di Carlo Longo
Nuovi risvolti nel procedimento che vede indagati gli ex vertici di Monte dei Paschi di Siena Alessandro Profumo, Fabrizio Viola e Paolo Salvadori. Secondo quanto riporta l’Ansa i periti ,Gian Gaetano Bellavia e Fulvia Ferradini, incaricati dal Gip di Milano, Guido Salvini, hanno rilevato che tra il 2012 e il 2015 Mps non ha contabilizzato tempestivamente nei propri bilanci rettifiche su crediti per complessivi 11,42 miliardi di euro, pari a 7,77 miliardi al netto dell’effetto fiscale, la cifra derivante dall’omessa contabilizzazione è una cifra analoga agli 8 miliardi chiesti al mercato con gli “aumenti di capitale avvenuti fra il 2014 ed il 2015”. I periti avevano il mandato di verificare la corretta contabilizzazione delle rettifiche risultanti da tre ispezioni di Bankitalia e Bce tra il 2012 e il 2017.
Le procedure per la valutazione dei crediti deteriorati, i cosiddetti Npl, fino al 2017 dalle risultanze investigative si sono rivelate totalmente inidonee e inefficaci. “Omesse svalutazioni per competenza di posizioni altamente problematiche”, questa la dura qualifica attribuita dai periti a quelle che la gestione di Mps definiva semplicemente “rettifiche” effettuate dalla banca dopo le ispezioni. Le modifiche in tema di contabilizzazione, secondo la banca , erano rese necessarie dalla “costante congiuntura negativa del contesto macroeconomico ed asserite modifiche intervenute nelle metodologie e nei parametri di valutazione dei crediti a seguito degli interventi”.
Secondo quanto rilevano i periti del Gip: “Le procedure e le direttive sino al 2017 sono risultate generiche, lacunose e, di conseguenza, totalmente inefficienti per una corretta classificazione e valutazione dei crediti”, idonee a favorire “comportamenti quantomeno non omogenei e discrezionali da parte dei ‘valutatori del credito’ della banca con conseguente violazione della normativa e dei principi contabili internazionali in materia” e produzione di “impatti quantitativi di assoluto rilievo”.
Dall’analisi emersa dalle perizie del tribunale, se la contabilizzazione fosse stata secondo le regole proprie si sarebbe registrata una perdita maggiore di quella riscontrata nel 2013 da 1,44 a 4,47 miliardi e ripercussioni si sarebbero avute anche in relazione ai quasi 390 milioni di utile del 2015 in un ‘rosso’ di quasi 4,3 miliardi, riducendo in maniera speculare le perdite del 2014, 2016 e 2017, esercizi ai quali le svalutazioni sono state rinviate. All’aumento da 5 miliardi avvenuto nel luglio 2014 la banca si sarebbe presentata con un bilancio 2013 con un ‘rosso’ triplicato a quasi 4,5 miliardi e un patrimonio netto dimezzato, da 6,2 a 3,1 miliardi.
Queste nuove indagini si inseriscono in quadro ben più complesso e gravoso per l’ex Presidente di Mps, Profumo, e l’ex Ad Mps, Viola, già condannati lo scorso aprile, per i reati di aggiotaggio e false comunicazioni sociali, a sei anni in carcere e una multa da 2,5 milioni di euro ciascuno. In quell’occasione gli addebiti sono stati riconosciuti dal collegio come reiterati e sintomo di una spiccata propensione delinquenziale. Nelle motivazioni della sentenza si legge: “un’intenzione d’inganno era il fine che animava il nuovo management, ossia rassicurare il mercato in vista dell’incetta di denari che si sarebbe da lì a poco perpetrata con gli aumenti di capitale”. Che la gestione degli Npl non rientri nella stessa logica amministrativa che ha contraddistinto l’azione dei vertici Mps? Intanto durante la prossima assemblea di Leonardo-Finmeccanica gli azionisti voteranno sulla proposta del socio attivista Bluebell Partners di promuovere un’azione di responsabilità contro l’a.d. Alessandro Profumo inerente al risarcimento per i danni causati alla reputazione di Leonardo che – secondo Blubell – sarebbe causato dalla condanna di Profumo in veste di ex presidente di Banca Mps.