di Corinna Pindaro
L’Unione Europea ha deciso di prorogare le sanzioni, irrogate in alcuni specifici settori economici per la destabilizzazione dell’Ucraina, di altri sei mesi fino al 31 Gennaio 2022. La decisione del Consiglio dell’Unione Europea avviene a seguito della valutazione relativa allo stato di attuazione degli accordi di Minsk.
Nello specifico, le sanzioni irrogate dall’Ue a partire dal 2014, vanno ad incidere trasversalmente in più ambiti. Anzitutto limitano la Russia in relazione all’accesso ai mercati dei capitali primari e secondari dell’Ue per alcune banche e società russe. Sono vietate, inoltre, forme di assistenza finanziaria e intermediazione nei confronti di istituzioni finanziarie russe. Le misure vietano, poi, l’importazione, l’export o il trasferimento di tutto il materiale relativo alla difesa e stabiliscono un divieto per i beni a duplice uso militare e civile. Le sanzioni limitano, infine, l’accesso russo a tecnologie sensibili che possono essere utilizzate nel settore energetico.
Le sanzioni economiche sono state introdotte il 31 Luglio del 2014, rafforzate una prima volta nel settembre 2014 e una seconda nel marzo 2015. In quest’ultima occasione il Consiglio Ue ha deciso di legare la loro durata all’attuazione degli accordi di Minsk. Il Protocollo di Minsk era un accordo per porre fine alla guerra dell’Ucraina orientale, raggiunto il 5 settembre 2014 dai rappresentanti di Ucraina, Russia, Repubblica Popolare di Doneck (DNR), e Repubblica Popolare di Lugansk (LNR). L’accordo prevedeva il cessate il fuoco immediato.
Per capire cosa ci sia dietro le sanzioni irrogate dall’Ue nei confronti della Russia occorre tenere presente che fino allo scoppio della crisi in Ucraina, l’Ue e la Russia avevano sviluppato un partenariato strategico. Il sodalizio tra le potenze mondiali era consolidato ed inerente a molti ambiti rilevanti per lo sviluppo, tra questi: il commercio, l’economia, l’energia, i cambiamenti climatici, la ricerca, l’istruzione, la cultura e la sicurezza, comprese la lotta al terrorismo, la non proliferazione nucleare e la risoluzione del confitto in Medio Oriente. Nel 2012 l’Ue ha sostenuto con convinzione l’adesione della Russia all’Organizzazione mondiale del commercio.
Con l’annessione illegale della Crimea da parte della Russia nel marzo 2014, l’emersione di prove a dimostrazione del fatto che la Russia sostiene i combattenti ribelli nell’Ucraina orientale e i tentativi del Cremlino di interrompere l’accesso al Mar d’Azov i pacifici rapporti di cooperazione internazionale hanno lasciato lo spazio a una vera e propria crisi internazionale. Da allora l’Ue ha completamente modificato l’approccio alla Russia cancellando i vertici periodici, sospendendo il dialogo su questioni concernenti i visti, interrompendo i negoziati su un nuovo accordo bilaterale in sostituzione dell’accordo di partenariato e cooperazione. Le tensioni sono inoltre aumentate a seguito dell’intervento russo in Siria, Libia e Africa subsahariana. Dal 2014 l’UE rinnova sistematicamente le sanzioni nei confronti del paese. UE e Russia restano strettamente interdipendenti e l’UE ricorre al “dialogo selettivo”.
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