Migranti, trovato l’accordo sul nuovo Patto Ue. Piantedosi: “L’Italia ha ottenuto consensi su tutte le proposte”

Il Consiglio Affari Interni ha approvato un pacchetto di norme relativo alle procedure di frontiera e uno alla gestione dell’asilo. I due pacchetti confluiranno nel nuovo Patto Ue. Per l’approvazione definitiva occorrerà attendere il via libera del Pe

di Corinna Pindaro

Gli Stati dell’Ue hanno raggiunto un accordo su due pacchetti legislativi relativi ai migranti. Nel dettaglio il Consiglio Affari Interni a Lussemburgo ha approvato un pacchetto relativo alle procedure di frontiera e uno alla gestione dell’asilo. Le norme confluiscono nel nuovo Patto sulla migrazione dell’Ue. Per l’approvazione definitiva, comunque, si dovrà attendere il via libero dal Parlamento europeo.

Il nuovo Patto Ue sui migranti è suddiviso in due macroaree: da un lato la revisione della procedura d’asilo e dall’altro la gestione dell’asilo e della migrazione. La normativa mira sostanzialmente a introdurre una procedura comune in tutta l’Europa al fine di stabilire criteri uniformi per concedere o revocare la protezione internazionale. Viene anche stabilito il termine massimo per analizzare le domande di 12 settimane. La normativa prevede di introdurre, inoltre, una quota annuale di posti da ripartire per ogni Paese europeo sulla base di un meccanismo che tenga conto del Pil della popolazione. Per il caso di un boom di arrivi è previsto un meccanismo che consente l’applicazione di misure eccezionali. Con il Patto Ue sui migranti si introduce, infine, un bacino di un massimo di 30 mila ricollocamenti l’anno, i Paesi che decideranno di non aderire al meccanismo pagheranno una tantum per ogni migrante non accolto.

Il Patto per le migrazioni e l’asilo, secondo l’Agi, è stato approvato con i voti contrari di Polonia e Ungheria e l’astensione di Malta, Lituania, Slovacchia e Bulgaria.

“Il contributo finanziario stabilito è di 20mila euro per ogni migrante non ricollocato”, ha spiegato  Maria Malmer Stenergard, ministra alla Migrazione della Svezia, Paese che presiede il Consiglio Ue,, che ha aggiunto, “I livelli nella procedura di frontiera concordati sono di 30mila. Quello che oggi è stato visto è il tetto massimale, che sarà attuato in modo graduale. Quindi, il moltiplicatore per il tetto annuale è due per il primo anno, tre il secondo anno e quattro a partire dal terzo anno. Il tempo massimo” per il trattamento della domanda di asilo “è di 6 mesi”. Ai sensi della proposta adottata al Consiglio Ue, ha ribadito la ministra, “dipenderà dagli Stati membri applicare il concetto di ‘Stato terzo sicuro’” nel quale eventualmente trasferire un migrante “e determinare se esiste una connessione tra il richiedente e il Paese terzo a seconda che sia ragionevole per lui o lei andare in tale Paese”. “Questo punto è stato modificato” durante i lunghi negoziati, ha precisato.

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha commentato l’approvazione dei due pacchetti affermando: “L’Italia ha avuto una posizione di grande responsabilità e ha trovato corrispondenza da altri Paesi: abbiamo cercato di rendere attuabili le procedure di frontiera, processo che noi riteniamo debba andare avanti. Riteniamo che sia un giorno in cui parte qualcosa e non solo sia un giorno di arrivo. L’Italia ha ottenuto il consenso su tutte le proposte avanzate nel corso del Consiglio. In primis, abbiamo scongiurato l’ipotesi che l’Italia e tutti gli Stati membri di primo ingresso venissero pagati per mantenere i migranti irregolari nei propri territori: l’Italia non sarà il centro di raccolta degli immigrati per conto dell’Europa. Siamo riusciti a ottenere un quadro giuridico di riferimento per possibili intese con Paesi terzi sicuri e abbiamo altresì evitato che venissero poste delle limitazioni che avrebbero escluso alcuni Paesi”.

Piantedosi ha spiegato che “è stata una giornata impegnativa”. “Questo è un luogo di mediazione e siamo soddisfatti. Oggi abbiamo ottenuto una concreta solidarietà dell’Unione Europea, con meccanismi di compensazione sui ritorni di Dublino e soprattutto abbiamo rifiutato l’opzione di compensazioni in denaro perché incompatibili con la dignità del nostro Paese e, al contrario, gli impegni finanziari dei Paesi che non faranno solidarietà diretta confluiranno in un fondo, gestito dalla Commissione, per attuare progetti concreti per la cosiddetta dimensione esterna. Volevamo che non passassero formulazione dei testi che depotenziassero la possibilità di fare accordi con Paesi terzi, sempre nell’attuazione della proiezione sulla dimensione esterna. È un compromesso che non lede il quadro giuridico internazionale”.