Pensioni: nelle intenzioni del governo c’è una riforma integrale, nel frattempo Quota 41 “ibrida”

Il governo Meloni è intenzionato a una riforma integrale del sistema pensionistico con il superamento definitivo della legge Fornero. Nel frattempo per il 2023 sarà approvata Quota 41 “ibrida”, legata alla soglia anagrafica dei 62 anni. L’innalzamento del tetto al contante scompare, invece, dal dl Aiuti Quater

di Corinna Pindaro

Uno dei nodi con cui l’esecutivo Meloni è chiamato a scontrarsi è certamente quello delle pensioni. Il governo sembra sia orientato a mantenere per un solo anno una soluzione ponte: Quota 41 ibrida che sarà vincolata alla soglia anagrafica dei 62 anni, salvo che il governo non decida di far scendere la soglia a 61 anni. Dal 2024 è in programma, però, il superamento della legge Fornero con una riforma organica del sistema pensionistico.

Ad ogni modo, l’obiettivo del governo Meloni è arrivare a Quota 41 in forma secca, con l’uscita dal mercato del lavoro con 41 anni di versamenti indipendentemente dall’età per il 2025/2026. Nel frattempo, però, è prevista l’introduzione di forme di transizione, flessibili, che prevedono l’età di 62/63 anni come il requisito per uscire dal mercato del lavoro oltre ad incentivi alla previdenza integrativa con alleggerimento dell’attuale tassazione. L’intervento strutturale, quando sarà completo, mira a distinguere la previdenza dall’assistenza e a introdurre sconti contributivi per le madri lavoratrici, una fase di pace contributiva e riscatti della laurea agevolati così da estendere la copertura previdenziale.

Intanto, però, alla scadenza a dicembre 2022 del sistema di Quota 102 introdotto dal governo Draghi per evitare il ritorno alla legge Fornero il governo Meloni ha optato per la soluzione ponte in cui Quota 41 sarà associata al requisito anagrafico dei 62 anni. Di fatto ci troveremo di fronte ad una Quota 103. L’esecutivo Meloni prevede, inoltre, il prolungamento per un anno di Ape Sociale e Opzione donna.

Oltre a Quota 41 il governo sta studiando un nuovo meccanismo di uscita a partire dalla soglia anagrafica. In particolare, sono due le ipotesi sul tavolo: una riduzione del trattamento proporzionale al numero di anni di anticipo rispetto al requisito di vecchiaia, oppure il ricalcolo contributivo con l’importo che si ridurrebbe maggiormente in caso di uscita dal mercato del lavoro a 62 o 63 anni. In quest’ultimo caso prenderebbe forma un’ Opzione uomo, simile ad Opzione donna.

Per le donne si pensa all’introduzione di bonus contributivi commisurati sullo schema del quoziente familiare, che il governo Meloni intende adottare a partire dalla prossima Manovra. L’ipotesi è che le mamme lavoratrici potrebbero contare su un anno di contributi in più per ogni figlio. Per i giovani, invece, si intende ricorrere a misure che consentiranno un più agevole riscatto della laurea. Si conta, inoltre, con la riforma organica della previdenza di alleggerire la tassazione sui fondi pensione. Il prelievo fiscale dovrebbe scendere dall’attuale 15% al 9% solo in alcuni casi ma nelle intenzioni dell’esecutivo si punta a ridurlo di almeno il 2/2,5%. Si prevede, ancora, di valutare la proposta dei sindacati di destinare parte del Tfr alla previdenza complementare secondo una procedura di “silenzio-assenso”. Per i lavoratori che siano impiegati in mansioni gravose e usuranti il sistema attuale già prevede un percorso abbreviato per accedere alla pensione, il governo sta valutando di ampliare tale bacino di lavoratori.

Ci sono, poi, altre due proposte alle quali Fdi tiene molto e che sono state citate in più occasioni durante la campagna elettorale. La prima prevede lo stop all’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita, mentre la seconda ipotesi riguarda il ricalcolo, oltre un’elevata soglia, delle cosiddette pensioni d’oro che non corrispondono ai contributi versati.

Al di là del sistema pensionistico una misura del nuovo governo che ha fatto discutere sin dalla prima volta che è stata proposta dalla Lega è l’innalzamento del tetto al contante. Il nuovo tetto a 5.000 euro era stato inserito nel dl Aiuti Quater, ma non compare più nella nuova bozza del dl in quanto difetta dei requisiti d’urgenza propri della decretazione. La norma, quindi, secondo quanto dichiarato dalla Lega non comparirà nel decreto ma sarà riproposta nella Manovra che il governo dovrebbe varare il 24 novembre. La decisione sembra che sia stata assunta dopo le osservazioni del Quirinale che hanno, appunto, fatto notare come l’innalzamento del tetto al contante di fatto non abbia i requisiti propri di necessità e urgenza che devono caratterizzare un decreto legge.

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