di Ennio Bassi
“Bluebell Partners Ltd le scrive in quanto azionista di Leonardo S.p.A. per esprimerle la nostra assoluta contrarietà alla permanenza del dott. Profumo alla guida del gruppo Leonardo. Come noto, il 7 aprile u.s. sono state pubblicate le motivazioni della sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Milano che il 15 ottobre 2020 aveva condannato il dott. Profumo a sei anni di reclusione in quanto colpevole di gravi reati finanziari. Per sua comodità, troverà in allegato uno stralcio della sentenza con alcuni passaggi significativi”. Comincia così una lettera inviata il 12 aprile scorso al Presidente di Leonardo, Luciano Carta, e per conoscenza al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, e al Ministro dell’Economia e Finanze, Daniele Franco, da parte di Bluebell e a firma di Giuseppe Bivona Marco Taricco.
La lettera, che segue altre iniziative prese negli scorsi mesi per chiedere le dimissioni di Profumo e che Associated Medias è in grado di anticipare nella sua completezza, ha un peso formale perché il fondo londinese, essendo azionista di Leonardo, non potrà non essere preso in considerazione. Ma chi c’è dietro questo fondo e perché questo insistere nelle dimissioni del Ceo della più grande azienda di difesa italiana?
Taricco ha fondato insieme a Bivona il fondo di diritto inglese nel 2019, benché le attività fossero già cominciate nel 2014. Loro si definiscono “attivisti” impegnati a vigilare sulla correttezza nella gestione delle grandi aziende internazionali, delle quali diventano tatticamente piccoli azionisti. Certamente sono un fondo atipico perché in effetti l’attività che più li hanno resi noti è di fare le pulci alle grandi compagnie. E lo fanno spesso in alleanza di grandi fondi quali Third Point, Elliott e Jana Partners. Con il ruolo di partner e co-chief investment officer, Taricco gestisce il fondo da Londra insieme a Bivona e a Francesco Trapani, ex amministratore delegato di Bulgari, conosciuto nel 1995, ai tempi dell’Ipo della grande gioielleria romana. Taricco del resto è uno del mestiere. Prima di dare vita a Bluebell aveva lavorato per molti anni nelle più grandi banche d’affari internazionali come JP Morgan, Goldman Sachs o Morgan Stanley, occupandosi di grandi operazioni come, per esempio, la privatizzazione di Telecom Italia e le quotazioni di Gucci, di Mediaset e Ferragamo.
Ma torniamo alla lettera scritta al presidente Carta. “Quando il 15 ottobre 2020 fu pronunciata la sentenza – scrive Bleubell Partners – il Consiglio d’Amministrazione espresse immediatamente “piena fiducia” al dott. Profumo. D’altra parte, pur valendo la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva passata in giudicato, i Soci, il Consiglio d’Amministrazione, il Collegio Sindacale e l’Organismo di Vigilanza di Leonardo non possono e soprattutto non devono ignorare riscontri monumentali e motivazioni pesanti come macigni, per come emersi dalla lettura della sentenza, da cui risulta che: il dott. Profumo possiede «spiccata capacità a delinquere», ha dato «consapevole adesione al piano delinquenziale», ha attuato un «disegno criminoso» ed ha fatto ricorso al «più sofisticato degli inganni». Il tutto supportato da «granitico compendio probatorio (non valutativo)”.
Le accuse di Taricco e Bivona che argomentano la richiesta di dimissioni immediate di Profumo non finiscono qua. Leggiamo: “A rendere la situazione ancora più preoccupante, si aggiunge la circostanza che il dott. Profumo, il giorno stesso della pubblicazione della sentenza (7 aprile u.s.), ha avviato una campagna di disinformazione emettendo un ‘comunicato congiunto’ (Allegato 2), poi trasformato in un’intervista sul Sole24Ore (Allegato 3), caratterizzato da assenza di correttezza e veridicità. Troverà in Allegato 2 le nostre sintetiche annotazioni a riguardo. In vero, il citato ‘comunicato congiunto’ aggiunge ulteriore evidenza a quanto accertato dal Tribunale di Milano ovvero che il dott. Profumo promuove di sé «un’immagine immacolata, provvidenziale e salvifica» (p. 273 della sentenza) senza farsi scrupolo di ricorrere al «mendacio» (p. 272 della sentenza) (vedere smentita pubblicata dal Sole24Ore, Allegato 3)”.
Nella parte finale della lettera, il fondo inglese poi si concentra sull’inadeguatezza dello status di Profumo a gestire la carica. “Dalla lettura della sentenza – si legge – non residuano dubbi che la condotta del dott. Profumo integri una grave violazione del Codice Etico di Leonardo, che il dott. Profumo non sia ‘fit and proper’ per ricoprire la carica di Amministratore Delegato e che la sua permanenza alla guida della Società rischi di creare insanabile pregiudizio alla reputazione, allo sviluppo commerciale e più in generale all’attuazione dei programmi e delle strategie della Società – si pensi a quale sarebbe la probabilità di successo del rimandato IPO di DRS non appena il prospetto della quotazione (“Form S-1 Registration Statement”) sarà aggiornato con gli estratti della sentenza nella apposita sezione dei rischi dedicata al dott. Profumo (“Reputational and other risks as a result of the conviction of the chief executive officer of Leonardo S.p.A. on charges of false statements and market manipulation related to his previous role as chairman of the Italian banking entity, Banca Monte dei Paschi di Siena”)”.
Le conclusioni della missiva di Taricco e Bivona preannunciano, in mancanza di revoche o dimissioni del Ceo, l’attivazione di azioni legali: “Ove il Consiglio d’Amministrazione non revocasse le deleghe all’Amministratore Delegato – come rispettosamente siamo qui a sollecitare per mezzo della presente – preannunciamo sin d’ora l’intenzione del socio Bluebell Partners di presentare all’assemblea dei soci in programma il 10/19 maggio p.v. proposta di azione sociale di responsabilità di cui all’art 2393 c.c. nei confronti del dott. Profumo onde conseguire il risarcimento del danno di immagine da questi cagionato alla Società. Ai sensi dell’art 2393 c.c. ove la proposta del socio Bluebell Partners fosse approvata con almeno il quinto del capitale sociale il dott. Profumo decadrebbe immediatamente”.
Ma le grane per Profumo potrebbero non finire qui. In Leonardo c’è più d’uno che teme la perdita di qualche gara internazionale proprio per l”impresentabilità” formale del Ceo. Se ciò dovesse avvenire allora sarebbe la prova lampante delle ragioni di Bluebell e di quanti da tempo chiedono le dimissioni di Profumo. Insomma, più che le sentenze e la politica a decidere potrebbe essere il mercato.
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