Premierato, l’aspra critica di Liliana Segre: “Comporta un declassamento del Capo dello Stato”

La Senatrice a vita Segre afferma che la riforma della Costituzione “non è una necessità del Paese” e quella promossa da Meloni contiene “aspetti allarmanti”. Suggerisce di attuare e rispettare la Costituzione, dato “l’abuso della potestà legislativa da parte dei governi”

LILIANA SEGRE

Alle 17:30 a Palazzo Madama Liliana Segre prende la parola. “Non posso e non voglio tacere”, ha detto per poi esporre una critica diretta alla riforma del premierato proposta da Fdi. Per la prima volta, la destra non applaude. Gelo negli scranni di Fratelli d’Italia, mentre Segre dichiara: “Anche le tribù della preistoria avevano un capo. Non tutto può essere sacrificato in nome dello slogan: Scegliete voi il capo del governo”.

Il Discorso di Liliana Segre

Il discorso della decana del Senato e testimone della Shoah è una critica diretta alla “madre di tutte le riforme” proposta dai Fratelli d’Italia. I toni sono rispettosi, ma il messaggio è severo e pungente. Segre inizia affermando che la riforma della Costituzione “non è una necessità del Paese” e quella promossa da Meloni contiene “aspetti allarmanti”. Suggerisce di attuare e rispettare la Costituzione, dato “l’abuso della potestà legislativa da parte dei governi”.

Segre sottolinea che non servono “prove di forza o sperimentazioni temerarie” e vede due rischi nel progetto del centrodestra. Il primo riguarda «l’abnorme lesione della rappresentatività del Parlamento»: con il premio di maggioranza, senza soglie minime, si stravolgerebbero «le scelte del corpo elettorale», rendendo perfino la legge Acerbo del 1923, voluta da Mussolini, «troppo democratica». Il secondo rischio è che le Camere diventino un organismo “riottoso”, creando una stabilità solo apparente, senza migliorare la situazione.

Segre mette in guardia i colleghi contro il persistere degli errori del passato, come il Porcellum e l’Italicum. Soprattutto, esprime preoccupazione per il “drastico declassamento del presidente della Repubblica”, che si ritroverebbe subordinato a un premier con investitura popolare diretta. Inoltre, il Quirinale finirebbe “nel bottino del partito vincitore”, con il rischio che il partito che vince le elezioni, anche se rappresentante di una minoranza dell’elettorato, possa controllare “gli alti organismi di garanzia”. Segre fa un appello per mantenere “gli argini per evitare autocrazie”.

Il Supporto di Elena Cattaneo

Un’altra senatrice a vita, Elena Cattaneo, appoggia Segre, esortando i colleghi a riconoscere il problema principale: il Parlamento, definito “grande malato delle istituzioni”. Descrive un “Parlamento al contrario, degradato a mero ratificatore», che il premierato ridurrebbe ulteriormente, rendendo le Camere «ostaggio di una persona sola, una deriva plebiscitaria”.

La Reazione Politica

Francesco Boccia del Pd ringrazia Segre, mentre Meloni non è presente in Aula, ma risponde da Milano, ospite de La Verità. La leader di Fratelli d’Italia, focalizzata sul referendum, chiarisce che anche se il Parlamento non ha ancora dato il primo via libera alla riforma, il referendum non sarà un test sul suo governo. Con oltre 3.000 emendamenti presentati dall’opposizione, il voto finale sarà probabilmente posticipato a dopo le elezioni europee, a meno che il governo non decida di applicare la cosiddetta “tagliola”.

Meloni insiste: “Non sarà un referendum su di me, perché la riforma entrerebbe in vigore nella prossima legislatura”. Anche in caso di bocciatura, non intende dimettersi.

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