Quirinale, quinta votazione: flop della destra con la Casellati; sesta votazione: si prospetta un’altra fumata nera

di Mario Tosetti

“Casellati è il miglior candidato possibile, è il massimo che la Repubblica possa mettere a disposizione dopo Mattarella, che ha già detto di non essere d’accordo ad un reincarico. Non è un nome di bandiera tanto per contarci”, con queste parole Matteo Salvini ha annunciato che il centrodestra avrebbe votato compatto il nome di Maria Elisabetta Casellati aggiungendo, “In più la presidente Casellati è una donna. Perché deve essere divisiva?”. Eppure, qualcosa è andato storto.

Non solo di fronte alla candidatura della Presidente del Senato i leader di Pd, M5s  e Leu hanno utilizzato la formula “presente non votante” considerando la candidatura della Casellati “unilaterale”, “un grave errore” e “un cortocircuito istituzionale”,  ma anche nella destra la candidatura della seconda carica dello Stato si è rivelata un flop. La presidente del Senato ha ottenuto solo 382 voti, sui 453 che sulla carta avrebbero dovuto essere appannaggio del centrodestra e una sessantina in meno rispetto ai 441 astenuti, sempre del centrodestra, di ieri. Doveva essere una prova di forza si è rivelata una figura barbina. In ogni caso si tratta della quinta fumata nera.

Il fallimento della candidatura della Casellati ha subito acceso le polemiche nel centrodestra, in particolare Lega e Fratelli d’Italia puntano il dito contro Forza Italia, partito di appartenenza della Casellati. “Dove sono i franchi tiratori? Scegliete voi, non certo in Fratelli d’Italia e credo nemmeno nella Lega. I voti che ha espresso il centrodestra sul nome autorevole del presidente del Senato sono inferiori ai propri numeri. C’è qualcuno che se ne frega dei valori del centrodestra”, ha commentato Ignazio La Russa. Sulla stessa linea anche Giorgia Meloni che, pur non citando direttamente Forza Italia, ha affermato: “Fratelli d’Italia, anche alla quinta votazione, si conferma come partito granitico e leale. Anche la Lega tiene. Non è così per altri. C’è chi in questa elezione, dall’inizio ha apertamente lavorato per impedire la storica elezione di un presidente di centrodestra. Le decine di milioni di italiani che credono in noi non meritano di essere trattati così. Occorre prenderne atto, e ne parlerò con Matteo Salvini, per sapere cosa ne pensa”. La leader di Fdi, mentre si tenta di assicurare la stabilità del governo Draghi, prosegue invocando elezioni anticipate: “L’Italia ha solo un modo per uscire dal blocco creato da certa politica: elezioni subito per dare alla Nazione un governo degno di questo nome. Dopo l’elezione del presidente la parola torni agli italiani”.

Al di là del flop del centrodestra il dato che emerge, nonostante l’astensione del centrosinistra, è che Mattarella è risultato il secondo nome più votato con 46 voti, seguito dal magistrato Nino di Matteo con 38 voti.

Durante la seconda votazione della giornata, la sesta, il centrodestra ha deciso di astenersi. I grandi elettori della coalizione non ritireranno la scheda. Il M5S voterà invece scheda bianca, insieme con Pd, Leu e Italia Viva. Si preannuncia, così, la sesta fumata nera con lo sguardo alla settima votazione, prevista il 29 gennaio alle ore 9.30. “Abbiamo aperto una trattativa” con Pd, M5s e Leu, ha detto la capogruppo dei senatori di Forza Italia, Annamaria Bernini.  Si apprende, inoltre, di una riunione tra Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Enrico Letta negli uffici del Movimento 5 stelle alla Camera. “Stiamo lavorando a una soluzione, sono molto ottimista”, ha detto il segretario del Pd al termine.

Matteo Salvini, però, al termine dell’incontro con i leader del Pd e del M5s, ha avuto un colloquio con Mario Draghi. Salvini, probabilmente, preso atto che la destra non possiede i numeri tenta in extremis di trovare un accordo su una personalità condivisa da tutte le forze politiche o almeno da quelle che in teoria sostengono il governo. Sull’incontro da Palazzo Chigi si mantiene “riserbo assoluto”. Si può, comunque, immaginare che i nomi rimasti in gioco siano tre: Mattarella, Draghi e Casini. Tuttavia Casini ha l’appoggio di Renzi e Franceschini, ma sulla sua elezione non è  d’accordo Salvini e anche nel Movimento molti si sono dichiarati contrari; Draghi ha aperto un dialogo con Berlusconi ma permangono resistenze da parte degli altri di Forza Italia oltre che la netta opposizione di Conte. Tra le ipotesi resta sempre unica la via per poter uscire da questa situazione di stallo. Si invoca, da parte di tanti parlamentari e tanti italiani, un Mattarella Bis. Si ci domanda, così, se l’incontro tra Salvini e Draghi non vertesse infine sulla possibilità che il presidente del Consiglio, di fronte ad una politica inconcludente e frammentata, preoccupato per le sorti del governo e dell’Italia, non pensasse di rivolgersi direttamente a Mattarella perché ci ripensi e, pur compiendo un grande sacrificio personale, assicuri il Paese da un futuro che si prospetta altrimenti tutto fuorchè roseo.

(Associated Medias)- Tutti i diritti sono riservati