L’Italia campione d’Europa spinge l’economia e spiega perché l’Inghilterra deve lasciare l’Uefa

di Guido Talarico

L’Italia sconfigge a Wembley l’Inghilterra ai rigori e, dopo 53 anni, diventa campione d’Europa nel torneo per nazioni, battendo l’unica nazione che europea non è. Dopo la Brexit molti inglesi sognavano di infliggere un ennesimo sgarbo ai continentali, e con più piacere agli italiani che la sorte gli aveva mandato, ma nella notte dei miracoli di dalliana memoria gli azzurri hanno avuto più nervi saldi dei biancocrociati. Passati in vantaggio al secondo minuto del primo tempo, con l’unico loro tiro di tutta la partita, gli inglesi sono stati rimontati da una scarpata di Leonardo Bonucci nel secondo tempo e condannati dalle manone di Gigio Donnarumma, vero eroe della serata,  che, dopo gli inutili supplementari, hanno parato il rigore decisivo. Per la parte calcistica va detto che gli inglesi non sono apparsi gran cosa. Coriacei, squadra ben assemblata e messa in campo, ma nel complesso nulla di eccezionale. Noi pure nella finale londinese non abbiamo brillato, ma nel complesso abbiamo ampiamente meritato la vittoria perché il boccino lo abbiamo tenuto sempre in mano noi e se non siamo riusciti a chiuderla prima questa finale è perché le nostre punte, ancora una volta, non hanno brillato. Le vere finali sono state quelle che abbiamo giocato e vinto prima, vale a dire i match contro il Belgio e poi contro la Spagna. Lì si che abbiamo visto il grande lavoro fatto da Roberto Mancini: la sua è una Italia con poche stelle ma con molti buoni giocatori, arrivata a vincere la coppa continentale proprio grazie all’ottimo lavoro fatto dal Ct e dal suo staff.  Mancini è infatti il vero protagonista di questa vittoria storica. Suo è il merito di aver saputo selezionare e costruire un gruppo vincente, suo il merito di avergli dato un gioco efficace, costruito intorno ad una super difesa, ma anche un’anima aperta e compassionevole. Il suo abbraccio con lacrime al “gemello” Gianluca Vialli è un gesto bellissimo, di grande umanità e amicizia che resterà ben impresso nella storia non solo del calcio. Così come emblematico è stato il trattamento riservato a Spinazzola, il compagno caduto per infortunio ma trasformato subito dal tecnico e dai giocatori in vessillo di coesione.

Insomma, questo 11 luglio 2021 resterà per sempre nella memoria dei nuovi campioni e degli italiani tutti.  Una di quelle vittorie che segna una generazione. Il pensiero va soprattutto agli studenti e a tutti quei ragazzi segnati dal Covid, perché gioia e ritrovati abbracci li aiuteranno a superare i segni e le ferite della pandemia e del distanziamento sociale. Così come fu con la vittoria del mondiale del 1982 che aiutò tutti ad uscire dall’oscura fase del terrorismo e degli attacchi della mafia al cuore dello Stato e poi quella del 2006 che aiutò il Paese a superare la crisi economica dei primi anni del 2000.

Sport, passioni, positività ma anche soldi, tanti. L’economista della Luiss Simona Caricasulo ha calcolato che una vittoria dell’europeo equivale a 12 miliardi di Pil e ricordato che dopo il trionfo mondiale del 2006 l’export salì del 10%. Più in generale la maggior parte degli studiosi è concorde nel dire che una vittoria calcistica prestigiosa equivale ad una crescita del Pil dell’0,7 % circa. Insomma, questa vittoria con l’Inghilterra in una finale europea oltre alla gioia sportiva potrà essere usata come volano per rilanciare la nostra economia. Una circostanza favorevole da ben gestire che sommando l’entusiasmo della vittoria agli aiuti comunitari del Recovery Plan potrà portare uno sviluppo maggiore e ad una crescita più corposa rispetto a quella fin qui stimata.

Non a caso il Premier Mario Draghi ha già fissato per oggi una riunione a Palazzo Chigi con il Presidente del Coni, Giovanni Malagò, i neo campioni europei al completo e Matteo Berrettini, il fantastico vice campione di Wimbledon che, sempre ieri, ha perso in finale con Djocovic con un onorevole 7-4/6-4/6-4/6-3. E, statene certi, non sarà certo per parlare di moduli, pressing e fuori gioco. L’Italia che riparte ha bisogno di tutti e Draghi lo sa bene. Gli azzurri, sempre con Berrettini la cui meravigliosa vicenda sportiva è già impressa nei libri di storia del tennis nazionale, andranno al Quirinale dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per le meritate celebrazioni. Insomma, il paese pronto alla morte si stringe a corte intorno ai propri paladini pronto a giocarsi tutte le proprie carte, anche quelle sportive, per affrontare al meglio questa decisiva fase di rinascita.

L’ultimo pensiero va dedicato agli inglesi. I principini in fuga dopo la sconfitta che non partecipano alla premiazione, i giocatori che si levano la medaglia dal collo, gli agguati orrendi fuori dallo stadio e in strada ai tifosi italiani spiegano molto meglio di tante analisi sociologiche la vera essenza di questo popolo e le radici profonde che hanno portato alla Brexit. Meglio così. Meglio perderla che trovarla gente del genere. Sarebbe auspicabile che codesti signori fossero invitati, questa volta da noi europei, ad uscire anche dalla Uefa. Loro, come i turchi di Erdogan. L’Europa deve rimanere un luogo per gente con sentimenti ed ideali comuni e capace di mantenere comportamenti conseguenti.

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