Le relazioni pericolose: UBI – Parvus, Lannutti (M5S) chiede intervento Ministro Gualtieri

Interrogazione al Senato per avere contezza “sull’effettivo assetto azionario di UBI Banca, che potrebbe incidere in maniera impropria sull’OPS di Banca Intesa su UBI”

di Carlo Longo

Milano – Sul controverso rapporto tra Ubi e Parvus Asset Management Europe Ltd, la società di Edoardo Mercadante e Mads Gensmann con sede a Londra e alle Cayman arriva ora a chiedere chiarezza una interrogazione che il senatore del Movimento 5 Stelle (e “maestro” della gran parte dei parlamentari grillini che si occupano di finanza), Elio Lannutti, rivolge al Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Il Presidente onorario di Adusbef chiede di sapere “se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di gravissime frodi elusive dell’ordinamento fiscale e societario inerenti UBI Trustees, controllata da UBI International, che gestiva quaranta trust, già censurati dal membro del consiglio di gestione di UBI, Italo Lucchini, che aveva criticato la legittimità dei trust amministrati in rapporto alla normativa italiana, sempre più restrittiva in campo fiscale”. Ma non solo chiarimenti, il senatore Lannutti va oltre domandando a Gualtieri “se non abbia il dovere di chiedere informazioni conto alle autorità competenti sull’effettivo assetto azionario di UBI Banca, che potrebbe incidere in maniera impropria sull’OPS di Banca Intesa su UBI”.

L’interrogazione segue l’invio di due lettere, una al Cda e l’altra al comitato di controllo sulla gestione di Ubi, con la quali Intesa Sanpaolo  intimava all’Ad Victor Massiah e a tutta la struttura operativa di Ubi di attenersi alla “passivity rule”. Le lettere, inviate per conoscenza anche alla Banca d’Italia e alla Consob, contenevano cioè l’invito formale a rispettare la regola che mira a salvaguardare la contendibilità delle società quotate, impedendo agli amministratori di attuare “iniziative difensive” per scongiurare offerte e scalate esterne. L’iniziativa di Intesa contestava a Massiah un attivismo che di fatto mina la libertà dei soci di valutare se aderire o meno all’Offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata lo scorso 17 febbraio.

Dopo le lettere di Intesa arriva ora l’interrogazione di Lannutti che in realtà di questo problema di occupa già da tempo. Le premesse dell’atto formale del senatore pentastellato ricostruiscono bene tutta la vicenda. Le riproponiamo per intero perché danno un quadro molto preciso dell’accaduto: “premesso che in esposti denunce, inviate nel novembre 2012 alle procure di Bergamo e Milano, Adusbef aveva chiesto di accertare alcune censurabili condotte dei manager del gruppo UBI Banca, con particolare riferimento alla legge n. 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa, che, in aggiunta alla responsabilità della persona fisica che realizza l’eventuale fatto illecito, aggiunge la responsabilità in sede penale degli Enti per alcuni reati commessi nell’interesse o a vantaggio degli stessi, da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, amministrazione o direzione dell’ente o di una sua organizzazione dotata di autonomia finanziaria o funzionale e da persone sottoposte a direzione o vigilanza di uno dei soggetti indicati; in un ulteriore esposto denuncia inoltrato alle procure di Milano, Bergamo e Roma il 4 aprile 2016, il presidente dell’Associazione azionisti UBI Banca ed il presidente dell’Adusbef avevano chiesto di accertare fatti e circostanze riguardanti il gruppo UBI Banca, già oggetto di inchieste penali a seguito di precedenti e analoghe denunce, ripetutamente presentate dal 2012, riguardanti frodi fiscali, costituzione all’estero di rilevanti capitali e reiterati episodi di mala gestio; con riferimento all’OPS (Offerta pubblica di scambio volontaria totalitaria) su UBI Banca, Intesa Sanpaolo rende noto di aver ricevuto dalla Consob comunicazione del riavvio, dalla data del 24 giugno 2020, dei termini del procedimento concernente l’offerta, i cui termini istruttori avranno, pertanto, scadenza il 28 giugno; l’OPS ha ad oggetto un numero massimo di azioni ordinarie di 1.144.285.146 di UBI. L’operazione prevede che Intesa offra 17 sue azioni ogni 10 azioni di UBI Banca, con un rapporto di concambio pari a 1,7 volte. Il premio per gli azionisti, lo scorso  18 febbraio, era tra il 28 e il 39 per cento, a seconda che si considerasse il prezzo del 14 febbraio o la media ponderata dei prezzi di UBI negli ultimi sei mesi”.

Lannutti entra dunque nel merito della vicenda più attuale, vale a dire l’Ops: “Obiettivo dell’offerta di Intesa San Paolo lanciata a febbraio – scrive il Presidente Onorario di Adusbef – è acquisire l’intero capitale sociale di UBI Banca e conseguire la revoca delle relative azioni dalla quotazione da Piazza Affari. Il 6 marzo 2020 è avvenuto il deposito del Documento di offerta presso Consob e di interruzione dei termini per la conclusione del procedimento per l’approvazione del Documento di offerta il 22 giugno 2020. Il 5 giugno Intesa ha ricevuto dalla BCE l’autorizzazione preventiva all’acquisizione diretta di una partecipazione di controllo (pari almeno al 50 per cento del capitale più un’azione) in UBI Banca, nonché per l’acquisizione indiretta di una partecipazione di controllo in Iw Bank. Anche l’IVASS aveva dato il permesso all’OPS di Intesa su UBI Banca per l’acquisizione indiretta di una partecipazione di controllo in BancAssurance Popolari e partecipazioni qualificate in Aviva Vita e Lombarda Vita”

La conclusione dell’interrogazione del senatore Lannutti è tutta dedicata al rapporto tra la banca guidata da Massiah e la Parvus: “a quanto risulta all’interrogante: il primo azionista di UBI Banca (7,933 per cento) è il fondo Parvus Asset Management Europe Ltd di Edoardo Mercadante e Mads Gensmann; la Parvus Asset Management Europe Ltd è un fondo d’investimento con base a Londra e ha due soli dipendenti; la Parvus Asset Management Europe Ltd è controllata dalla Parvus Asset Management Ltd, con sede alla Cayman, di cui non si conoscono soci e azionisti. Fino al novembre 2017 UBI Banca era proprietaria di UBI International, con sede in Lussemburgo; secondo quanto rivelato da “il Fatto Quotidiano”, UBI Trustees, controllata da UBI International, gestiva quaranta trust, così definiti dal membro del consiglio di gestione di UBI, Italo Lucchini: «Ho chiesto informazioni sulla legittimità dei trust amministrati in rapporto alla normativa italiana, sempre più restrittiva in campo fiscale. Ho ammonito in merito alla delicatezza delle pratiche gestite da UBI Trustee»; nella citata denuncia dell’aprile 2016 di Adusbef ed Associazione piccoli azionisti UBI, Giorgio Iannone, UBI International (con sede in Lussemburgo) figurava tra le carte dei “Panama Papers” come controllante di società offshore (basate a Panama e alle Seychelles) che avevano tra gli scopi quello di far evadere il fisco ai propri azionisti; in seguito a questo scandalo, nel novembre 2017 UBI Banca ha venduto a Efg International la UBI International; pochi giorni dopo la cessione di UBI International è diventato principale azionista di UBI Banca la Parvus Asset Management Europe Ltd; la Procura di Milano, che dopo Bergamo, conduce il secondo filone di indagini, cerca di capire se è vero ci sia stata trasmigrazione da UBI International Parvus, le cui quote potrebbero condizionare la riuscita o meno dell’OPS, sospettando che i soci occulti della Parvus Asset Management Ltd siano i sei grandi azionisti di UBI Banca: le famiglie Bombassei, Bosatelli, Pilenga, Radici, Andreoletti, Gussalli Beretta; deponendo al processo riguardante UBI Banca a Bergamo il 9 marzo 2018, il banchiere ex presidente di Intesa, Giovanni Bazoli, dopo aver criticato le indagini del PM Fabio Pelosi e la Guardia di finanza ha ribadito che tutte le sue scelte sono state fatte per il bene di UBI Banca e in perfetto accordo con Banca d’Italia”.

La denuncia di Lannutti è circostanziata, somma questioni diverse che vanno dalle frodi fiscali e societarie e arrivano alla salvaguardia della contendibilità di Ubi posta dalla stessa Intesa. Ora il Ministro dovrà dare una risposta che tuttavia in qualche modo travalica le posizioni delle diverse parti in causa. Quello che scriverà Gualtieri toccherà infatti il tema della trasparenza e del rispetto delle regole da parte delle istituzioni finanziarie e bancarie. E, ovviamente, la sorte dei piccoli azionisti, che rischiano di essere i più danneggiati se l’Ops di Intesa dovesse incontrare ostacoli.

Ma Lannutti non è solo in questa sua attività di denuncia. Una richiesta di indagine sul Fondo Parvus è arrivata anche alla Commissione di inchiesta sul sistema bancario e finanziario della Camera. A scriverla, questa volta, è il deputato di Italia Viva, Camillo D’Alessandro, il quale rivolgendosi alla presidente Carla Ruocco e ai membri della Commissione ha chiesto di fare chiarezza su «Parvus Asset Management Limited controllato da una società con sede nelle Cayman» a cui fa riferimento l’8% di Ubi . Parvus, scrive D’Alessandro riferendosi all’Ops, potrebbe «incidere su operazioni di rilevanza strategica per il Paese», e per questo, sottolinea il deputato renziano, occorre  convocare i vertici di Parvus al fine di accertare «l’origine dei fondi» e «chiarire le sue attività in Italia».

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