di Guido Talarico
“Quirinale contemporaneo” è uno dei segni più forti, non a caso di matrice culturale, del settennato in via di conclusione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Molte sono state le crisi e i momenti di difficoltà affrontati durante il suo mandato, su tutte forse la gestione della pandemia e il, non semplice da gestire, arrivo a Palazzo Chigi di Mario Draghi, ma vogliamo immaginare che la traccia più duratura, quella che resterà nella storia, sia proprio questa apertura del “palazzo degli italiani” al contemporaneo. Capiamo che questa nostra affermazione possa apparire eccessiva, proviamo dunque a motivarne le ragioni che ne sottostanno.
L’arte contemporanea è il segno del presente, l’espressione della creatività e del genio esistenti, la cifra che indica il valore del talento attuale. Il fatto che mai prima di Mattarella il contemporaneo fosse entrato al Quirinale confermava nei fatti quello che soprattutto all’estero è un sentimento diffuso, vale a dire che l’arte italiana, quella di gran valore, dovesse restare confinata nel recinto del classico o dell’archeologico. Un palazzo del prestigio istituzionale e della bellezza del Quirinale rimasto per decenni chiuso alle produzioni artistiche contemporanee non ha fatto altro che consolidare il percepito malevole sulle produzioni artistiche dei giorni nostri.
Queste tre edizioni di “Quirinale Contemporaneo” sono l’antitesi di quella narrazione che vede l’Italia patria soltanto dell’arte classica. Dimostrano la ricchezza delle produzioni degli artisti di oggi, certificano la grandezza del talento che rende memorabili i loro lavori. Insomma, Mattarella, e con lui il Segretario Generale Ugo Zampetti e la curatrice Cristina Mazzantini, mettono fine, diciamolo pure, ad una pagina non illuminata della nostra Repubblica aprendo finalmente il palazzo dei palazzi alla migliore creatività nazionale, che nei fatti diventa la casa del genius loci italico tanto apprezzato nel mondo.
A questo aggiungiamo anche che questa mostra annuale tenuta nella sede della Presidenza della Repubblica ha assunto un significato positivo ulteriore proprio a causa della pandemia. Durante le drammatiche chiusure per il Coronavirus il mondo dell’arte è stato in assoluto tra i più colpiti e allo stesso tempo trascurati dalle istituzioni. Non un incentivo o un aiuto agli artisti, pochissimi i segni di attenzione al mondo dei musei e delle gallerie. In questi anni drammatici “Quirinale contemporaneo” non si è fermato. Nonostante tutto è riuscito a proseguire le sue attività diventando così un po’ il simbolo, anche per il mondo della cultura, dell’Italia migliore, quella che lotta per la sopravvivenza ma che allo stesso tempo, pensando al suo futuro, non abbandona gli artisti e con loro tutti gli operatori culturali.
E’ per questo dunque che alla fine siamo convinti che del settennato di Mattarella “Quirinale contemporaneo” resterà uno dei segni più memorabili. Lo abbiamo detto, le varie crisi di governo e non che Mattarella ha dovuto affrontare non sono state poca cosa. Ma l’Italia è abituata a cambiare premier ogni anno e mezzo.
E’ abituata alle crisi economiche e sociali. E così anche i Presidenti della Repubblica, i nostri uomini migliori, ci hanno fortunatamente abituato in un modo o nell’altro dal dopo guerra ad oggi ad uscire dai pantani della storia.
Ma per rimuovere questo orrendo vulnus culturale, di cui per altro la maggior parte degli italiani colpevolmente non si era mai neppur resa conto, abbiamo dovuto attendere l’arrivo di Mattarella.
C’è voluta la sua sensibilità politica, la sua visione della società a rimuovere questo muro invisibile che impediva l’accesso nella casa degli italiani a quegli italiani che oggi la rendono grande nel mondo. “Quirinale contemporaneo” è stata insomma una grande operazione culturale che ha reso giustizia ai nostri artisti e ha stabilito una volta per tutte che la creatività italiana non si è fermata all’800 ma è viva, vivissima, e ha tutti i diritti di entrare nei palazzi più emblematici della Repubblica, a cominciare appunto dal Quirinale.
E’ per questo che l’apertura della terza edizione di questa mostra che racchiude il meglio del contemporaneo, design compreso, italiano rappresenta un momento storico. Le 101 opere d’arte contemporanee e gli 102 oggetti di design che dal 2019, attraverso le tre edizioni di Quirinale Contemporaneo, sono andati ad arricchire lo straordinario patrimonio culturale della dotazione presidenziale presso il Palazzo del Quirinale, la Tenuta di Castelporziano e Villa Rosebery, rappresentano uno di quegli eventi che i figli dei nostri figli quando andranno in visita al Quirinale ricorderanno più dell’uscita di Giuseppe Conte e dello stesso arrivo di Mario Draghi. Perché, semplicemente, gli uomini passano, l’arte invece resta.