Pensioni, Tridico: “Il sistema non può reggere”

di Carlo Longo

“Il sistema pensionistico in un Paese con 60 milioni di abitanti non si può reggere, nel lungo periodo, con sole 23 milioni di persone che lavorano”, con queste parole Pasquale Tridico, presidente dell’Inps lancia l’allarme sullo stato in cui versa l’Italia che riporta l’attenzione su una possibile riforma dell’assegno pensionistico dopo che, dal 1 gennaio 2022, non sarà più in vigore il regime di Quota 100. Tridico, inoltre, evidenzia l’alto tasso di inattività, lavoro nero e disoccupazione, che affligge in particolar modo in Sud Italia, oltre che la circostanza per cui i nuovi impieghi siano tutti a tempo determinato.

In particolare Tridico ha affermato: “Notiamo una forte crescita delle entrate contributive, c’è una tendenza positiva, il 7% in più, abbiamo raggiunto in termine di entrate del 2019, siamo tornati ai livelli 2019, ma restano fragilità come il tasso di inattività che è molto alto. Nel nostro Paese mancano circa 10 milioni di lavoratori tra inattivi, scoraggiati, donne e giovani, che non lavorano. Se li avessimo avremmo una sostenibilità del sistema pensionistico diverso. Queste persone mancano soprattutto nel Sud ma c’è un tasso di lavoro nero che sfugge sia al Nord sia al Sud e anche questo è un fattore di fragilità del sistema”.

Per quanto riguarda il salario minimo il presidente dell’Inps ha espresso parere più che favorevole, “è evidente che ci vuole” ha dichiarato aggiungendo, “Il binomio contrattazione sindacale e salario minimo è possibile, l’uno non esclude l’altro. Un salario di 9 euro non avrebbe caratteristiche di spiazzare il mercato né di creare disoccupazione”. In relazione al Reddito di cittadinanza, oggetto di riforme, Tridico ha spiegato che “ha contribuito a contrastare la povertà in modo efficace durante la pandemia, e questo è un dato oggettivo. Dopodiché andrebbe rafforzato il dato delle politiche attive”.

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