Questa ondata di nazionalizzazioni è anche una risposta alle pressioni economiche e politiche esterne: la Russia cerca di privare degli asset le aziende di Paesi ostili o gli imprenditori considerati “non patriottici”
Anche l’Italia si trova ora coinvolta nelle manovre di nazionalizzazione messe in atto dalla Russia. Il presidente Vladimir Putin ha emesso un decreto per il trasferimento temporaneo delle sussidiarie russe dell’azienda italiana Ariston e della tedesca Bosch alla società russa Gazprom Household Systems Jsc, un’azienda produttrice di elettrodomestici controllata dal gigante statale Gazprom. Questa mossa è stata considerata “ostile” dal governo italiano, che ha subito avviato contatti tra Palazzo Chigi e la Farnesina per valutare se sia possibile riportare la filiale russa sotto il controllo della casa madre italiana. Ciò avviene in un contesto in cui si discute anche del possibile sequestro degli asset russi congelati in Europa, su cui l’Italia ha espresso solo parzialmente il proprio consenso, mentre gli Stati Uniti spingono per un’azione più decisa nel contesto del G7.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha immediatamente preso contatti con la rappresentanza diplomatica italiana a Mosca e con Paolo Merloni, amministratore delegato di Ariston, alla luce di quella che è stata definita una “decisione inattesa” da parte del governo russo. Tuttavia, Merloni ha confermato di non aver ricevuto alcuna comunicazione formale in merito. Tajani ha ribadito il sostegno del governo italiano alle imprese italiane, dichiarandosi pronto a tutelarle in tutti i mercati internazionali. La nazionalizzazione di Ariston e Bosch non è un caso isolato: dall’inizio dell’offensiva russa in Ucraina nel febbraio 2022, sono state presentate ben 40 richieste di nazionalizzazione di oltre 180 aziende private ai tribunali russi, per un patrimonio complessivo che supera i mille miliardi di rubli.
In Russia, si sta attuando una vasta ridistribuzione della proprietà, con particolare attenzione ai settori industriali, soprattutto quello militare, seguito da quello alimentare, chimico e metallurgico. L’ultimo settore ad essere preso di mira è quello degli elettrodomestici, con il decreto di Putin che coinvolge Ariston Thermo Rus Llc e Bsh Household Appliances Llc.
Questa serie di nazionalizzazioni fa parte di un più ampio ritorno dell’economia russa a una gestione statale, dopo essere stata nelle mani di pochi oligarchi negli anni ’90. Parallelamente, le imprese nazionalizzate vengono poi riassegnate a imprenditori vicini a Putin.
Questa ondata di nazionalizzazioni è anche una risposta alle pressioni economiche e politiche esterne: la Russia cerca di privare degli asset le aziende di Paesi ostili o gli imprenditori considerati “non patriottici”. Pertanto, i timori italiani riguardo alla nazionalizzazione di Ariston potrebbero essere ben fondati, visto il contesto geopolitico attuale.
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