M5s, l’avvocato Borrè su Crimi: “La conseguenza è la possibile elezione di due capi”

di Mario Tosetti

Caos 5 stelle, continua la diatriba che vede protagonisti Grillo, Conte e Crimi. A suscitare scalpore, da ultimo, la dichiarazione di Vito Crimi sul voto per il Comitato di Garanzia del M5s pubblicato sul nuovo blog del M5s rischia di far finire nel caos il MoVimento 5 Stelle; la conseguenza potrebbe essere  di fatto l’elezione di due capi e la scissione del partito determinando la creazione di un partito di Conte e di uno di Grillo.

Lo statuto prevede che le consultazioni debbano essere proposte attraverso due modalità: la pubblicazione sul sito e la comunicazione a mezzo email recapitata a tutti gli iscritti. Il sito, però, deve essere portato a conoscenza dei terzi, che a ragion veduta ne conoscono solo uno: il blog dei 5 stelle. Se cambia il il sito, e gli iscritti non saranno tempestivamente informati, potrebbe determinarsi una causa di annullabilità delle votazioni. Questa una delle  ragioni esposte dall’avvocato Lorenzo Borrè, ex attivista pentastellato ed oggi patrocinatore di numerose cause e conseguenti vittorie di diversi esclusi dal partito, che in un intervista a Open online ha fatto chiarezza sul marasma abbattutosi nel M5s.

Secondo Borrè Crimi non ha commesso un semplice errore procedurale, piuttosto ne ha innescati di diversi a catena: “C’è anche il problema dell’identificazione dei soggetti abilitati al voto, che deve avvenire tramite Rousseau a norma di Statuto. In più, il senatore vicino a Conte non ha il potere di indire il voto: quello ce l’hanno soltanto il Comitato Direttivo, che però deve essere eletto. Oppure il Garante, che però è Grillo”, spiega Borrè.

Crimi, peraltro, sembra aver completamente travisato il suo ruolo e la sua funzione arrivando ad autoproclamarsi “capo politico”. L’avvocato Borrè definisce la circostanza ” incomprensibile, visto che una sentenza del tribunale di Cagliari ha riconosciuto che lui non è il capo politico del M5s. Quindi, riepilogando: il voto non si può fare su quella piattaforma perché lo Statuto prevede che sia indetto su Rousseau. In ogni caso manca la comunicazione sul cambio di sito. Manca anche l’abilitazione, anch’essa da effettuare in esclusiva sulla creatura di Davide Casaleggio. E infine l’indizione è stata effettuata da un soggetto non abilitato a farla. Un passo, quattro inciampi”.

A questo punto, qualora Beppe Grillo decidesse di indire le elezioni del Comitato direttivo attraverso la piattaforma Rousseau, avendo il potere di farlo, determinerebbe la scissione de facto dei pentastellati: ci sarebbero due capi. “E sarebbero il Papa e l’Antipapa – ironizza Borrè- In ogni caso chi fa la prima mossa si espone a un’impugnazione per cui, tra l’altro, potrebbe non essere nemmeno competente il tribunale di Roma. E questo potrebbe velocizzare i tempi di una causa legale”.

Altro possibile scenario è quello in cui Grillo sfiducia il Comitato di Garanzia, e quindi Vito Crimi, e fa votare la sua destituzione su Rousseau. Grillo farebbe, in tal modo, valere il mancato adempimento della diffida con cui intimava a Vito Crimi di chiamare il popolo M5s al voto, visto che ha radunato le consultazioni ma non l’ha fatto attraverso Rousseau.

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