Meloni mette in discussione il salario minimo ma si prende il tempo di una riflessione coinvolgendo il Cnel

Dinnanzi alle opposizioni riunite a Palazzo Chigi il Premier suggerisce che ad occuparsi della vicenda sia l’organo guidato da Brunetta.

di Carlo Longo

Le opposizioni gridano allo scandalo dicendo che il governo vuole buttare la palla in tribuna giocando sulla pelle dei più poveri, il Governo invece sostiene che il tema è di assoluta importanza e dunque va trattato con le dovute cautele e nelle sede più opportune.  Con appena sessanta giorni rimanenti prima della presentazione della prossima manovra, Giorgia Meloni di fatto ha, ancora una volta, preso il centro della scena politica, sollevando interrogativi sul tema del salario minimo. La presidente del Consiglio, conscia dell’importanza di trovare soluzioni adeguate ed efficaci, si è così preso il tempo necessario per affrontare la complessa questione dei bassi salari e del lavoro impoverito.

Ma andiamo con ordine. In un incontro senza precedenti, le opposizioni si riuniscono a Palazzo Chigi per discutere il nodo del salario minimo. Tuttavia, Meloni propone un approccio differente, suggerendo che il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) guidi un approfondito studio che possa portare alla formulazione di una proposta di legge completa e articolata. Questa iniziativa mira a evitare di concentrarsi esclusivamente sulla questione del salario minimo, ma piuttosto ad affrontare l’intera complessità della problematica.

Questa mossa è stata interpretata da alcuni come un tentativo di distrazione, un “diversivo” presentato dalla minoranza. Nonostante i dubbi sulla possibilità di un esito concreto, l’opposizione si impegna a partecipare al confronto, continuando nel contempo la raccolta firme per sostenere il salario minimo.

In un gesto senza precedenti, la stessa Meloni si unisce alla discussione direttamente in Piazza Colonna, dichiarando di essere pronta a coinvolgere tutte le parti sociali. Durante l’incontro, Meloni sottolinea più volte l’importanza di lavorare “insieme” per affrontare la questione dei bassi salari, utilizzando questa parola chiave anche durante le due ore di dibattito in Sala Verde.

L’assemblea vede la presenza puntuale delle principali forze dell’opposizione, tra cui Pd, M5s, Azione, Verdi, Sinistra e +Europa. Da una parte del tavolo, il governo con la premier al centro, dall’altra Elly Schlein e Giuseppe Conte, mentre Matteo Salvini partecipa tramite collegamento video. Nonostante la sua partecipazione relativamente silenziosa, la Lega si dimostra intransigente nei confronti delle opposizioni, accusate di rimanere ancorate alle proprie posizioni ideologiche.

L’ex presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani (foto), riconosce la presenza di una certa “rigidità”, ma rimarca l’obiettivo comune di garantire salari più adeguati. Tuttavia, le dichiarazioni di Meloni lasciano l’opposizione perplessa. La premier si sofferma a lungo sulle sue riserve riguardo all’efficacia del salario minimo, evidenziando il rischio che possa addirittura avere effetti negativi.

Le voci delle minoranze, intervenendo in ordine alfabetico, non sembrano divergere in modo significativo. Questo dibattito richiama alla mente le discussione in commissione e il classico question time parlamentare. Vale a dire un confronto dove però quasi sempre alla fine ciascuno rimane sulle proprie posizioni.

(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati