Presidenziali in Francia: nel dibattito Tv Macron batte ancora Le Pen, ma il voto resta incerto

di Ennio Bassi

Emmanuel Macron contro Marine Le Pen: il dibattito elettorale decisivo per il futuro della Francia e in parte per quello dell’Europa, andato in onda in diretta su Tf1 e su France 2, si è concluso dopo oltre due ore di confronto con un vincitore, il Presidente della Repubblica francese uscente Macron, apparso più sicuro, più preparato, più convincente rispetto ad una Le Pen che invece è sembrata meno puntuale e preoccupata soltanto di ribadire i suoi temi politici forti, ispirati al nazionalismo e al conservatorismo.

Una vittoria nel dibattito che è apparsa netta ma che non significa una vittoria sicura nel voto di domenica 24 aprile. Macron, lo ricordiamo, è già arrivato in prima posizione al primo turno, raccogliendo il 27,8% dei voti, mentre Le Pen si è fermata in seconda posizione al 23,1%, con una affluenza al primo turno che è stata del 73,7%. Per il secondo turno gli ultimi sondaggi danno Macron ancora in testa al 56% contro Marine Le Pen al 54%, ma questi rilevamenti hanno un margine d’errore del 3,2%, quindi la forbice è ancora troppo stretta per sbilanciarsi e non è detto che l’esito del dibattito televisivo favorevole a Macron possa aumentare di molto il suo margine positivo.

Già cinque anni fa Macron si era messo in tasca la sua prima conquista dell’Eliseo aggiudicandosi il dibattito televisivo contro Le Pen. Dibattito all’epoca usato per rassicurare l’elettorato moderato con la sua maggiore preparazione e il suo apparire come un politico preparato e capace di gestire la cosa pubblica. Il copione di questo secondo dibattito è apparso lo stesso. Nel loro confronto, rimasto nei confini del rispetto reciproco, Macron ha snocciolato dati, fatti, misure ed iniziative dimostrandosi un leader capace e concreto mentre la leader del Rassemblement National è sembrata meno preparata e fedele soltanto al suo piglio di oppositrice di destra.

Moderato da Gilles Bouleau e Léa Salamé, due star del giornalismo televisivo francese, il dibattito è stato duro, a tratti spigoloso, ma alla fine è filato via liscio nel rispetto della migliore tradizione dei confronti tra i candidati presidenti francesi. “Io sarò la presidente del rinascimento democratico – ha esordito Le Pen, che aveva vinto il sorteggio per cominciare il dibattito – sarò anche la presidente del quotidiano. Sarò la presidente del ripristino della concordia fra tutti i francesi, della giustizia, della fratellanza nazionale, della pace civile“.

Macron invece ha da subito messo l’accento sui suoi temi forti: economia, Europa ed  ecologia. Poi ha assestato il primo duro colpo a Le Pen parlando dei suoi rapporti con Putin e la Russia e accusando la sua avversaria di essere “dipendente dal potere russo” visto che la sua candidatura si è sostenuta grazie al prestito richiesto ad una banca russa. Un vulnus che per Macron rende Le Pen e il suo partito poco credibili “quando ci fossero decisioni difficili da prendere“.

Tra un “Monsier Macron” e un “Madame Le Pen”, ripetuti all’infinito ed indice di un tentativo dei duellanti di rispettare almeno la forma, lo scontro è andato avanti senza problemi, con i due giornalisti impegnati soltanto a porgere le domande e a dettare i tempi di risposta. Soltanto nell’appello finale Le Pen è apparsa leggermente più efficace. Lei ha recitato a memoria la parte che le è più congeniale: la compatriota accorata che si batte per la difesa della Francia sovranista. Lo ha fatto bene, toccando le corde care ai suoi fedelissimi. Macron invece, scegliendo di  volare alto e di parlare delle sofferenze delle fasce giovanili della società francese, è apparso un po’ troppo tattico ed istituzionale. Nel complesso tuttavia Macron, come dicevamo, ha fatto la sua parte mantenendo e probabilmente ampliando il suo vantaggio. La parola ora è ai francesi. Il resto dell’Europa attende con il fiato sospeso.

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