Occhi puntati su Art Dubai 2023, perfetto indicatore per l’economia mondiale

Bilancio positivo per la 16esima edizione della fiera che ha raggiunto piena maturità sul piano artistico e di mercato

Art Dubai è stata presentata come “la principale piattaforma per vedere e acquistare arte moderna e contemporanea dal Sud globale”. È una promessa mantenuta. Basta guardare con attenzione le opere esposte per comprendere che gli artisti qui presenti hanno rappresentato le istanze, le aspirazioni, i drammi che arrivano dalla parte meridionale del mondo.

Un’opera su tutte rende l’idea. Empty vassel dell’artista nigeriano Slawn (vedi foto): quegli occhi blu, di un uomo nero, che nuota nel mare blu, con l’acqua che gli arriva alla bocca rossa, dipingono un dramma che mille saggi (uomini e scritti) non saprebbero raccontare meglio. La barca vuota (titolo all’opera), che sparisce tra le onde e con essa le speranze di un uomo che rappresenta non solo sé stesso ma tutta quella umanità che dal sofferente sud cerca salvezza nel più prospero nord, fa il miracolo di riunire in un unico doloroso pensiero i morti nel caicco affondato pochi giorni fa a largo di Steccato di Cutro con i balseros che dal 1994 continuano a scappare da Cuba. È un inno disperato e d’amore ai “boat-people”, a chi ha attraversato guerre e deserti nella speranza di trovare un domani migliore.

È sufficiente questo per dimostrare che la fiera di Dubai ha meritato la visita. C’è l’aspetto sociale, che effettivamente la rende diversa da molti altri eventi simili, ma non solo. Alla fine, trattasi pur sempre di una occasione di mercato. Quindi questa 16a edizione è stata anche un buon indicatore dell’economia globale. Mentre i collezionisti russi, sempre più presenti da queste dopo aver abbandonato Londra a causa della guerra in Ucraina, contrariamente al solito stanno sotto traccia per non dare troppo nell’occhio, in termini commerciali la fiera riesce comunque a dimostrare quanto ricca e promettente sia l’offerta artistica che arriva dall’Africa, dall’America Latina così come dal Medio Oriente.

Fondata nel 2007, Art Dubai si è tenuta alla Madinat Jumeirah, un plesso turistico di lusso, tipico dello stile del luogo, che sorge non lontano dal celebre grattacielo a forma di vela Burj al-Arab E’ la fiera d’arte più grande del Medio Oriente. Presenta oltre 130 gallerie contemporanee, moderne e digitali provenienti da sei continenti, tra cui oltre 30 partecipanti per la prima volta. L’evento è organizzato sotto il patrocinio dello sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, vicepresidente e primo ministro degli Emirati Arabi Uniti e sovrano di Dubai.
Il programma di questa edizione ha contato presentazioni da oltre 40 Paesi, suddivise in quattro sezioni: Contemporanea, Moderna, Bawwaba e Art Dubai Digital. La sezione Bawwaba, curata da Vipash Purichanont, presenta opere d’arte realizzate nell’ultimo anno o appositamente per Art Dubai. Include presentazioni personali di 11 artisti provenienti da tutto il Sud globale, che, come dicevamo, esplorano questioni socio-culturali come la tensione tra il rapido sviluppo urbano e i valori tradizionali, l’eredità della colonizzazione sull’ambiente, le relazioni umane nell’era dell’iperconnettività e le preoccupazioni personali sul significato del linguaggio e del vuoto.

Art Dubai Modern, curata dalla parigina Mouna Mekouar e da Lorenzo Giusti (direttore della GAMeC  di Bergamo), in questa edizione ha presentato personali anche dei maestri moderni della regione, rafforzando così il proprio impegno in una ricerca curatoriale e storica dell’arte che tenga conto della tradizione e del genius loci. La selezione si concentra sui pionieri dell’arte contemporanea, le cui opere svolgono retrospettivamente un ruolo chiave nell’arte di oggi e riflettono la ricchezza culturale e la diversità della regione. L’attenzione costante alle questioni meridionalistiche è testimoniata anche dai numeri visto che oltre il 60% del programma della galleria proveniente dal Sud Globale, comprende anche un programma di performance recentemente commissionato ad Art Jameel.

Guardando più da vicino il programma, è utile ricordare che la sezione Bawwaba di Art Dubai è stata curata da Vipash Purichanont, residente a Bangkok, e ha presentato opere d’arte realizzate nell’ultimo anno o appositamente per Art Dubai, comprese presentazioni personali di 11 artisti provenienti da tutto il Sud globale.
Un discorso a parte merita anche Art Dubai Digital. La fiera ha presentato una selezione di video, installazioni sonore e performance digitali, esplorando le possibilità artistiche offerte dai nuovi media. Il risultato è stato notevole, non solo per i temi trattati, ma anche per la qualità artistica intrinseca dei lavori e per le caratteristiche tecniche delle varie produzioni. Un segno che questa del digitale non è una moda passeggera ma una sezione che grazie anche agli NFT avrà grandi prospettive sui mercati internazionali.
Giusto infine segnalare anche la parte dedicata alla formazione. Quest’anno è stato infatti ampliato il programma di questa sezione grazie ad una serie di conferenze ed eventi che si sono svolti nell’arco dei cinque giorni della fiera, tra cui la 16a edizione del Global Art Forum e l’edizione inaugurale in Medio Oriente della conferenza Art+Tech di Christie’s.

La sensazione conclusiva che mi rimane dalla partecipazione a questo evento che qui a Dubai abbiamo assistito alla maturazione di molti progetti iniziati un decennio fa, un lavoro che ora sta dando i suoi frutti. La rivalità con la vicina Abu Dhabi, che anche grazie al suo magnifico Louvre è diventata un vero polo artistico, ha aiutato, portando gli Emirati a diventare una importante destinazione del turismo culturale internazionale, attratto dalla confluenza della parte più strettamente artistica e da quella commerciale. Quella della vendita, del lusso sfrenato, come anche degli eccessi, è del resto una componente naturale degli Emirati dove anche l’architettura ricorda che qui tutto è di più. Il programma di quest’anno di Art Dubai ne è stato la prova, offrendo un mix di arte e commercio davvero tipico della cultura del posto. Oggetti iconici come le nuove sculture commissionate dalla BMW e le nuove bottiglie di profumo di Guerlain ne sono stati la degna prova. Del resto, questa non è una novità: l’arte ha bisogno di sostegno, di mecenati, di soldi. E qui ce ne sono veramente tanti.

All photo credits Sophie Cnapelynck