Nuovo Corso in Senegal. La vittoria va a Diomaye Faye, candidato dell’opposizione, anti-establishment

Vince al primo turno l’uomo che vuole traghettare il paese definitivamente fuori da ogni legame colonialista. Uscito dal carcere 10 giorni prima del voto ha superato il 50% delle preferenze 

Nuovo Corso in Senegal. Sembra quasi irreale, ma a vincere al primo turno le elezioni presidenziali di domenica è stato il candidato dell’opposizione e Bassirou Diomaye Faye, uscito dal carcere poco piú di una settimana fa. Non solo. Il suo principale rivale lo ha inaspettatamente chiamato per ammettere la sconfitta. Tutto contro ogni previsione. La maggior parte degli analisti si aspettava infatti che le elezioni finissero con un ballottaggio molto combattuto tra Faye appunto e Amadou Ba, legato alla vecchia leadership. Invece Faye si è assicurato più del 50% dei voti nonostante avesse contro ben 18 candidati. Cosa che conferma ampiamente il desiderio dei senegalesi di cambiare direzione. Il risultato è suonato anche come una sonora bocciatura nei confronti di Macky Sall, presidente in carica da 12 anni che lascia dietro di sé un paese dove la povertá è aumentata  e e quasi un terzo dei giovani è senza lavoro.

“Alla luce dei risultati delle elezioni presidenziali e mentre aspettiamo la proclamazione ufficiale, mi congratulo con Faye per la sua vittoria al primo turno” è stato il commento di Ba che fa sperare in una transizione pacifica del potere nel piccolo stato dell’Africa occidentale, regione politicamente turbolenta, nella quale dal 2020 sono stati registrati ben otto colpi di stato.  Una deriva che si pensava potesse contagiare anche il Senegal, dopo che il presidente Sall il mese scorso aveva annullato le elezioni. Una decisione, poi revocata, che ha suscitata proteste e una durissima opposizione.

Tutti auspicano adesso che il trionfo di Faye acceleri un cambiamento significativo nel paese e ne ridisegni completamente il rapporto con la Francia. E questo c’è nel programma del nuovo presidente eletto, che tra le prioritá prevede la dismissione  del franco Cfa, la moneta unica dell’Africa occidentale ancorata all’euro con il sostegno finanziario del Tesoro francese. Ultima reliquia dell’era colonialista. Faye, che ha 44 anni ed è il piú giovane presidente del Senegal, ha anche promesso di rinegoziare gli enormi contratti minerari, del gas e del petrolio firmati con compagnie straniere. Il Senegal dovrebbe avviare quest’anno la produzione di idrocarburi, uno sviluppo che ha portato speranze di futura – e tanto necessaria – ricchezza per il paese.

Gli investitori seguono con attenzione questo particolare momento. E non sono in pochi a temere che con l’abbandono delle vecchie politiche, decada la capacitá attrattiva del paese di investimenti nelle infrastrutture, che se è stata forte, non ha alleviato le fortissime difficoltá economiche di quella che è senz’altro finora la piú stabile democrazia dell’ Africa occidentale.

Comunque, secondo gli analisti locali, gran parte del merito della vittoria di Faye va attribuita a Ousmane Sonko, il leader del partito Pastef di cui Faye è un alto funzionario.I due ex ispettori fiscali hanno condotto una campagna insieme sotto lo slogan “Diomaye è Sonko”, promettendo di combattere la corruzione, distribuire la ricchezza in modo più equo e dare priorità agli interessi economici nazionali. Sonko, come Fay, rilasciato dal carcere 10 giorni prima delle elezioni grazie ad una legge di amnistia approvata rapidamente, non è stato ritenuto idoneo a gareggiare.

 

 

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