M.O. Altissima tensione dopo il raid israeliano contro l’ambasciata iraniana a Damasco

Teheran ha annunciato una dura rappresaglia. Tra le vittime due generali delle Guardie della Rivoluzione di Teheran. Manifestazione in Israele contro Netanyahu. Passa alla Knesset una proposta di legge per mettere al bando al Jazeerah

Il Medio Oriente è sull’orlo del precipizio. La tensione è altissima dopo il raid israeliano che ha raso al suolo l’ edificio dell’ambasciata iraniana a Damasco, che ospitava una rappresentanza consolare. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant dello stato ebraico venerdí aveva in qualche modo preannunciato l’attacco. “Ovunque si nascondano li troveremo, anche in zone molto lontane. Come a Damasco e oltre”, aveva avvertito, riferendosi a quelli che ritiene i principali alleati di Hamas, e cioè iraniani e Hezbollah libanesi. Ma se Tel Aviv finora se ne è rimasta in silenzio evitando di rivendicare la paternitá dell’azione, e limitandosi a sostenere di aver respinto droni houthi, che si preparavano a colpire una base sul Mar Rosso,  Teheran ha preannunciato una “dura rappresaglia”. Nel raid missilistico sono rimasti uccisi due alti ranghi militari del corpo delle Guardie Rivoluzionarie, il generale di brigata Mohammad Reza Zahedi, il generale  Mohammad Hadi Haji Rahimi, e altri cinque ufficiali.

Non è il primo attacco del genere sferrato da Israele fuori dei confini palestinesi dopo il 7 ottobre. Ma ora Tel Aviv, nonostante il gelo calato sui rapporti con gli Stati Uniti, sembra deciso ad alzare il tiro e si teme che la situazione possa precipitare.  Intanto la situazione all’interno del paese si fa difficile. Domenica sera migliaia di persone sono scese nelle strade delle principali cittá, Tel Aviv, Haifa, Gerusalemme, Beer Sheva e altre, chiedendo le dimissioni del premier Benjamin Netanyahu, per come sta gestendo il conflitto e i negoziati per la liberazione degli ostaggi.

La manifestazione, la piú grande dall’inizio del conflitto, non rimarrá isolata. Per i prossimi giorni ne saranno annunciate altre ma Netanyahu, che si trova in ospedale dove ha subito con successo un’operazione di ernia,  non sembra deciso a mollare, dè convinto di poter mantenere tutto sotto controllo . E questo mentre nell’ombra e con scarse prospettive di un successo immediato riprendevano al Cairo i negoziati con la mediazione di Egitto e Qatar.

Intanto il parlamento israeliano ha approvato un disegno di legge che apre la strada al divieto di Al Jazeera e di altre reti di notizie straniere considerate un “rischio per la sicurezza”.

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