Nato, la missione futura è adattarsi ai cambiamenti geopolitici e mantenere la pace

In un’intervista a Rainews il politologo  Vittorio Emenuele Parsi  ha espresso le sue opinioni sull’Alleanza Atlantica

La NATO celebra il suo 75º anniversario, un traguardo unico nella storia delle alleanze militari. In un’intervista rilasciata a Rainews il politologo Vittorio Emenuele Parsi ha spiegato che, nonostante siano trascorsi molti anni, alla base dell’Alleanza ci sono ancora le stesse ragioni. “La NATO rappresenta un caso unico nella storia in quanto non è solo un’alleanza militare, ma anche un’associazione politica basata su un obiettivo fondamentale: la costruzione di un’associazione strutturale tra le democrazie su entrambi i lati dell’Atlantico. Tale obiettivo era principalmente volto a impedire ai russi di estendere la loro influenza sull’Europa, a mantenere l’impegno degli Stati Uniti nel continente europeo e a gestire la Germania in modo che fosse integrata in questa struttura senza destare preoccupazioni tra i paesi circostanti. Quindi, le ragioni originali della NATO rimangono valide oggi, poiché almeno due di esse continuano ad essere rilevanti: la necessità di mantenere gli Stati Uniti impegnati in Europa e di tenere la Russia al di fuori del continente”, ha detto.

Quanto al tema della necessità avvertita in Europa di una difesa comune piuttosto che della Nato, Parsi ha evidenziato che “le due prospettive non sono in conflitto, poiché molti dei paesi membri dell’Unione Europea sono anche membri della NATO. L’allargamento dell’UE è avvenuto in parte come conseguenza dell’espansione della NATO, che ha garantito la sicurezza dei confini esterni dell’Europa. Quindi, le due prospettive si integrano: l’UE lavora per la trasformazione economica, sociale e istituzionale dei suoi nuovi membri, mentre la NATO si occupa della difesa esterna. È importante che l’Europa possa continuare a contare sull’appoggio degli Stati Uniti, ma allo stesso tempo deve essere in grado di esercitare una propria capacità di deterrenza”.

Analizzando poi i successi dell’Alleanza il politologo ha citato il suo allargamento, che ha contribuito a garantire la pace e la stabilità in Europa dopo la fine della guerra fredda. L’espansione della NATO ha impedito che l’instabilità post-sovietica si trasformasse in una nuova ondata di conflitti nella regione, evitando così una situazione simile a quella della ex Jugoslavia. Tuttavia, la NATO ha avuto difficoltà nel garantire la sicurezza in Ucraina, poiché il paese non è un membro dell’alleanza.

Mentre sul fronte dei limiti “Un limite strategico della NATO è la sua difficoltà nel proiettare sicurezza oltre i suoi confini. Mentre l’alleanza ha avuto successo nel difendere i suoi membri, ha avuto difficoltà nel prevenire l’aggressione russa al di fuori delle sue frontiere. Questo ha permesso alla Russia di considerare i paesi non membri della NATO come potenziali obiettivi per le sue azioni aggressive.

Infine quanto al ruolo dell’Italia nell’alleanza: “L’Italia ha un ruolo attivo all’interno della NATO, partecipando a operazioni multinazionali e garantendo la sicurezza dei confini esterni dell’Alleanza. Tuttavia, è importante che l’Italia e gli altri paesi membri raggiungano l’obiettivo del 2% di spesa per la difesa rispetto al Prodotto Interno Lordo, al fine di garantire la credibilità delle loro capacità militari”.

In conclusione, la NATO affronta nuove sfide in un mondo post-guerra fredda, ma continua a essere un’importante garanzia di sicurezza per i suoi membri. La sua missione futura sarà quella di adattarsi ai cambiamenti geopolitici e di mantenere la pace e la stabilità in Europa e oltre.

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