiede l’abolizione. Tra i manifestanti, soprattutto giovani, vi sono persone provenienti da ogni parte degli Stati Uniti. “Protesteremo ogni giorno, faremo chiudere questo Paese”, si promettono l’un l’altro. Davanti la corte suprema c’è anche qualche manifestante Pro life, che invece esulta. Tuttavia non vi è alcuna tensione tra i due schieramenti.

“La Corte Suprema sta letteralmente riportando l’America indietro di 150 anni. Questo è un giorno triste per gli americani e il Paese”, ha detto il presidente Usa, Joe Biden,che ha continuato: “Sono stati tre giudici nominati da un presidente, Donald Trump, quelli al centro della decisione odierna (della Corte Suprema) di eliminare un diritto fondamentale delle donne in questo Paese”, decisione che il presidente Usa ha definito “un tragico errore”. La decisione rispecchia, infatti, gli attuali equilibri interni alla Corte. I voti favorevoli all’annullamento della sentenza sono stati i 6 dei giudici conservatori, tra cui i tre nominati da Trump. I tre giudici liberali – Stephen Breyer, Sonia Sotomayor e Elena Kagan – hanno votato contro: “Con dispiacere – per questa Corte, ma soprattutto per i molti milioni di donne americane che oggi hanno perso una fondamentale protezione costituzionale – dissentiamo”, hanno scritto in una nota congiunta.

Il presidente della Corte Suprema, John Roberts, non si è unito alla maggioranza, facendo presente di non volere il ribaltamento della sentenza Roe v. Wade ma di sostenere la legislazione del Mississipi che vieta gli aborti dopo 15 settimane.

“La Corte Suprema  ha relegato la decisione più intensamente personale che qualcuno possa prendere ai capricci di politici e ideologi: (sono state) attaccate le libertà fondamentali di milioni di americani”, ha sottolineato l’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.

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