di Carlo Longo
Il problema dei flussi migratori è un problema che affligge non solo le coste italiane. Se l’Ue, in più occasioni, ha ribadito la volontà di porre in essere una politica di cooperazione internazionale non sembrano dello stesso parere alcuni ministri dell’Interno. Ben dodici ministri, appartenenti a dodici paesi – Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Repubblica Slovacca- hanno chiesto a Bruxelles di adottare nuovi strumenti per proteggere le frontiere dai flussi migratori provenienti da Africa e Medio Oriente, tra questi la costruzione di recinsioni e mura.
La proposta è contenuta in una missiva indirizzata alla Commissione Europea e alla presidenza di turno del Consiglio Ue. I paesi firmatari letteralmente chiedono “nuovi strumenti che permettano di evitare, piuttosto che affrontare in seguito, le gravi conseguenze di sistemi migratori e di asilo sovraccarichi e capacità di accoglienza esaurite, che alla fine influiscono negativamente sulla fiducia nella capacità di agire con decisione quando necessari”. La soluzione è pensata sì per difendere i confini, ma anche come salvaguardia per “il sistema comune di asilo riducendo i fattori di attrazione”. Sulla questione è intervenuto il ministro svedese alla Giustizia e Immigrazione, Morgan Johansson, affermando “Non ci sono norme che impediscano agli Stati Ue di aumentare la propria protezione fisica o di costruire muri o recinzioni alle frontiere Se i governi lo vogliono fare, sta a loro decidere”.
L’Ue, in proposito, si limita a rispondere che la costruzione di muri e barriere è rimessa alla sovranità dei singoli Stati, l’unica limitazione è che non potranno essere costruiti con i fondi europei. Si apprende da quanto dichiarato dalla commissaria agli Affari Interni, Ylva Johansson, che al termine del Consiglio Ue, ha detto: ” Bisogna rafforzare la protezione dei nostri confini esterni, alcuni Stati membri hanno costruito recinzioni e strutture di protezione, ne hanno il diritto e lo posso capire. Ora però, se occorre utilizzare i fondi Ue per fare questo, devo dire no”.
Al suo arrivo prima del vertice Ylva Johansson aveva invitato la Grecia, che compare tra i paesi firmatari della proposta, a svolgere indagini accurate dopo gli episodi di respingimento dei migranti, caratterizzati da inaudita violenza, verificatisi alle frontiere della Grecia e della Croazia. “Nella mia discussione con il ministro greco ho chiarito che non accetterò che la Grecia non svolga indagini su questo. Dobbiamo proteggere le nostre frontiere esterne ma dobbiamo anche proteggere i nostri valori e diritti fondamentali. Tutti gli Stati membri hanno la responsabilità di agire in linea con la reputazione di tutta l’Ue. La Croazia ha fatto la cosa giusta aprendo le indagini e mi aspetto che la Grecia faccia lo stesso”, ha detto la commissaria agli Affari Interni.
L’Italia, invece, non compare tra i paesi firmatari della proposta ma Matteo Salvini, cavalca l’onda e si esprime sul tema: “Se ben 12 Paesi Europei con governi di ogni colore chiedono di bloccare l’immigrazione clandestina, con ogni mezzo necessario, così sia. L’Italia che dice?”.
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