La Russa presidente del Senato senza FI come cambia lo scenario, alla Camera la terza fumata nera

di Emilia Morelli

Ignazio La Russa è stato eletto presidente del Senato al primo colpo con 116 voti e 65 schede bianche. Vediamo di guardare meglio i numeri e di capire ora come cambia lo scenario. Il neopresidente del Senato è stato eletto senza i voti di Forza Italia che non ha risposto alla chiama, per gli azzurri hanno votato solamente Berlusconi e Casellati. In compenso La Russa è stato votato da circa una ventina di senatori che non si è ben capito a quale partito appartengano. Il Pd si è detto immediatamente estraneo accusando il Terzo Polo, Renzi ha respinto le accuse, c’è chi poi ha puntato il dito contro i senatori pentastellati. Dall’elezione di La Russa, comunque, un dato è emerso con chiarezza: la coalizione di centrodestra, risultata vincitrice alle elezioni, si è divisa alla prima prova d’aula ma altrettanto ha fatto l’opposizione.

Prima dell’elezione una nota di colore l’ha regalata l’acceso dibattito tra Silvio Berlusconi e Ignazio La Russa. La Russa è passato davanti al banco nell’aula di palazzo Madama dove era seduto il Cavaliere, i due si sono parlati per pochi secondi ma le immagini riprese dai Tg mostrano chiaramente un segno di stizza di Berlusconi che ha sbattuto la penna sul banco e chiuso bruscamente la cartellina mentre ha detto qualcosa a La Russa che è apparsa ai più un’imprecazione. “Sinceri auguri al nuovo presidente del Senato Ignazio La Russa. Forza Italia ha voluto dare un segnale di apertura e collaborazione con il voto del presidente Berlusconi. Ma in una riunione del gruppo di Forza Italia al Senato è emerso un forte disagio per i veti espressi in questi giorni in riferimento alla formazione del governo. Auspichiamo che questi veti vengano superati, dando il via ad una collaborazione leale ed efficace con le altre forze della maggioranza, per ridare rapidamente un governo al Paese”, ha scritto poi Silvio Berlusconi sui social. Tra i veti a cui fa riferimento il Cavaliere vi è sicuramente in pole position il caso che vede coinvolta la sua fedelissima, Licia Ronzulli. Berlusconi l’avrebbe voluta a capo di un ministero di peso, quale Istruzione o Sanità, eppure sembra -dalle parole dello stesso Berlusconi- che a trattativa conclusa Ronzulli non avrà alcun ministero. Berlusconi ha interpretato la scelta di Fdi come un vero e proprio affronto personale e, legittimamente, si ci domanda se l’elezione della seconda carica dello Stato non sia solo il primo di molti e numerosi attriti che vedranno protagonista la coalizione uscita vittoriosa dalle elezioni 2022. “Forza Italia che non vota, Berlusconi si, però poi manda aff il candidato Presidente del Senato. Se questo è il debutto siamo messi male” ha commentato, in proposito, Carlo Calenda.

Ironia della sorte a passare il testimone ad Ignazio La Russa è stata Liliana Segre, superstite dell’olocausto. Segre ha aperto la legislatura facendo un discorso sui valori condivisi, le istituzioni rispettate, definendo la Costituzione il “testamento di centomila caduti morti per la libertà”, esprimendosi chiaramente contro ogni forma di discriminazione, odio o “devianza”. La Russa, invece, che di secondo nome si chiama Benito e non ha mai fatto mistero del suo orientamento politico “estremista”, alzando il braccio destro in più occasioni, ha parlato dei caduti “in divisa”, ha citato Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa. Della Costituzione ha detto che va riformata, La Russa ha citato Pertini e Violante, salutato il Papa, Draghi e Meloni. Insomma, come lui stesso ha dichiarato “si sforzerà di essere il presidente di tutti”.

Intanto, alla Camera si sono succedute tre fumate nere. Durante le votazioni si sono incontrati la leader di Fdi, Giorgia Meloni, e il segretario della Lega, Matteo Salvini molto probabilmente nel tentativo di trovare una convergenza su un nome per la presidenza della Camera evidentemente senza risultati. Al terzo scrutinio i presenti  erano 377, votanti 377, maggioranza richiesta per i due terzi 252, hanno ottenuto voti: Casu 3, Molinari 2, dispersi 7. Le schede bianche sono state 357, 8 i voti nulli.

La quarta votazione per eleggere il presidente della Camera, che si terrà domani alle 10.30, sarà la prima per la quale basterà la metà più uno dei componenti, serviranno, quindi, 201 voti per eleggere la terza carica dello Stato. Il centrodestra unito dispone di 237 voti, sulla carta.

Salvini sembra sicuro che presidente della Camera sarà un leghista e il favorito sembra essere Lorenzo Fontana. “Ho chiesto a Riccardo Molinari la disponibilità a proseguire il suo mandato da capogruppo della Lega a Montecitorio, nonostante avesse tutte le carte in regola per fare il Presidente della Camera”, ha detto il leader del Carroccio. “Molinari è stato e sarà il miglior capogruppo possibile, ruolo per me politicamente più rilevante per i prossimi cinque anni”, ha sottolineato. Il segretario ha poi incontrato i vicesegretari Andrea Crippa, Lorenzo Fontana e Giancarlo Giorgetti. Giorgetti ha rimesso a Salvini la decisione per un eventuale incarico nel futuro governo di centrodestra. Fontana, già vicepresidente della Camera, resta il candidato per la terza carica dello Stato, sebbene intercettato dai cronisti abbia ironizzato: “Non so nulla, solo che Giorgetti va alla Juve e io al Verona”.

Forza Italia potrebbe spaccarsi sul voto di domani a Lorenzo Fontana per la presidenza della Camera. Secondo l’agenzia LaPresse parte del gruppo a Montecitorio, guidato da Licia Ronzulli, è pronto a non partecipare al voto, replicando quanto accaduto in Senato oggi, mentre i più vicini ad Antonio Tajani vogliono sostenere il candidato della Lega, concordato appunto con Giorgia Meloni. La tensione resta “altissima”, riferiscono fonti azzurre, e non si esclude una riunione a Villa Grande per serrare i ranghi.

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