Crisi libica. Il paese perde 60 mln di dollari al giorno per il blocco dei pozzi

di Velia Iacovino

Il petrolio è la linfa vitale della Libia. Ma mentre il prezzo globale del greggio sale ai suoi massimi dal 2014 anche per via della guerra in Ucraina, il paese nordafricano  perde 60 milioni di dollari al giorno a causa della chiusura forzata  dei suoi principali terminal e giacimenti petroliferi, compresi alcuni nei quali opera anche l’Eni. La produzione, secondo quanto riporta la tv qatarina Al Jazeera, che cita un’ intervista di Afp al ministro del Petrolio e del gas Mohammed Aoun, è diminuita di circa 600.000 barili al giorno, praticamente dimezzandosi. E questo a causa della grave situazione di stallo politico che la Libia sta vivendo dalla fine nel 2011 del regime di Muammar Gheddafi nel corso di una guerra civile sostenuta dalla Nato.

Il blocco è il risultato del braccio di ferro tra le forze politiche libiche orientali che sostengono Fathi Bashaga premier ( nomina votata all’unanimità dal parlamento di Tobruk il 10 febbraio scorso) e lo schieramento che a Tripoli non ne riconosce la carica e appoggia invece il primo ministro ad interim Abdulhamid Dbeiba, saldamente deciso a passare la mano soltanto ad un successore eletto nell’ambito di regolari consultazioni popolari, consultazioni che si sarebbero dovute tenere lo scorso 24 dicembre e che sono state prima rinviate per poi saltare del tutto.

Uno scontro politico, che potrebbe tradursi in un nuovo conflitto armato. Nei giorni scorsi infatti i fedelissimi di Dbeibah e del governo di unità nazionale hanno rafforzato la concentrazione di forze militari nella capitale nel timore dell’arrivo in città di Bashaga, che aveva preannunciato la volontà di insediarsi a Tripoli pacificamente.

Intanto, nessun risultato sembra profilarsi dai negoziati promossi dalla missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) tra l’Alto Consiglio di Stato – che sostiene Dbeibah – e il Parlamento per concordare una base costituzionale che dovrebbe governare il processo elettorale.